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Mentre l’Italia è vilipesa da Macron e dalla Francia noi invitiamo il console francese al Marengo Museum

di Andrea Guenna – “Il mondo è bello perché è avariato” diceva quel contadino della Val Borbera storpiando il detto popolare: “Il mondo è bello perché è vario”. Ma nella sua ignoranza quel contadino non aveva torto poiché mi rendo conto dell’avarìa sempre più forte e putrescente della società in cui vivo, con personaggi che si esibiscono in manifestazioni fuori luogo pur di apparire, assumendo atteggiamenti proni al volere del più forte – o presunto tale – senza tenere alta la testa pur avendo la schiena dritta.
E vengo a sapere che, proprio mentre è in atto una crisi diplomatica tra il nostro Paese e la Francia a proposito dei flussi migratori – per cui quel simpaticone di Macron ci ha maltrattati come se fossimo delle pezze da piedi – noi invitiamo nientemeno che il Console Generale di Francia alla commemorazione del 175° anniversario della ristrutturazione d’un casale di Spinetta Marengo, eretto a simbolo della vittoria di Napoleone del 1800.
Le opere di ristrutturazione iniziarono nell’autunno del 1845 per terminare in occasione della grande festa d’inaugurazione del 14 giugno 1847 alla quale parteciparono migliaia di persone. L’edificio cambiò totalmente aspetto e divenne Villa Delavo dove oggi ha sede il Marengo Museum. Si tratta d’una villa con decorazioni esterne del maestro lombardo Gabetta e all’interno di Paolo Maggi. Di Benedetto Cacciatori la statua di Bonaparte posta nel cortile d’onore del palazzo.
Evidentemente si tratta d’una celebrazione in onore di Napoleone Bonaparte e della Francia Imperiale dei primi dell’Ottocento, una celebrazione che, in questo momento storico, sarebbe meglio non fare per non contraddire il Governo Italiano in affanno diplomatico proprio coi francesi che, come sempre, si sono dimostrati i prepotenti che sono. E se a Ventimiglia i nostri Carabinieri e i nostri Poliziotti devono difendere i confini con la Francia, dall’altra gli agenti della Gendarmerie li forzano continuamente rimandandoci in Italia i profughi indesiderati.
Alla luce di tutto ciò, osservo che, se fossimo in Francia, le ipotetiche celebrazioni d’una sontuosa villa dedicata a un personaggio italiano come potrebbe essere Giuseppe Garibaldi, Santorre di Santarosa o Andrea Vochieri, in un contesto simile sarebbero state d’emblée rimandate in attesa di tempi migliori.
Ma noi siamo italiani: Franza o Spagna purché se magna.
Qualcuno ha detto: “I popoli che non amano portare le proprie armi finiscono per portare le armi degli altri”.
Ma per fortuna la maggioranza degli italiani oggi sa perfettamente che armi portare e quale Patria servire.
Signor Prefetto perché non interviene?
Viva l’Italia.

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