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Se si tagliano i boschi crollano le montagne

Ischia (Casamicciola) – Quella di ieri è la terza alluvione con vittime in quindici anni. E non è certo una casualità perché tutto il mondo sa che se si tagliano gli alberi per costruire case prima o poi la natura si ribella. E i climatologi che blaterano sui disastri del clima che cambia invece di andare in Tv a parlare, dovrebbero finire in galera. Finiamola di prendere in giro la gente per favore e mandiamo sotto processo chi dà fuoco alle foreste, chi edifica case in cemento armato e taglia dei boschi per farlo, chi vuole convincerci che le auto elettriche sono la soluzione mentre non è vero.
Perché dunque, da un po’ di tempo a questa parte, ogni grande pioggia causa “frane superficiali e colate rapide di detriti e di fango?”. Se lo chiede la commissaria straordinaria del Comune di Casamicciola, Simonetta Calcaterra, nell’allerta meteo pubblicata proprio ieri, a conferma che di casuale in questa tragedia non c’è proprio niente.
A Casamicciola una casa su due è abusiva, costruita dove non si dovrebbe costruire. Si tratta per lo più di edifici fatti tra gli anni ’70 e ’80, in spregio a ogni normativa urbanistica e ambientale. Sono nei canali di scolo, abbarbicati su montagne fragili. Intanto gli interventi che in questi anni sono stati finanziati e che, certamente, avrebbero contribuito a rendere meno tragici questi fenomeni naturali, non sono mai stati realizzati.
A chiudere il cerchio la mancata manutenzione da parte degli enti pubblici.
Per la ricostruzione post terremoto in Abruzzo e in Centro Italia ma anche a Ischia già colpita proprio a Casamicciola (oltre che a Lacco Ameno e Forio) da un sisma del 21 agosto del 2017, il Governo aveva messo a disposizione subito 100 milioni per la ricostruzione. In questa finanziaria ce ne sono altri 300. Eppure praticamente nulla è stato speso.
Chi se li è messi in tasca?
Sotto processo devono andare, e poi in “collegio”.
Ma a molti ladri di Stato conviene dare la colpa ai cambiamenti climatici.
E molti climatologi sono complici o ignoranti.
Terzium non datur.

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