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Rsa piemontesi in emergenza

Torino – Ieri gli operatori sanitari e i delegati sindacali delle Rsa hanno protestato davanti alla Regione Piemonte in piazza Castello, in un presidio lanciato dalla Cub, per raccontare quel che accade oltre le mura degli ospizi piemontesi. Protestano contro le ultime scelte della giunta regionale come quella di “offrire un mese gratis di prova agli anziani che accettino di andare in casa di riposo: si spendono soldi dei contribuenti per fare pubblicità alle strutture private”, sottolinea Alessandro Zanetti della Cub. La retta media mensile è sui 3.000 euro, con minimo di 1.500 in piccole Rsa e quasi 5.000 in zone come la Crocetta. La situazione è problematica e vede talvolta un infermiere di notte anche per 180 ospiti. E per ognuno, in alcune case di riposo, è previsto un minutaggio di 7 minuti per l’igiene mattutina e il cambio letto. Altro punto su cui i sindacati chiedono delucidazioni è l’ipotesi di inserimento di pazienti post- acuzie dai pronto soccorso alle strutture del territorio. Un’azione per alleggerire gli ospedali ma l’idea di trasferire gli anziani senza passare dai reparti ospedalieri, vuol dire scaricare l’emergenza sulle case di riposo. Altra questione è la carenza di infermieri, per cui le aziende li assumono dall’estero senza preoccuparsi che conoscano la lingua, con problemi di comunicazione per la collaborazione ma anche per gli ospiti. I manifestanti fanno sapere inoltre che lavorano in 8, 9 ma a volte anche in 13 turni consecutivi, con alcuni anche di 14 ore.

Foto tratta da La Repubblica

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