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Derivati carta straccia, a rischio il mercato dei cambi

Milano – Il mercato dei cambi valutari è in crisi in quanto vittima d’una eccezionale volatilità dovuta all’andamento dei tassi d’interesse, dell’aumento dei prezzi delle materie prime, dell’inflazione e delle tensioni geopolitiche. Il turnover nei mercati FX è, infatti, in forte rialzo a livello globale. Nell’aprile 2022 il fatturato è stato, in media, pari a 7.500 miliardi di dollari al giorno, un volume 30 volte superiore al pil globale giornaliero. Il 14% in più rispetto al 2019. Circa il 90% delle operazioni sono fatte con la valuta americana. L’euro, la seconda valuta più scambiata, anche in dollari, ha una quota del 31%, in forte calo rispetto al 39% del 2010. La valuta cinese è passata da meno dell’1% di venti anni fa a oltre il 7% di oggi. Una delle principali fonti di vulnerabilità è l’indebitamento in dollari insito nei mercati valutari. A differenza della maggior parte dei derivati, quelli sulle valute comportano lo scambio di capitale e quindi danno luogo a obblighi di pagamento (debiti) pari all’intero importo del contratto. Per i soggetti non bancari fuori degli Usa, per esempio i fondi d’investimento, si stimano 26mila miliardi di obblighi di pagamento tenuti fuori bilancio, il doppio del loro debito in dollari registrato in bilancio. Nel 2016 erano 17mila miliardi. Le banche non statunitensi, quindi con un accesso limitato al credito della Federal Reserve, hanno circa 39.000 miliardi di tali obblighi fuori bilancio, rispetto a quelli registrati nei bilanci pari a 15.000. Sono più di 10 volte il loro capitale. Le operazioni sulle valute, quindi, creano obblighi di pagamento (debiti) in dollari a termine che non compaiono nei bilanci e mancano nelle statistiche sul debito. Gran parte di questo debito è a brevissimo termine. Di conseguenza le esigenze di rollover, cioè il processo di mantenere una posizione aperta oltre la sua scadenza, comportano una grande tensione rispetto alla reale disponibilità di finanziamenti in dollari.

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