Press "Enter" to skip to content

Misteri novesi: era davvero Donato Bilancia l’assassino dei due metronotte della Barbellotta? (1)

di Andrea Guenna (1 – continua) – Novi Ligure è una città in putrefazione dove domina la menzogna. Molte domande su di lei – splendido esempio di laboriosità fino al XIX secolo, e oggi ridotta a un dormitorio – attendono ancora risposta a causa dell’omertà diffusa e dei depistaggi inerenti pagine oscure della sua storia recente. Una di queste è il doppio omicidio della Frazione Barbellotta di 26 anni fa, quello del 24 marzo 1997 attribuito a tale Donato Bilancia che, sulla base delle indagini dei Carabinieri e l’istruttoria della Procura, è stato dichiarato colpevole e confermato tale in giudizio. Secondo i giudici si appartò col transessuale venezuelano “Lorena” in frazione Barbellotta a Novi Ligure nel viale di Villa Minerva, dove c’era un cantiere per il restauro.
La prima domanda è: come ha fatto a entrare?
La seconda: come faceva ad avere le chiavi del cancello?
La terza: era necessario freddare due metronotte perché l’avevano sorpreso a fare sesso con un trans?
Secondo le carte del processo in nostro possesso (sono vent’anni che indaghiamo e forse abbiamo capito cosa sia successo veramente, per cui informiamo l’assassino che gli omicidi non vanno in prescrizione) mentre l’omicida consumava l’amplesso a pagamento sopraggiunsero due metronotte, Massimiliano Gualillo e Candido Randò, che l’hanno riconosciuto (?) per cui ha sparato loro uccidendoli. Forse proprio perché l’avevano riconosciuto.
Massimiliano Gualillo aveva 31 anni e abitava a Ovada. Era originario della provincia di Catanzaro e lavorava da pochi giorni per l’“Istituto di vigilanza Novi Ligure” insieme all’altra vittima, Candido Randò di 43 anni, originario di Pizzo Calabro ma residente a Castellazzo Bormida con la moglie e due figli. Fu proprio il duplice omicidio a far finire in carcere Donato Bilancia, mentre il transessuale Julio Castro, noto come “Lorena”, riuscì a sopravvivere ai colpi di pistola del serial killer e a riconoscerlo durante un controverso faccia a faccia.
Nato a Potenza nel 1951, Donato Bilancia si trasferì con la famiglia prima ad Asti, poi a Capaccio, in provincia di Salerno, e nel 1956 a Genova. Cresciuto con un rapporto difficile con madre, padre e fratello, inizia ben presto a rubare. A 15 anni i primi guai con la giustizia, continuati nel 1974 con un arresto in flagranza di reato e nel 1976 per rapina.
Alla professione di ladro si univa anche il vizio del gioco d’azzardo: nell’ambiente delle bische clandestine era noto col nome di “Walter”. Nel 1987 il suicidio del fratello Michele, che con in braccio il figlio piccolo di 4 anni Luca si gettò sotto un treno presso la stazione di Genova Pegli, lo segnò definitivamente, amplificando dei disturbi mentali già da tempo presenti.
Il 16 ottobre 1997 il primo delitto: Bilancia uccide a Genova Giorgio Centanaro nella sua casa, soffocandolo con del nastro adesivo. Il delitto venne allora archiviato come morte per cause naturali: fu Bilancia stesso a confessare raccontando come si svolsero i fatti e sottolineando di averlo fatto in quanto Centanaro l’aveva disonorato e truffato al tavolo da gioco.
Il 24 ottobre, uccide Maurizio Parenti, ritenuto complice di Centenaro, e la moglie Carla Scotto. Dopo i primi omicidi, comincia l’escalation di violenza: il 27 ottobre uccide Bruno Solari e Maria Luigia Pitto, il 13 novembre a Ventimiglia fredda Luciano Marro.
Ma è tutto vero o Bilancia, pluricondannato, non avendo più niente da perdere vendeva il suo silenzio per delitti compiuti da altri, assumendosene la paternità?
Lo scopriremo presto nelle prossime puntate.

Comments are closed.