Press "Enter" to skip to content

Nucleare: le approssimazioni di Eni e le illusioni del popolo

di Giusto Buroni – Per investire liberamente e generosamente nei progetti che impiegano la Fusione Nucleare, che all’Europa non sembrano per ora interessare, Eni si inventa denominazioni nuove e “familiari” per una tecnologia stravecchia e difficoltosa (spacciandola per innovativa e semplicissima).

Il progetto fantasma
Da oltre 10 mesi (9/6/2022) Eni “lascia” che i maggiori quotidiani nazionali (Il Corriere della Sera in particolare) pubblichino articoli (gli ultimi due in data 13 aprile 2023) su un “suo” fantomatico progetto, sviluppato in collaborazione con gli autorevoli ricercatori del MIT, Massachusetts Institute of Technology (Usa). Tale progetto è uno dei tanti nel mondo derivati da studi ed esperimenti condotti fin dai lontani anni ’50 per realizzare l’ormai dimenticata (ma ancora ben presente, in USA e in Russia) Bomba H (H sta per Idrogeno); proprio quella bomba che già durante la Guerra Fredda si dice avesse raggiunto una potenza distruttiva (per esplosione e radiazioni) 3.000 volte superiore alla Bomba A (A sta per Atomica) di Hiroshima e Nagasaki.

Le solite menzogne
Con ricchi finanziamenti pubblici, ricerca e sviluppo per tali progetti sono stati tenuti in vita fino a oggi in Occidente (ora anche col sostegno del Giappone), riconvertendoli opportunamente alla realizzazione d’una “nuova” Fonte di Energia per uso civile, che dal 2022 viene presentata da Eni come: Inesauribile, a Basso Costo e soprattutto “Sicura”, Pulita e Non Radioattiva (5 evidenti idiozie menzognere in una sola riga, come ho spiegato in articoli precedenti). D’accordo con Americani e Sudcoreani, Eni, e quindi tutto il “mondo”, anche giornalistico e politico, che da esso dipende, ha battezzato tale fonte energetica Fusione Magnetica (Magnetic Fusion), che evoca, in un comune cittadino informato solo dai Tg, una fonderia di metalli azionata in qualche modo per mezzo di campi magnetici. Per un pubblico appena più esigente, Eni & C usano la dicitura Fusione a Confinamento Magnetico (Magnetic Confinement Fusion), che evoca ancora una fonderia, ma non un suo funzionamento, perché a pochi eletti è concesso sapere il significato di “Confinamento Magnetico”.

Abbiamo votato sul “nucleare” senza sapere perché
Ciò che colpisce chi ricorda parole in voga nel Dopoguerra, è la scomparsa dell’aggettivo “Nucleare” (“Nuclear” in Inglese), che “qualificava” la Fusione, qualunque cosa essa fosse, (e allora era certo che non si trattasse di “liquefazione d’un metallo”, ma di qualcosa di più “sofisticato”, se non di sinistro). L’eliminazione della “parolaccia” risponde a esigenze remote, di natura psicologica ed emotiva, e recenti, di natura politica ed economica. Infatti al “popolino”, che in 40 anni è stato chiamato per ben due volte a votare sull’argomento, non è bene che un’istituzione benemerita come Eni ricordi una parola che s’è diffusa (negativamente) nel mondo in seguito all’incidente di Chernobyl (1986) e allo tsunami del Pacifico (2011) che ha colpito vari impianti nucleari, fra cui quello di Fukushima. A ragionieri e finanzieri invece non fa piacere rivedere una parola “vecchia” e foriera di disgrazie in un tempo in cui si sono resi disponibili miliardi di euro e di dollari per incentivare ricerche su tecnologie innovative, non inquinanti e soprattutto non radioattive. La denominazione Fusione Magnetica risponde bene a questi requisiti e quindi Eni la promuove – ingenuamente, o, piuttosto, paternalisticamente – così, anche se:

  1. la “manipolazione” di sofisticati “nuclei atomici” è alla base delle prestazioni del progetto, ma anche del suo difficoltoso sviluppo e delle condizioni di esercizio e manutenzione; si tratta cioè di un “impianto nucleare” a tutti gli effetti, che l’attuale Parlamento Europeo, ora che la Germania pretende di avere spento anche le sue ultime tre Centrali Nucleari, boccerebbe quasi all’unanimità;
  2. il progetto è vecchio (acciaccato e rattoppato), per niente “innovativo”;
  3. nessun materiale dovrà “fondere” (liquefarsi), pena la distruzione dell’impianto;
  4. il “magnetismo” è un (dispendiosissimo) fattore accessorio e strutturale rispetto al fenomeno fisico che sprigiona propriamente l’energia, da sempre chiamato “fusione nucleare”. Insomma, per chi conosce l’Italiano (o anche solo l’Inglese) l’aggettivo “magnetica” non qualifica il sostantivo “fusione”, ma, giustamente il “confinamento”, parola che però l’ENI tende a omettere.

Infatti l’energia si sprigiona dalla Fusione (unione forzata) dei due Nuclei Atomici più leggeri dell’Universo (dopo l’Idrogeno): il Deuterio e il Trizio, mentre Il “magnetismo” potrebbe in un prossimo futuro essere sostituito (o solo affiancato) da un diverso e forse più praticabile accorgimento strutturale, che però richiederebbe il rifacimento ex novo di metà del progetto: il primo candidato, a oggi, è il Confinamento Inerziale  (Inertial Confinement), sviluppato con qualche successo, anche recentissimo, dal laboratorio (militare) californiano Livermore, già noto per lo studio di bomba H e ai Neutroni, a cui per ora Eni non sembra essere interessato, nonostante attiri una preoccupante quantità di investitori americani e stranieri.

Le approssimazioni di Descalzi
Per inciso, i succitati isotopi Deuterio e Trizio (quest’ultimo in particolare) non si trovano, come l’a.d. di Eni Claudio Descalzi continua a insinuare, in fondo al secchiello del nipotino che sguazza nel mare, ma sono due preziosi (costosi) e rarissimi elementi chimici, la cui tecnica di “estrazione” è tanto costosa, e la cui abbondanza è tanto bassa, da rischiare che scoppino guerre per appropriarsene (o si creino “dipendenze”) se la malefica “Energia da Fusione”, magnetica o no, si imporrà veramente in futuro su scala mondiale. Qualcuno ricorderà il film Telemark, che narra appunto come i Tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale cercassero di impadronirsi con la forza dell’Acqua Pesante dei Norvegesi. L’acqua pesante, distillata ripetutamente dall’acqua di mare, conteneva, dopo il costoso trattamento, abbastanza Deuterio per eseguire gli allora indispensabili esperimenti sulla fissione nucleare e sulla bomba atomica “nazista”, che fu battuta sul tempo da quella americana (per la Fissione, il Deuterio si usa combinato con l’Ossigeno, per la Fusione invece il Deuterio deve venire ulteriormente separato dall’Ossigeno, seppure con un normale processo di Elettrolisi). Il Trizio, poi, isotopo radioattivo non disponibile sulla Terra, è rarissimo: se ne contano oggi poche centinaia di grammi in tutto il mondo, ricavati dalle scorie di quei reattori nucleari a fissione che gli Europei vorrebbero dismettere.

Per la precisione
Queste sono solo alcune delle precisazioni che un giornalista serio (anche se non “esperto”) dovrebbe fornire a proposito della “Fusione Magnetica” in cui investe Descalzi, invece di prestarsi a farne pubblicità ingannevole (e gratuita?). I motivi di tali omissioni sono in parte chiarissimi; i meno onesti, ovviamente, sono i più misteriosi, almeno per chi è poco introdotto nei segreti dell’alta finanza (e non della Fisica Nucleare, come ci si dovrebbe aspettare).

 

Comments are closed.