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Quando muoiono gli ebrei in un attentato non si dice

Roma (Emanuele Calò di Osservatorio Enzo Sereni) – “10 maggio 2021 EEAS Press Team – Dichiarazione del Portavoce UE sull’attacco alla sinagoga di La Ghriba in Djerba, Tunisia: “L’Unione europea ha appreso con profonda tristezza l’attacco alla sinagoga di La Ghriba in Djerba in occasione dell’ultimo giorno di pellegrinaggio, che è costato la vita a quattro persone, di cui un cittadino francese. L’UE esprime le sue sincere condoglianze e la sua solidarietà alle famiglie ed ai loro congiunti così come a tutta la Tunisia. L’Unione europea è vicina alla Tunisia in questo momento difficile”.
Il comunicato UE si qualifica per il non detto, e non ci vuole un semiologo per arrivarci: non dice che era un attacco terroristico, non dice che era diretto contro gli ebrei, non dice di quale pellegrinaggio si trattasse. Come insegna Alessandra Tarquini, nel volume “La sinistra italiana e gli ebrei. Socialismo, sionismo e antisemitismo dal 1892 al 1992?, per lunghi anni dopo l’Olocausto e la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel riferirsi ai sei milioni di ebrei, molto spesso la parola “ebrei” spariva. Non è il caso di aggiungervi alcunché.
Semmai:

  • che sono stati uccisi Benjamin Haddad e suo cugino Aviel Haddad (nella foto);
  • che se l’Unione europea smarrisse le sue connotazioni democratiche e liberali, saremmo perduti e sconfitti.

Forse il Portavoce potrebbe effettuare qualche riflessione sul modo di pensare e di agire, perché spesse volte sarebbe stato meglio non portare in giro le voci in questo modo.

Foto tratta da Shalom.it

 

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