Press "Enter" to skip to content

Alessandria Calcio: Xe pèso el tacòn del buso

Postulato: da un anno e mezzo l’equilibrio fra le varie componenti di questa piazza calcistica è saltato. Dobbiamo ripristinare priorità e contrappesi se no il giocattolo esplode. Ognuno dunque faccia quello che sa, deve e può fare.

Alessandria, una squadra da social? – Sabato scorso ha firmato il rinnovo contrattuale Speranza davanti a un Enea che, immortalato dopo la firma, sembra ci dica: “Avete visto che stiamo lavorando, checché ne pensiate”. Il Presidente però nel giovedì precedente ha anticipato a un giornalista: “Ho rinnovato Speranza”. Bugia: in quel momento il ragazzo non aveva firmato. Certe superficialità nei confronti di coloro che saranno i suoi clienti (i tifosi e gli sportivi) non sono ammesse: una balla anche solo veniale inficia le aspettative per riscuotere fiducia dalla piazza. Quanto poi all’ideona di veicolare le notizie ufficiali del club attraverso i propri profili social personali per “non essere frainteso o malamente interpretato” trattasi d’una miserabile scusa: caro Enea provi a pubblicare i comunicati stampa sul sito ufficiale della società e tutti apprenderemo la stessa notizia allo stesso modo e nello stesso momento. Semplice abitudine alla quale si è convertito pure il Presidente degli Stati Uniti.

Certi tifosi grigi: “Vorrei ma non posso” – A margine dell’incontro di sabato scorso fra una delegazione del “Comitato di coordinamento Grigi Club” e il Presidente dell’Alessandria, ha fatto seguito un documento stilato dal suddetto Comitato che rivela quanto certi tifosi fatichino ad individuare il ruolo che spetta loro. I tifosi possono decidere di sottoscrivere l’abbonamento stagionale o meno, andare allo stadio o disertare, durante la partita incitare o stare in silenzio. Non hanno titolo invece per mettere in dubbio la legittimità della proprietà del Club. Se lo fanno (e ultimamente succede spesso) l’unica soluzione a loro disposizione è quella di essere pronti a rilevare la proprietà della Società. Visto il clamoroso flop di Ideale Grigio, pensiamo che certa gente senza cultura sportiva, senza esperienza manageriale e senza risorse la smetta di dare lezioni e ultimatum . Nel documento su citato si precisa che, per la sopravvivenza del calcio qui da noi, “lo spartiacque sarà la data del 20/6”, intesa come termine ultimo per l’iscrizione (ma va’?). Se non arrivasse la fideiussione cosa farà l’Associazione dei Tifosi o il Club di Coordinamento: ci pensano loro? E se sì, si ricordino che subito dopo ci sarà da finanziare una stagione che costerà almeno 3 milioni di euro, visto il livello di competitività che il tifo mandrogno pretende dalla squadra. Vale una regola però: quando intimiamo a qualcuno di fare qualcosa dobbiamo avere l’autorità, la possibilità di imporlo e la potenzialità di sostituirsi al legittimo gerente, se no zitti e muti e ci accontentiamo di quello che gli altri decidono di fare.

Per qualcuno qui da noi siamo tutti scemi – Maurizio Laudicino è risorto come Lazzaro! La settimana scorsa, evocato via social dal Presidente di Ideale Grigio suo agente, l’onnipresente dottor Gastini, lo spezzino, mancato Direttore Commerciale dei Grigi, ha pubblicato uno scritto sui social dal taglio professionale, al punto che sembra scritto da qualcun altro. Lì afferma di essere stato chiamato qui da noi, di aver preso atto della situazione e di aver individuato strategie per finanziare l’Alessandria attraverso partner e sponsor. Le sue proposte sono state ignorate per cui è tornato a casa. Se fosse così (e solo così) avrebbe ragione. Ma c’è altro. Lui è stato punzecchiato perché per tre mesi ha proposto soluzioni che da almeno 40 anni si applicano abitualmente nelle società di calcio professionistiche e le ha spacciate come intuizioni da scienziato. Visto lo smodato entusiasmo col quale le sue banali parole sono state accolte dalla folla ululante e da giornalisti superficiali (eufemismo) e in crisi d’astinenza di notizie ha pensato di essere diventato il Genio della Lampada. E, vista la faciloneria che regna nel nostro ambiente, ha voluto accreditarsi non tanto e non solo come professionista, ma soprattutto come novello tifoso mandrogno, folgorato sulla Via di Damasco (“tanto questi sono proprio dei contadini un po’ tonti e contenti di farsi intortare” l’abbiamo autorizzato a pensare). Non ha osato confessare che, magari all’età di 11 anni, la domenica scappava da La Spezia, la sua città, per venire al Mocca in incognito a tifare Grigio: peccato, perché non ci avremmo creduto ma ci sarebbe stato qualche nostro cronista disposto a credergli. No, caro Laudicino, non devi strumentalizzare la passione o, quanto meno, un professionista non lo fa. Qui serve professionalità, meno Premi Nobel per l’Economia e meno tifosi da operetta.

Comments are closed.