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La barzelletta delle energie rinnovabili

di Giusto Buroni – Il valzer sulle energie rinnovabili e della Co2, sta tenendo banco su tutti i tavoli scientifici della terra, ma è una barzelletta che serve solo alle grandi finanziarie occidentali. Vediamo perché.

  1. L’uomo è sempre più ignorante
    Sarà che il pubblico è molto più appagato dalla lettura dei dettagli degli ultimi omicidi (che diventano così alla portata di tutte le tasche), ma mi sembra che da anni i giornali e i loro lettori prestino poca attenzione agli spropositi tecnico-economici attuati dai grandi investitori di denaro pubblico per trasformarli in soldi privati. E ciò indipendentemente dall’avvicendamento dei partiti politici che formano le squadre di governo. Sarà anche vero che è sempre stato così, ma da quando l’Europa è un po’ più unita la quantità di denaro da far circolare è così grande da far girare la testa ai “ragionieri di Stato”, i quali, grazie anche all’appoggio Governanti, si improvvisano Visionari (o Unti dal Signore) per determinare a piacimento le sorti delle popolazioni mondiali (con le buone o le cattive maniere). Per realizzare le “visioni”, ossia far circolare denaro (pubblico) in modo che lungo il percorso una buona parte ne resti attaccata alle capaci mani dei Visionari, il ruolo degli Scienziati (veri o autocertificati) è fondamentale, almeno dal tempo in cui tutto il “mondo pensante” restò a bocca aperta scoprendo che la Terra non era più al centro dell’Universo, come pensava anche l’aristotelico Dante, ma era uno dei tanti corpi celesti che ruotano intorno al Sole. Quello che colpì fu – ed è – che con lo stesso “rigore scientifico” con cui si era sempre dimostrata la centralità della Terra (pena il rogo per chi lo negasse) improvvisamente si imponesse una situazione del tutto opposta, ma con lo stesso divieto di critica. Non so quando fu introdotto il concetto di “Comunità Scientifica”, ma certamente se ne aveva una forte percezione già nel secolo scorso, e si arrivò a definirne le caratteristiche e le prerogative in occasione delle tante “lotte ambientaliste”, fino a che, durante la pandemia, 2020-2022 ci furono anche gli estremi per poter parlare di Dittatura della Scienza.
  2. Dall’abiura di Galilei alla “Scienza di Stato”
    In realtà, come fu evidente in occasione dell’abiura di Galilei, vocazione della Scienza fu sempre non tanto di dominare sul mondo, quanto, riservandosi una “via di fuga”, di mettersi al servizio del miglior offerente. Che fosse conveniente, lo aveva già dimostrato, un secolo prima del testardo Galileo, il più “furbo” Leonardo da Vinci, che, come Dante, lasciò per sempre l’ingrata Toscana per servire i più ricchi Signori “stranieri” dell’epoca. In sostanza gli scienziati da questo punto di vista non si comportano diversamente dai saltimbanchi e dai menestrelli, sui quali hanno il temibile vantaggio di potere, su commissione, predire o scatenare calamità di vaste proporzioni, sempre che la ricompensa sia adeguata (un esempio curioso sono i due padri dell’astronautica Koreliev e Von Braun). Insomma: non credo che la Storia annoveri un gran numero di dittatori con eminenti conoscenze scientifiche, ma certamente è possibile fare un lungo elenco di scienziati (come del resto di artisti) vissuti al servizio di dominatori senza scrupoli. E non sono neanche da biasimare, essendosi comportati quasi tutti da “onesti lavoratori”, assidui, fedeli e obbedienti, tanto che anche il numero di “scienziati martiri” è molto esiguo (a me viene in mente solo la grande Ipazia, assassinata da fanatici cristiani nel 415 d.C., ma certamente qualcuno ci sarà stato fra chi non si è sottomesso al volere dei potenti guerrafondai del secolo scorso in Russia, Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Inghilterra, Italia e Cina; molti scelsero più semplicemente di servire un padrone più generoso e fuggirono in esilio.
  3. “L’ha detto la scienza, adeguatevi”
    E gli stati comandano grazie a scienziati conniventi che terrorizzano il popolo. Al giorno d’oggi la Scienza è lo strumento con cui i Governi costringono i sudditi a compiere le azioni più strane per condurre a termine, impuniti, le proprie malefatte. Più una Nazione viene tenuta nell’ignoranza (o nella disinformazione scientifica, che è anche più fuorviante), più svilupperà un senso di colpa (per l’incapacità di capire in tempo che cosa sta accadendo) ogni volta che sarà colpita da una calamità, sia essa un’alluvione o una pandemia o una crisi “umanitaria”. Il Governo dapprima incolperà le vittime per il loro “incivile” comportamento (magari agevolato dal Governo “precedente”) e poi interverrà “magnanimamente”, con i soccorsi ridotti al minimo indispensabile e sfruttando al massimo l’economico “Volontariato”, che gli procurerà così la più sentita riconoscenza da parte della popolazione. Recentemente è stato il caso della pandemia, della siccità, delle inondazioni.
    Parliamo allora dell’ennesimo caso di disinvolta manipolazione di concetti scientifici da parte di politici e di manager da essi sponsorizzati: per salvare l’industria europea dei trasporti  la Scienza modifica i propri obbiettivi sulla salvaguardia dell’Ambiente, sostituendo l’obbligo di “Usare Fonti di Energia Rinnovabili” con quello di “Produrre Energia da Materie Prime Rinnovabili” (ossia che assorbano e restituiscano Carbonio con un “bilancio neutro”). Ciò permette di creare nuovi combustibili, carboniosi, ma non fossili, per alimentare i vecchi motori a combustione interna senza contaminare l’ambiente con incremento dell’Anidride Carbonica, perché quella che si crea nella loro combustione è inferiore a quella che si sottrae all’ambiente per produrre quei  nuovi tipi di combustibile. Si tratta di ringiovanire il millenario petrolio, e il gioco è fatto: perché proprio di gioco di prestigio si tratta, a dispetto di tutte le leggi della fisica, della logica e del buon senso; e probabilmente anche dell’economia (questa è solo una mia illazione).
  4. Ecco che cosa sta succedendo
    Per cercare di azzerare le emissioni di CO2 nel 2050, il Parlamento Europeo ha emesso il decreto (direttiva 2018/2001 CD ”REDII”) di cessare la produzione e la vendita di motori endotermici entro il 2035, ma, sollecitati dall’Industria, gli Scienziati di due Paesi (Germania e Italia) gli propongono alternative che non violano le due regole principali del decreto, che sono basarsi esclusivamente su fonti energetiche che non emettano gas-serra, che permettano di recuperare completamente tutti gli inquinanti emessi, per tenere costante, o ridurre, la percentuale di inquinanti nell’atmosfera se emettono gas serra.
    La prima condizione obbligherebbe a passare senza discussioni all’elettrificazione di tutti i mezzi di trasporto (infrastrutture comprese): una catastrofe economica (e occupazionale) per alcuni Paesi fortemente industrializzati, ma la seconda, a prima vista impraticabile, se interpretata “intelligentemente” offre almeno un paio di scappatoie che salverebbero tutta l’industria automobilistica “tradizionale” d’Europa e d’America, compreso l’Automotive (quasi tutto il cosiddetto “indotto”), che in alcuni Paesi, come l’Italia, è una quota rilevante del PIL. Non si capisce perché due Paesi come Italia e Germania, che convivono in pace nell’EU, abbiano condotto ricerche indipendenti e siano arrivate a conclusioni differenti per la soluzione del problema, ma forse si si intuisce qualcosa se si considera che due ricerche diverse (in Paesi diversi) assorbono una quantità doppia di “investimenti”, cioè di soldi pubblici, qualunque sia l’esito, ossia l’autorizzazione a utilizzare uno, o entrambi (o nessuno) dei risultati.
  5. Non poteva mancare la soluzione tedesca
    Ecco come sembra di poter procedere (e la Germania ha già ottenuto un’approvazione preliminare, una mezza promessa insomma, in virtù della sua posizione preminente nel Parlamento Europeo). Ormai si fa finta di non sapere che se si parla di CO2 a proposito di Effetto Serra è solo perché la percentuale di anidride carbonica (CO2 appunto) nell’atmosfera è la più facile da misurare tra tutti gli inquinanti, soprattutto andando indietro nel tempo, con i carotaggi nei ghiacciai dell’Antartide. Peggio della CO2 si comportano di sicuro metano e vapore acqueo (e altri), che però non lasciano le stesse tracce nei ghiacciai, né la loro concentrazione varia proporzionalmente a quella della CO2; ma il tempo stringe (da anni avremmo già superato “il punto di non ritorno”, ci dicono ogni anno, per fortuna sbagliando) e quindi si finge che oltre alla CO2, chiamata amichevolmente “carbon”, gli altri inquinanti non siano mai esistiti, né che oggi abbiano un’incidenza significativa nella valutazione del riscaldamento globale. Diciamo allora, e la Scienza ormai ce lo concede, che per limitare il riscaldamento globale basta concentrarsi sulla CO2 e fare in modo di non produrne più; il che significherebbe far trattenere il respiro a tutti gli esseri viventi, un sacrificio che scatenerebbe le temibili reazioni… degli animalisti. Per fortuna si conosce da tempo la “fotosintesi clorofilliana” e il fenomeno metabolico per cui i vegetali emettono (poca) CO2 di notte, ma, grazie alla luce diurna, ne assorbono dall’aria (atmosfera) molta di più, per  ottenere chimicamente dal Carbonio e dall’Idrogeno dell’acqua (H2O) i Carboidrati e gli Zuccheri necessari alla vita della pianta. Come “scarto” di questo procedimento si liberano tante molecole di ossigeno (O2) quante sono le molecole di CO2 assorbite, contribuendo così anche alla respirazione degli esseri “animati”, Umani compresi. Si può descrivere tutto ciò con la formula chimica (semplificata per renderla comprensibile a tutti):
    6 CO2 + 6 H2O -> C6H12O6 + 6 O2
    Che mostra a sinistra le sostanze sottratte all’ambiente: 6 molecole di Anidride Carbonica che si uniscono a 6 molecole di Acqua, e a destra la risultante molecola di Carboidrato (glucosio), digerita dalla pianta, con le 6 molecole di ossigeno di “scarto” (verificare l’esattezza dell’equazione che a sinistra e a destra contiene18 atomi di Ossigeno, 12 di Idrogeno (H) e 6 di Carbonio).
    Perfino i finanzieri di Stato visionari e i burocrati della Commissione Europea per l’Ambiente capirebbero che il problema dell’immissione di CO2 nell’atmosfera si risolve autorizzando l’uso dei soli processi chimici le cui formule contengono a sinistra più molecole di CO2 di quante ce ne siano a destra. E sarebbero tanto contenti della scoperta che dimenticherebbero che l’effetto serra, il riscaldamento globale e l’inquinamento in genere non si eliminano liberandosi della sola CO2: ci si accorgerebbe ben presto che non si devono trascurare almeno gli effetti nocivi del monossido e biossido di Azoto (N) (in seguito accomunati dalla sigla NOx). Ma oltre alla condanna della sola CO2 c’è un altro punto debole nelle disposizioni dell’UE che consente di rimettere in gioco combustibili carboniosi permettendone l’uso in motori a combustione interna senza violare le (nuove) regole sulle emissioni inquinanti: pare che, descrivendo le caratteristiche delle energie utilizzabili, da qualche parte sia rimasto scritto che “l’energia deve essere prodotta da materie prime rinnovabili”, e non, come si è sempre creduto, da “fonti energetiche rinnovabili”; e questo apre a molte simpatiche soluzioni. Esempio della sottile differenza è l’Acqua usata nelle centrali idroelettriche: se è ferma” non è “fonte di energia” fino a che non “cade”. E l’energia è “pulita” perché prodotta” dall’acqua che è “materia prima rinnovabile e pulita”. In tal modo si sostiene che diventino materia prima accettabile per produrre energia anche ”scarti e residui vegetali, oli generati da colture (purché non in competizione con la filiera alimentare)”, del tutto in linea con le disposizioni UE.
  6. Non poteva mancare l’Eni di Descalzi
    Così nasce l’idea dei biocarburanti ENI chiamati HVO (Hydrogenated Vegetable Oil), prodotti appunto con i suddetti scarti vegetali, per ora acquistati in Norvegia (che li commercializza da tempo), ma in un futuro molto prossimo (promette ENI) ricavabili a costi irrisori da piantagioni (agri-hub) sorte su terreni incolti di Tunisia, Kenia, Mozambico, Congo, per cui ENI e Italia diventerebbero anche benemeriti soccorritori dei Paesi citati che si trovano in perenne crisi economica. All’obbiezione che questi biocarburanti bruciando producono CO2 quanto qualunque altro combustibile di origine vegetale, i geniali “inventori” replicano che durante la loro “vita” da vegetali quelle sostanze hanno già fatto il loro dovere di assorbire CO2 dall’ambiente e quindi rispettano la “carbon neutrality” (ripuliscono da CO2 il Kenia, per esempio, restituendola all’atmosfera in Italia).
    E allora vediamo in che cosa consiste l’alternativa proposta dalla Germania (e-fuel dalla Porsche). È una soluzione completamente chimica (sintetica). Si prende dell’Idrogeno H2 e lo si costringe a combinarsi con la CO2 dell’ambiente formando Metanolo Sintetico, da “trattare” in raffineria per renderlo adatto ai motori endotermici. Si ammette che per fare ciò occorrono ingenti quantitativi di acqua e di elettricità (per ottenere l’Idrogeno da elettrolisi), che evidentemente deve provenire da fotovoltaico e eolico (altrimenti, dicono i Tedeschi, si perderebbe fino al 50% di “efficienza ecologica”). Anche qui si sostiene che il bilancio della CO2 è zero, perché la si preleva dall’ambiente per generare metanolo e la si restituisce con la combustione. Rispetto all’ecocarburante, dunque, la differenza notevole sembra che sia il luogo di prelievo della CO2: Africa per l’ENI, Europa per i Tedeschi, con i relativi costi di trasporto e problemi di occupazione locale. E, aggiungono, si mettono nelle stesse cisterne della vecchia benzina, non consumano “energia propria” durante il trasporto, anche per lunghe distanze (è proprio vero che di Descalzi non ne abbiamo soltanto noi: pare che abbondino anche in Germania). Quanto ai NOx, sembra evidente che nei processi chimici possa essere quasi totalmente eliminato, mentre l’HVO avrà sempre quello delle piante di origine, salvo una costosa raffinazione.
    Rispetto al rendimento meccanico, a parità di energia rinnovabile impegnata, la Germania ammette che un’auto elettrica raggiunge il 77%, mentre con la benzina sintetica si arriva al 16% e con gasolio sintetico al 20%. L’ENI promette per l’eco-diesel un costo alla pompa pari a quello tradizionale, i Tedeschi (Bundestag) prevedono per l’e-diesel sintetico 1,50 euro/litro, ma per il 2050! (fino ad allora il “costo di produzione” sarà superiore a 4 euro al litro).
    Su nessuno dei siti aziendali si trovano notizie o commenti veramente “scientifici” a proposito degli effetti che questi due carburanti avrebbero sull’inquinamento atmosferico e sui cambiamenti climatici: si limitano a sottolineare quello che succede alla CO2, che nei due casi è prima sottratta all’atmosfera e poi, durante la combustione, restituita (in quantità inferiore): insomma, l’ennesima frode per il consumatore col tacito assenso della Scienza, che diventerà esplicita complice quando esimi professori confermeranno tutte le frottole contenute nella pubblicità per la vendita di questi assurdi prodotti.
    Desidero chiarire infine che questa non è una promozione dell’auto elettrica per tutto il mondo, ma una critica della falsa Scienza e dei due metodi da essa escogitati per sostituire ecologicamente i vecchi combustibili fossili.

 

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