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Alessandria Calcio: il caos assoluto misto a incompetenza

Ieri per il futuro dei Grigi è stata una giornata difficile. A tal proposito faccio alcune considerazioni per cercare di cogliere una logica che emerga da questa fuliggine di accuse, ripicche, difese a oltranza o sventolio di documentazioni contabili incomprensibili d’incerta fonte. In mezzo a questo bailamme ieri s’è infilato il comunicato del sindaco Abonante che auspica una pace condivisa fra i due soci litigiosi auspicando  un “progetto aziendale e sportivo” condiviso. Dal sindaco di Alessandria ci aspettavamo di più e cioè che intervenisse facendo pesare la sua autorevolezza, la sua forza e la sua fantasia. Il giorno dello spareggio decisivo al Mocca, giocato oltre due mesi fa, girava sui media una foto nella quale tutti i protagonisti di questa farsa erano seduti in tribuna, belli, sorridenti, messi in fila, uno di fianco all’altro assieme a qualche invadente comparsa. Un bel quadretto: tutta la politica locale si stringeva attorno al club destinato a nuova vita. Quel giorno persino alcuni decani del giornalismo sportivo abbracciavano calorosamente un Laudicino qualunque. Bei momenti quelli, tutti a gioire per la certa salvezza d’una squadra che da mesi non era più niente e di nessuno, e che sarebbe dovuta diventare la squadra di tutti. A voler essere pignoli c’era la strana coppia formata dal torinese Benedetto e il mezzo transalpino Pedretti (si pronuncia Pedrettì, con l’accento sulla i), ma non c’era l’ombra di qualcun che avesse la statura del padrone del vapore. Niente paura: in quel tempo questa città sembrava avere la volontà e l’entusiasmo per drenare risorse come se piovesse per canalizzarle su un “progetto” che diventava finalmente di tutti (per un po’ di sano populismo non è mai morto nessuno). A gestire questa ventata di aria nuova in cucina aveva pensato tempo prima un ponderoso convegno in Sala Guala col rassicurante imprimatur – tra gli altri – dell’Ordine dei Commercialisti. L’importante era essersi liberati dal giogo oppressivo di patron Di Masi il quale gestiva la macchina a capocchia, decidendo quando accelerare o rallentare. Ma la Nord, vetusta e autoreferenziale com’è, poteva accontentarsi di fare da semplice spettatrice davanti a una squadra gestita da un riccastro sabaudo pure un po’ volubile? In fondo la Curva lancia i cori, fa il tifo, cola di passione, quindi si arroga il diritto di decidere quanto e come il club deve investire e spendere i soldi degli altri. Dal giorno del ritorno nei playout e almeno fino al 2100, il popolo mandrogno avrebbe raccolto con entusiasmo i soldi destinati ad alimentare “il sogno” e il senato accademico degli Ultras avrebbe poi deciso come spenderli: questo era il disegno. Sono bastati poco di più di due mesi e i Gastinini, i Laudicini, i Ronnini, i giornalistini d’accatto e gli sfascistini da operetta, che avevano fin lì imperversato, al momento del fare sono evaporati avvolti dai loro vacui discorsi per poi trincerarsi dietro un mutismo irreale: si rendevano conto di averla fatta grossa ma non sapevano (e non lo sanno tuttora) come uscirne. Speriamo – si saranno detti – che quei due strani personaggi di Enea e Alain, venuti non si sa da dove e non si sa perchè (o meglio: ci sarebbero state tutte le possibilità per saperlo prima ma tutti hanno fatto gli indiani) facciano la loro parte, onorando le promesse di circostanza. La giostra ricomincerà a girare, si spera, magari un po’ lenta e cigolante, ma il giochino è salvo. Dopo due mesi una cosa bisogna scriverla senza tema di smentita: Enea Benedetto dovrebbe togliere il disturbo perché un presidente d’una squadra professionistica – come minimo – o ha tante risorse, oppure è un grande gestore di aziende dotato di buona cultura sportiva e di capacità di scegliersi i collaboratori giusti. Finora Enea ha dimostrato di non avere né una caratteristica né l’altra, e allora? Due esempi clamorosi:

  1. dichiara che la società è carica di debiti emersi dal nulla e lui continua ad avvalersi di un dipendente amministrativo che guadagna quasi il doppio di quanto lui stesso ha proposto ad un bravo allenatore che ha vinto campionati di C e allenato in B;
  2. le sedute di allenamento svolte dalla prima squadra ieri e oggi dovrebbero svolgersi col coordinamento d’un allenatore almeno patentato Uefa B, e né Servili, né Ievoli sono in possesso di quel patentino.

Secondo noi gli allenamenti sarebbero da rinviare fino a quando non sarà in regola con il contratto il nuovo allenatore. E il DS Quistelli, anziché battibeccare coi tifosi e i giornalisti durante le sedute d’allenamento, perché consente tali violazioni? Ma ci pensate cosa sarebbe successo se ci fosse stato un altro presidente alla guida della società?

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