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Allerta presidenziale regionale: non serve a niente, ma non fa male a nessuno e lo accettiamo… ma la mafia ne approfitta

di Giusto Buroni – Ai provvedimenti governativi fallimentari, presi in nome della salute e della sicurezza, gli Italiani si devono essere ormai abituati, specialmente dopo i “flop a raffica” della pandemia, a partire dalla App “Immuni”, che neanche i progettisti sapevano usare, fino alle teorie sull’immunità di gregge, che avrebbero senso solo con vaccini che procurano l’immunità vera (completa) e non che si limitano a proteggere da malattia letale (proprietà ridicola per un vaccino, e tutta da verificare). E così il commento più sfavorevole sentito a proposito dell’ultimo “test di allerta calamità”, in corso di svolgimento progressivamente in tutte le regioni, è stato: “Non serve a niente, ma non fa male a nessuno e lo accettiamo”; e chi lo dice si qualifica come “esperto di informatica”, con svariati anni di pratica nel settore. Quel che è certo è che non si è trattato di una “esercitazione di salvataggio”, ma semplicemente di un primo collaudo delle infrastrutture di comunicazione che si potrebbero dover usare in caso di calamità, naturale oppure no (ma allora anche in caso di guerra?). Ai cittadini è stato detto solo quanto basta a stimolare il loro senso civico per indurli a collaudare gratuitamente le reti e le apparecchiature di comunicazione di emergenza tra la Protezione Civile e la cittadinanza.

Help!: mettetevi al riparo!
Per coloro che non sapessero ancora di che si tratta, nonostante i ripetuti avvertimenti e chiarimenti forniti dai “media”, Internet incluso, l’idea dell’esperimento (che è, come si è visto, solo un “test di fattibilità” a beneficio dei progettisti incaricati dal governo) è di avvertire tempestivamente tutta una popolazione con anticipo sufficiente a correre ai ripari, dell’arrivo di una delle tante calamità che hanno affitto l’Italia dal 2020 ad oggi (quindi in concomitanza con la disastrosa pandemia): bombe d’acqua, trombe d’aria, grandinate, incendi, siccità, esondazioni e frane, eruzioni vulcaniche, terremoti e bradisismi, ma anche crollo di  ghiacciai (p.es. Marmolada), impatto di meteoriti, ecc. L’avvertimento (apparso sul mio tablet col bizzarro titolo “Allerta Presidenziale”, forse per dare ad intendere che è farina del sacco della Meloni) è scritto in un messaggio che si insinua su qualsiasi cellulare o smartphone (ma anche su tablet non dotati di scheda Sim) è preceduto da un fastidioso segnale sonoro ad alto volume, che non può non attirare l’attenzione, ma che è stato interpretato dai più come un guasto del telefono, che perciò è stato spento e riacceso, con recupero della funzionalità ma con perdita del messaggio scritto e quindi dei link a cui rimandava. Chi non ha spento il telefono, pensando alla solita pubblicità, non si è preoccupato di leggere il messaggio, che peraltro scompariva al primo tocco dello schermo o comunque dopo un tempo breve (non è memorizzabile, ma qualcuno ha avuto la presenza di spirito di salvarlo come “screenshot”, che i più manco sanno che cosa sia o come si ottenga).

Qualcosa di grave sta per accadere
Se si esamina il messaggio non da esperti di informatica ma da vittime possibili delle calamità annunciate (che saranno, si spera, identificate nella stessa prima pagina dell’Allerta), si nota anzitutto che la Protezione Civile dà per scontato che le calamità nelle fasi iniziali non compromettono  la rete telefonica; e poi che tutti in Italia dispongano di almeno un cellulare funzionante e perennemente acceso, nonostante le raccomandazioni (ascoltate da molti disciplinati cittadini) di ridurne al minimo l’uso, specialmente nei luoghi e sui mezzi pubblici, anche per proteggersi dalle famigerate “onde elettromagnetiche della tecnologia 5G”. Anche il sistema di “geolocalizzazione” (il Gps, insomma) dovrebbe essere attivato e autorizzato, onde permettere alla Protezione Civile di stabilire in quale regione si trovi un dato telefono. Per avvertire i cittadini privi di cellulare, certamente si starà pensando a soluzioni alternative, perché altrimenti specialmente nottetempo, quando moltissimi hanno l’abitudine di spegnere il cellulare, mettendolo sotto carica, una larghissima fascia di cittadini rimarrebbe senza il prezioso avvertimento. In attesa che si provveda per i più sfortunati, senza escludere il vecchio megafono, cerchiamo di capire i vantaggi, nonostante tutto, dei “fortunati”. Il messaggio del test di questi giorni è piuttosto deludente, perché non contiene altra informazione che “qualcosa di grave sta per accadere e per saperne di più bisogna raggiungere il sito della Protezione Civile”. Durante l’esperimento anche persone molto “accorte” non hanno trovato il richiamo al sito chiarificatore e hanno lasciato che il messaggio scomparisse, apprendendo poi dal “passaparola” che cosa avrebbero dovuto fare e quale occasione avessero perso. Si spera dunque che nella versione finale l’informazione sulla natura della calamità arrivi in modo più facile e comprenda anche le prime istruzioni per mettersi in salvo; anche perché le vere calamità non lasciano molto tempo per “navigare” e leggere, dato che nella fase acuta i sistemi di comunicazione a distanza e in rete sono i primi ad essere colpiti (dopo l’illuminazione e le fonti di energia, da cui necessariamente dipendono).

Un allarme inutile per i cittadini ma non per la mafia
In conclusione questo test, così come è stato concepito, dimostrerebbe che l’Allerta Presidenziale al cittadino non può servire a niente o, peggio, può generare “spiacevoli” contrattempi e ritardi (oltre a insegnare a malintenzionati nuove vie per invadere la privacy). Viceversa, agli “organi di sorveglianza” (soprattutto quelli non governativi, eventualmente mafiosi) il test sta fornendo utilissime informazioni. L’indiscrezione dei ”ricercatori” si spinge al punto di chiedere a chi ha letto il messaggio quali sensazioni abbia provato (timore, curiosità, indifferenza, panico). Agli utenti attenti il test ha dimostrato che sia “aventi diritto” che malintenzionati possono conoscere in qualunque momento la posizione geografica di ogni cittadino che tenga acceso il proprio cellulare (o anche tablet) in cui sia attiva la funzione “Geolocalizzazione” (oppure esiste nei dispositivi un canale ausiliario riservato alle “emergenze”, come dimostra il fatto che da ogni dispositivo, anche senza scheda telefonica è possibile fare, e quindi forse anche ricevere, “solo chiamate d’emergenza”). In ogni caso sarà bene che il messaggio di allerta nella versione “ufficiale” sia molto sintetico, non faccia riferimento ad altri siti, sia “personalizzato” rispetto al rischio di calamità e alle caratteristiche geologiche proprie di ciascun territorio agli abitanti del quale il messaggio si rivolge: insomma occorre un messaggio “dedicato” per ogni località e ogni calamità, e sarà bene prepararlo con largo anticipo, prevedendo le varie combinazioni (individuando eventualmente più aree critiche all’interno di una stessa regione). In tutti gli interventi di sicurezza ambientale si cerchi allora in primo luogo l’efficienza e quindi si ammetta che il test dell’Allerta Presidenziale, così com’è (e a partire dal nome), promette di coprirsi di ridicolo. Si approfitti del fatto che lo si sta eseguendo gradualmente in tutte le Regioni, si analizzino i dati forniti dalle prime, si correggano gli inevitabili errori riscontrati e si continui con le regioni successive: si impiegherà qualche giorno di più, ma è il secondo modo per ricavarne qualcosa di utile. Il primo modo è arrestarlo immediatamente per limitare i danni.

La Protezione Civile non si illuda
Ma soprattutto non credano, alla Protezione Civile, che una volta messo a punto questo banale sistema di “Allerta” siano dispensati dal fare un’analisi dettagliata del territorio nazionale che non si limiti a individuare le zone a rischio di una o più calamità, ma si concentri sulla progettazione e realizzazione delle misure preventive a breve e a lungo termine, senza cavarsela col solito ammonimento a “cambiare lo stile di vita” e ad attendere gli effetti di tale cambiamento. Cambiamento, prevenzione e manutenzione si devono poter fare contemporaneamente e, prima di tutto, ciò si deve perfezionare la Previsione: il 90% delle catastrofi degli ultimi anni in Italia (e in Europa) riguardano fenomeni, terremoti compresi, che si studiano da tempo immemorabile, anche con mezzi artigianali e strumenti approssimativi, ora finalmente soppiantati da nuove miracolose tecnologie; eppure i diretti responsabili della sorveglianza, intervistati, non hanno mai esitato a dire che l’evento era imprevedibile, neanche quando la stessa perturbazione che aveva fatto danni in Toscana si spostò a velocità nota verso le Marche, dove puntualmente scaricò l’energia rimanente facendo danni incalcolabili e vittime umane che nessuno aveva pensato di avvertire nonostante fossero disponibili alcune ore;  oppure quando crollò un enorme seracco del ghiacciaio della Marmolada che da anni veniva seguito nei suoi lenti spostamenti e assottigliamenti dai più sofisticati strumenti satellitari, ma il “glaciologo” Luca Mercalli escluse prontamente che l’evento si potesse prevedere con un’approssimazione sufficiente a salvare gli escursionisti che invece furono travolti. Allo stesso modo si devono scoraggiare dichiarazioni del tipo dato da un notissimo “fisico” che dopo avere ammesso che i ghiacciai alpini in via di estinzione (si dice siano il 90%) non si scioglierebbero rivestendoli d’estate con opportune “coperte” riflettenti, sconsigliava stupidamente questo tipo di intervento solo per non disincentivare le iniziative per ridurre le emissioni di CO2 (si conoscono sempre più ”scienziati” di successo che la logica non sanno dove stia di casa). In conclusione: nulla da eccepire sul “gadget” Allerta, ma solo se aggiornato per soddisfare i requisiti (anche di rispetto della “privacy”) che ho cercato di evidenziare e purché non diventi un pretesto per trascurare gli altri tipi di intervento di più consistente e urgente utilità.

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