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Il potenziale eversivo delle Moschee

Da Alessandria Oggi “Dopo Santa Sofia un’altra chiesa cristiana trasformata in moschea”. Se non sbaglio, l’art. 16 delle disposizioni delle Leggi in generale, datato 16 marzo 1942, ma tutt’ ora in vigore (forse perché qualcuno dei modernisti si è dimenticato di abrogarlo) disciplina il trattamento dello straniero e afferma testualmente che lo stesso è ammesso a godere dei diritti civili attribuiti al cittadino a condizione di reciprocità e salvo le disposizioni contenute in leggi speciali. La disposizione vale anche per le persone giuridiche straniere. Il principio di reciprocità significa che io ti consento di costruire una moschea a casa mia se tu mi permetti di costruire una chiesa a casa tua e il riferimento alle “leggi speciali” (ricordo ai più giovani) venne inserito, purtroppo, per discriminare il popolo ebreo durante la seconda guerra mondiale. I Sindaci di Alessandria Cuttica di Revigliasco e Abonante, che questa norma devono conoscere in quanto ignorantia legis non excusat, hanno autorizzato la costruzione di una moschea nella loro Città (piantiamola di chiamarla ipocritamente centro di cultura islamica con minareto) valutando la reciprocità concessa a noi di costruire chiese nei Paesi d’origine dei nostri immigrati. Temo, però, che di questi ultimi tempi (e in questi ultimi giorni) una riflessione sull’opportunità di proseguire nella concessione reciproca (mi aspetto che i due Sindaci prima o poi esplicitino dove è stata costruita la Chiesa a casa loro) si renda indispensabile. Personalmente vorrei che gli edifici di culto di diverse confessioni religiose in Alessandria proliferassero in ogni angolo, tanto è ormai scarsa la vera spiritualità di noi italiani, sommersa da un dio Baal capitalista ed egoista (c’è addirittura la pubblicità di un profumo con questo nome). Come vorrei che i cattolici alessandrini tornassero nelle chiese (che non sono state costruite per i turisti) e smettessero di fare rafting o paracadutismo. Peraltro, mi risulta che diverse confessioni religiose convivano pacificamente in Città. Una moschea, però – sempre ammesso che si possa legittimamente concedere il permesso di costruire su un terreno che risulta da anni vincolato dal piano per l’assetto idrogeologico (PAI) e sebbene in Alessandria assessori e dirigenti preposti lo abbiano impunemente disatteso (disatteso come l’art. 16 citato) – racchiude in sé un potenziale eversivo oggi non eliminabile e che ritengo francamente folle permettere. Peraltro, per un inguaribile tradizionalista come il sottoscritto, una moschea sulla terra di San Pio V, sommo pontefice che il 7 ottobre dell’anno del Signore 1571 guidò spiritualmente la vittoria a Lepanto contro l’esercito musulmano, pronto a invadere l’Europa, mi sembra quantomeno irriverente e autolesionista. Pensaci Giacomino, pardon: pensaci, Sindaco.

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