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Non c’è pace per la Pernigotti, neanche da morta

Novi Ligure (AL) – La Pernigotti – che non è più di Novi perché produce a Cremona – punta sul Gianduiotto per il suo rilancio. Ma neanche qui le è andata bene perché quei geni di sindacalisti – quelli che prendono lo stipendio pagato dai lavoratori, a prescindere, mentre i lavoratori sono in cassa integrazione – non hanno previsto che il Gianduiotto, che è il cioccolatino tipico del Piemonte e di Novi, un sapiente impasto di nocciola, zucchero e cacao dalla forma così particolare riconoscibile in tutto il mondo, non può fregiarsi dell’Igp (indicazione geografica protetta) perché il colosso dolciario svizzero Caffarel-Lindt ne rivendica la paternità bloccando il riconoscimento del Gianduiotto Igp. Non sarebbe questione di territorio ma di ingredienti. Anzi, di uno specifico ingrediente: il latte. Mentre infatti i cioccolatieri piemontesi (Guido Gobino, Guido Castagna, Giorgio e Bruna Peyrano), ma anche le antiche aziende piemontesi del cioccolato (Ferrero, Venchi, Domori, Pastiglie Leone, Pernigotti) utilizzano la ricetta tradizionale e artigianale, la Lindt utilizza il processo industriale, che prevede il latte. Ma perchè la Lindt, azienda svizzera, può bloccare il riconoscimento del Gianduiotto di Torino Igp? Qui andiamo a finire nella storia dell’industria del cioccolato piemontese. Nel 1997 la Lindt ha infatti acquistato il marchio storico Caffarel (ritenuto l’inventore del Gianduiotto) e da allora ne detiene l’utilizzo, e il Gianduiotto Caffarel è fatto col latte. Inoltre la Caffarel-Lindt da sola può bloccare il processo di riconoscimento del Gianduiotto Igp in quanto la Caffarel, secondo la tradizione, ha inventato il Gianduiotto, venduto durante il carnevale del 1865 e ancora oggi l’azienda produce un Gianduiotto “Gianduia 1865” per ricordare l’evento. Sul sito della Caffarel c’è una pagina dedicata che ricorda: “Il governo piemontese aveva ridotto l’importazione dei generi di lusso, tra cui il cacao. Perciò Paolo Caffarel pensò di sostituirlo in parte con le nocciole, che il Piemonte produceva in grande quantità e grandissima qualità, oggi come allora. E così nel carnevale del 1865 a Torino, Caffarel inventa il primo Gianduiotto, chiamato così in onore di Gianduia, la maschera tradizionale piemontese“. Non è ovviamente solo questione di prestigio, poiché per la sgangherata Pernigotti si tratta di una questione economica non di poco conto. Infatti si calcola che il volume d’affari della produzione del Gianduiotto sul territorio Piemonte sia di circa 200 milioni di euro all’anno. Numeri da capogiro.
Signor Tiziano Crocco sindacalista di Novi Ligure (nella foto), lei non aveva messo in conto questo.
È proprio vero che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.

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