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La grande truffa delle energie rinnovabili

In Italia, come tutti sanno, non esiste né mafia né corruzione, essendo un paese integerrimo, onesto e puritano. Per narrare le grossolane truffe nel settore delle energie alternative e le palesi menzogne parascientifiche e pseudoeconomiche che le sostengono, è giocoforza rifarsi alle vicende di un oscuro e sconosciuto paese africano, così lontano e dimenticato da Dio e dagli uomini, che noi stessi non ne ricordiamo il nome. In quell’arcaico paese l’unica avanguardia culturale esistente era data dalla presenza di alcune centrali nucleari, ma ci si affrettò a chiuderle con l’ufficiale scusa della loro insicurezza nonché per insormontabili difficoltà nello smaltire le scorie da esse prodotte. Iniziativa condivisa da tutti i partiti, con governo ed opposizione affratellati in una salvifica crociata indetta dopo una pressante campagna di terrorismo di massa sostenuta da televisioni, radio, giornali,
nonché da gruppi neoluddisti di salvatori dell’umanità. Ma la chiusura delle centrali causò una carenza produttiva a cui si pose rimedio incrementando l’importazione di energia elettrica dai paesi confinanti e prodotta da centrali nucleari su cui il paese africano non aveva controllo di nessun genere. Senonchè assieme alla corrente si dovettero importare anche le scorie derivati dalla produzione della stessa e qui avvenne un vero e proprio miracolo. Quelle stesse identiche scorie radioattive che, se prodotte all’interno del paese africano diventavano un incontrollabile rischio per la popolazione, come per magia, se importate dall’estero si trasformarono in ceneri così poco preoccupanti e banali che nessuno strumento di informazione locale, e tantomeno i politici, si premurò di sapere che fine facessero. Ma le bizzarrie nel settore dell’energia, fondamentale per l’economia nazionale, non finiscono qua. Il costo dell’energia in quel paese sventurato è il più alto di tutta l’Africa anche a causa di tutta una serie di balzelli, tasse, decime di squisito gusto medioevale. Su 100 euro pagati dall’utente (convertiamo in euro la moneta locale per semplificare) solo il 57,7% è dato dal costo di produzione dell’energia. Un altro 15,1% incide per la rete di distribuzione a cui va aggiunto il 14,1% di tasse e, incredibile a dirsi, ben un ulteriore 11,1% per incrementare le energie alternative che va ad assommarsi ad un finale 2% di balzelli vari (il fatto che questa scomposizione del prezzo di vendita dell’energia sia simile a quella italiana è una pura casualità). In una prossima puntata vedremo la fine invereconda dell’11,1% additivato sulle bollette con effetti negativi sulla produzione industriale, sull’occupazione, sui bilanci familiari nonché sulla svalutazione della moneta.

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