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Lo zio s’è affidato a un avvocato per riavere il nipotino di sei anni orfano di madre allontanato da lui con la forza (Video)

Sarà assegnato a giorni ad una famiglia della provincia di Pavia il bimbo di sei anni orfano di madre portato via allo zio nel luglio scorso dai carabinieri con un’assistente sociale; fuori ad attendere un mezzo dei vigili del fuoco e un’ambulanza. Ora lo zio si è affidato ad un avvocato per riavere il nipotino (il video – straziante – si riferisce ad un caso identico)

Pavia – Quel maledetto mercoledì 29 luglio l’hanno prelevato a forza da casa dello zio in Viale Sicilia, dove viveva dopo la morte della madre. Quel giorno è arrivata una “task force” composta dai carabinieri di scorta a un’assistente sociale, con fuori ad attendere un mezzo dei vigili del fuoco e un’ambulanza. Ad essere sottratto, tra le lacrime disperate, dall’affetto dei suoi cari un bimbo di appena sei anni che aveva già sofferto per la perdita più grande, prelevato da un dispiegamento di forze che non si usa neanche coi criminali più pericolosi, allontanato da tutto ciò che conosceva e che amava, senza nemmeno uno dei suoi peluche con cui fare la nanna. Ora sarà affidato ad una famiglia della provincia di Pavia, con una mamma che non è sua mamma, un papà che non è suo papà, senza poter rivedere la persona alla quale era più affezionato, lo zio P.C. fratello della mamma, col quale viveva sereno. È questa la giustizia? È questa la tutela dei minori?
“Se così fosse, ci sarebbe qualcosa da rivedere e molto su cui fare chiarezza” commenta l’avvocato Francesco Miraglia, al quale lo zio del bambino che chiameremo “Lorenzo” si è rivolto, per riavere con sé il nipotino. Dal 29 luglio, da quando con la forza glielo hanno strappato letteralmente dalle braccia, non sa nemmeno che fine abbia fatto, dove lo abbiano portato, come sta.
Quanto ancora dovrà essere spaventato questo piccino? Era davvero necessario tutto questo?
Lorenzo non ha ancora sei anni e da un anno non ha più la mamma, morta a causa di una malattia. Il padre è sempre stato assente, pertanto abitava con lo zio materno. È sereno, pulito, educato, frequenta la scuola materna senza problemi. Ma un giorno i Servizi sociali decidono che lo zio non va bene, “poco collaborativo” lo definiscono, per cui le forze dell’ordine si sono presentate alla porta dell’appartamento popolare di viale Sicilia, abitazione dello zio materno, P.C. 49 anni, per notificare il provvedimento del tribunale dei minori di Milano che gli aveva revocato l’affido del nipote “Lorenzo”. Durante l’operazione di allontanamento del bambino lo zio si è opposto con forza e i carabinieri e gli assistenti sociali hanno cercato di calmarlo in ogni modo, convincendolo a lasciar partire il nipotino che sono riusciti a caricarlo in auto alla volta del San Matteo per una visita in pediatria ed essere sottoposto al tampone Covid, prima di inserirlo temporaneamente in comunità. Ma P.C. non si è rassegnato e li ha seguiti: si è così presentato al pronto soccorso. Qui voleva vedere di nuovo il bimbo ma gli è stato impedito, e ha iniziato ad insultare e minacciare sia il personale del San Matteo che i carabinieri e gli assistenti sociali. Poi ha anche aggredito fisicamente i militari con pugni e calci. Per questo motivo è stato arrestato e poi condannato per direttissima a nove mesi con obbligo di firma. Nel parapiglia sono rimasti feriti un maresciallo dei carabinieri e un’assistente sociale. Per fortuna hanno riportato solo qualche contusione. Il nipotino sarà affidato in questi giorni ad una famiglia della zona.
Questi i contorni d’una tragedia degna di Vittorio Alfieri che purtroppo rientra nella quotidianità. Una quotidianità alla quale ci ha abituato il Comune di Bibbiano ma che scopriamo essere presente anche qui da noi, nel vicino pavese.
“Si tratta d’un episodio terribile – prosegue l’avvocato Miraglia – che si profila come abuso di potere e violenza privata, e di questo dovranno rispondere le assistenti sociali e il sindaco. Ma ci sono altri risvolti poco chiari in questa vicenda di cui chiediamo conto. Uno dei giudici onorari –spiega Miraglia – che si occupano della vicenda pare faccia parte di un’associazione che forma i genitori: chiediamo se per caso non abbia formato la coppia che vorrebbe adottare Lorenzo. Un altro giudice onorario lavorerebbe, invece, in alcune cooperative che si occupano di bambini”, chissà se ha mai avuto a che fare con la famiglia in cui si trova ora il piccolo.
“Che partita si sta giocando – si chiede l’avvocato Miraglia – sulla pelle di questo bambino? Serve urgentemente chiarezza e la verifica che non via sia alcun conflitto di interesse tra coloro che sono chiamati ad occuparsi al meglio di Lorenzo, ma che finora tutto hanno fatto tranne che il suo bene, traumatizzandolo”.

 

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