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Da Osservatorio Saie: il mondo delle costruzioni guarda al domani con fiducia

Il Covid-19 ha messo in difficoltà il sistema, che ora alza la testa e si riunisce a Saie – Riparti Italia (Bologna Fiere dal 14 al 17 ottobre) per costruire il proprio futuro

  1. Nonostante i mesi difficili il 34% delle aziende ha trovato la normalità, il 58% delle imprese è soddisfatto dell’andamento del proprio business e il 53% è pronto ad assumere nuovi dipendenti
  2. Burocrazia (76% delle aziende intervistate) e aspetti fiscali (62%) preoccupano le aziende che puntano su incentivi (55%) e riforma della burocrazia (45%) per ripartire
  3. Tra gli incentivi, i più utili secondo le imprese sono il bonus ristrutturazione (59%) e l’Ecobonus (58%)
  4. Il 76% delle aziende punta su ricerca e innovazione, ma con il Covid-19 si sono ridotti gli investimenti
  5. Digitalizzazione e sostenibilità sono i trend del futuro

Lo stop dettato dal Covid-19 ha messo a dura prova l’intera filiera edile, ma le imprese del settore non perdono la fiducia e lavorano per costruire una ripresa solida e duratura. I dati dell’Osservatorio Saie, realizzato da Senaf su un panel di aziende di produzione, distribuzione e servizi per il settore delle costruzioni in occasione di Saie – Riparti Italia, la fiera delle costruzioni in corso a Bologna Fiere fino al 17 ottobre, restituiscono la fotografia di un comparto che ha sofferto sì come tanti altri settori, ma si è da subito rimboccato le maniche mostrando i primi segnali di fiducia per il futuro. Ben il 34% delle imprese è, infatti, già tornato alla normalità e il 28% conta di farlo entro 6 mesi. Un dato importante, specialmente in considerazione dell’impatto negativo della pandemia sulle performance dell’86% delle imprese.

Partiamo dal fatturato, sicuramente l’aspetto più delicato, e dalle aspettative. Nel II trimestre del 2020, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, com’era logico prevedere, il 62% delle aziende ha registrato un calo dei ricavi. Ciononostante, la fiducia delle imprese cresce quando si pensa al futuro, con il 55% degli intervistati che prevede un incremento nel giro d’affari del settore nei prossimi tre anni (solo l’11% pensa che possa esserci un peggioramento). Non a caso, anche l’indice di fiducia a livello generale delle imprese della filiera edile è positivo: per il 43% è alto, per il 48% si attesta su livelli medi e per il 9% è basso.

Nonostante tutte le difficoltà degli ultimi mesi, per gli imprenditori non crolla la soddisfazione relativa all’attuale andamento della propria azienda: quasi sei aziende su dieci (58%) si dicono soddisfatte, il 31% lo è mediamente e solo il 7% non lo è affatto. Anche il portafoglio ordini dà una certa tranquillità, con quasi tre quarti delle aziende (74%) che lo ritiene adeguato ai livelli di sostenibilità finanziaria. A mettere in dubbio la fiducia delle imprese sono specialmente alcuni fattori, tra cui spiccano la burocrazia/tempi giudiziari in caso di controversia (elemento “abbastanza” o “molto critico” per il 76% del campione), gli aspetti fiscali (62%), l’incertezza normativa (60%) e il costo della forza lavoro (29%).

Tra le varie misure possibili per il rilancio del settore, le imprese indicano soprattutto gli incentivi governativi (55%), la riforma della burocrazia/sburocratizzazione (45%), lo sblocco dei cantieri (44%), l’abbassamento del cuneo fiscale (33%) e un piano di investimenti per l’edilizia pubblica (29%). Nel rapporto con la Pubblica Amministrazione, il problema principale è l’iter burocratico (ritenuto “abbastanza” o “molto critico” dal 70%), seguito dalle competenze degli interlocutori (43%) e dall’accesso ai bandi (40%). Gli incentivi possono essere, dunque, fondamentali per la ripartenza. Tra questi, il bonus ristrutturazione è giudicato il più utile (il 59% delle imprese lo valuta positivamente), seguito dall’Ecobonus (58%), dal Decreto Rilancio 110% (56%).

Capitolo occupazione: circa metà delle imprese (53%) prevede nuove assunzioni in questo periodo. Tra le figure più richieste spiccano gli operai, sia specializzati che non (17%), impiegati (14%) – marketing, amministrazione, commerciale, ecc. – e specialisti digital/Bim (4%). Nove aziende su dieci puntano poi sulla formazione interna, investendo nel 41% dei casi “fino a 10 ore”, nel 27% “da 11 a 20 ore”, nel 15% “da 21 a 30 ore”, nel 2% “da 31 a 40 ore” e nel 6% “oltre 40 ore”.

Mai come negli ultimi anni sono diventate di fondamentale importanza la trasformazione digitale e l’innovazione: circa la metà degli imprenditori (46%) ritiene che la propria azienda si sia avviata “molto” o “abbastanza” verso la digitalizzazione in questi anni, mentre il 12% è rimasto fermo ai vecchi modelli. Ad investire in ricerca e innovazione sono in tutto il 76% delle imprese, con circa un’azienda su due (47%) che investe “tra l’1 e il 10% del fatturato”. Non mancano, inoltre, le aziende virtuose che investono “oltre il 40% del fatturato” (2%). Il Covid-19 ha determinato, da una parte, un calo di circa il 43% negli investimenti tecnologici – dalla sicurezza informatica al cloud computing, alla simulazione, alla produzione additiva, ecc. – e, dall’altra, accelerato la corsa verso la digitalizzazione. Ma le imprese della filiera edile erano pronte? Il 54% degli intervistati ritiene che gli investimenti fatti in precedenza sulle nuove tecnologie si siano rivelati strumenti sufficienti per reagire alla crisi, per il 26% non è stato così ma non ci sono state ripercussioni, mentre il 10% è in procinto di attuare adesso un processo di digitalizzazione. Una piccola percentuale, il 6%, pensa di essersi fatta trovare impreparata, con un impatto negativo nel proprio business.

Non solo digitalizzazione: il Covid-19 ha obbligato le imprese a misure straordinarie per far fronte all’emergenza. Tra tutti, ovviamente, la redazione di piani di sicurezza per ridurre i rischi di contagio (56%), lo smart/flex working (47%), l’incentivazione della formazione aziendale a distanza, oltre che l’investimento in nuove tecnologie (entrambe 19%).

Un altro trend sempre più vitale per il settore è quello della sostenibilità, ritenuta fondamentale nelle proprie scelte di sviluppo dei prodotti/servizi dall’87% delle imprese. L’aspetto su cui gli imprenditori stanno investendo maggiormente è la riduzione dei consumi (53%), seguito dall’attenzione all’inquinamento e all’impatto ambientale (49%) e dall’ecosostenibilità dei prodotti (47%). E la vocazione all’export? Ad esportare sono il 64% delle aziende – principalmente nel resto d’Europa (70%), Medio Oriente (18%) e Africa (15%) – e quasi una su dieci (il 9%) fattura all’estero oltre il 70% dei propri ricavi.

Oltre all’area espositiva e a un ricco programma convegnistico, dove sono presentate novità e le migliori tecnologie e soluzioni innovative presenti sul mercato, la nuova edizione di Saie è caratterizzata da 17 iniziative speciali dedicate alle tematiche più interessanti per la ripresa del settore: esposizione, aree dimostrative e presentazione di casi reali per raccontare progetti di successo, soluzioni applicative e case history di eccellenza.

Nota metodologica: l’indagine è stata condotta da GRS Research & Strategy su un campione di aziende italiane che si occupano di produzione, distribuzione e servizi per il settore edile utilizzando una metodologia mista Cawi (Computer Assisted Web Interviewing) e Cati (Computer Assisted Telephone Interviewing). Sono state raccolte 287 risposte, un campione casuale composto da aziende e professionisti statisticamente significativo, caratterizzato da una distribuzione territoriale allineata a quella dell’universo di partenza. L’indagine si è svolta nei mesi di luglio e agosto 2020.

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