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L’ECCIDIO DELLA BENEDICTA, L’ASSASSINIO DI DON PELLIZZARI E LA VERITÀ DIMENTICATA

Bosio (AL) Andrea Guenna – Ritorna la commemorazione dei Martiri della Benedicta, fucilati dalle SS tra il 6 e l’11 aprile 1944. Erano un centinaio. Domani in molti saliranno ai piedi del monte Tobbio per la tradizionale manifestazione in loro ricordo. Diciamo subito che la Resistenza non c’entra molto, a parte qualche tedesco ammazzato, perché i giovani fucilati erano solo renitenti alla leva del bando Graziani del 18 febbraio, che qualcuno ha fatto ammassare nella cascina Benedicta, un ex convento benedettino. Un posto pericolosissimo perché senza la quarta via di fuga, facile preda di chiunque avesse voluto colpire senza sbagliare, per il semplice fatto che chi era dentro non poteva scappare. In merito a quello che si racconta sulla strage della Benedicta bisogna dire che molte, troppe cose non quadrano. Innanzi tutto la totale assenza della Brigata Partigiana Garibaldi che si è vaporizzata abbandonando al proprio destino la Brigata Partigiana Autonoma Alessandria. Poi il fatto che durante il rastrellamento alcuni ignoti (ma la guerra partigiana è piena di bombaroli senza nome come per Via Rasella) hanno fatto saltare per aria con delle mine antiuomo qualche tedesco per cui la rabbia delle truppe nazifasciste crebbe al punto che non vi fu scampo per quei poveri ragazzi incolpevoli. Ragazzi che erano saliti alla Benedicta intruppati da qualcuno (perché la cosa era evidentemente organizzata) nonostante che il parroco di Tagliolo, Don Francesco Pellizzari (nella foto), nell’omelia di domenica 2 aprile 1944, avesse scongiurato le famiglie di nascondere in casa i propri ragazzi: “Non mandateli via, teneteli in casa e nascondeteli!” aveva urlato in chiesa. Ma il suo accorato appello cadde nel vuoto perché andarono tutti alla Benedicta che era una trappola, per di più collegata via telefono col comando tedesco di Novi di stanza a Villa Minetta. La situazione, quindi, era completamente sotto controllo tanto che il responsabile della cascina informava puntalmente i tedeschi di quello che stava succedendo. Ma guarda che tragica coincidenza. Andò a finire che tra il 3 e 6 aprile reparti tedeschi appoggiati da quattro compagnie della Guardia Nazionale Repubblicana italiane (due provenienti da Alessandria e due da Genova) e da un reparto del reggimento di Granatieri di stanza a Bolzaneto, accerchiarono la zona del Tobbio partendo da Busalla, Pontedecimo, Masone, Campo Ligure, Mornese, Lerma. Il 6 aprile iniziarono gli scontri armati e la Brigata Autonoma Alessandria, da sola, cercò una disperata quanto inutile difesa a Pian degli Eremiti. Don Pellizzari, colpevole di aver tentato di dissaudere le famiglie a mandare i propri figli al massacro, fu ucciso ed il suo corpo non fu mai ritrovato. Io ho telefonato al Municipio di Tagliolo per sapere se qualcuno poteva aiutarmi nel fare luce sulla tragica fine di quel povero prete, ma ho trovato un muro di omertà.

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