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ALESSANDRIA: ASPETTANDO L’ALLUVIONE (seconda parte)

La bonifica della Valle Padana, la più grande opera della storia dell’uomo
Barcaioli sul Po: sullo sfondo, Montecastello (AL) (www.museodelfiume.it)Non si possono salvare i territori alessandrini dal ripetersi dell’alluvione senza intelligenza e cultura e senza nemmeno rendersi conto delle caratteristiche della storia degli ambienti naturali in cui si vive e che si amministrano. Lungo tutti i fiumi del bacino del Po, di cui il Tanaro è parte, la disponibilità di alimenti e la facilità di trasporto, in un mondo senza strade, facilitò la presenza umana già in epoca preistorica. Assieme ai primi insediamenti sorse il problema di difenderli dalle alluvioni. Lo si fece nel modo più semplice costruendo capanne su palafitte. Così fu fino all’arrivo dei Romani con il loro bagaglio di tecnologie idrauliche avanzate risalenti ai Babilonesi e perfezionate nei secoli da Egiziani e Greci. Risale a quest’epoca il primo insediamento della futura città di Alessandria, probabilmente un accampamento,nell’attuale area di Santa Maria di Castello, unico terreno rialzato e non soggetto ad alluvioni posto a difesa di un guado o di un ponte militare in legno. Con l’avvento delle nuove conoscenze portate dai Romani iniziò la bonifica che trasformò l’immensa palude che caratterizzava le aree fluviali del bacino del Po in una delle zone più ricche e fertili del mondo. Benchè oggi ignorata da una classe di potere incolta come la nostra e, quel che è peggio, anche dalla nostra scuola rimasta culturalmente ferma a quella degli Scolopi e dei Barnabiti, la bonifica del bacino del Po è considerata in tutto il mondo la più grande opera dell’uomo nonché la maggiore concentrazione di cultura e di intelligenza scientifica del pianeta. Iniziata all’epoca di Giulio Cesare dura tutt’oggi e non fu fermata né da guerre, invasioni, pestilenze, carestie, e neppure dall’avvento violento di popoli e civiltà diverse. Fu durante la dominazione longobarda che venne firmato dalle città del bacino del Po un patto di libera navigazione e nel 1300 fu portato a termine un minuzioso piano di dragaggio del Po e dei suoi affluenti per rendere possibile la navigazione anche nei periodi di magra. Non un solo metro della valle Padana è oggi rimasto quello originale incontaminato. Nel corso di secoli, miliardi di tonnellate di terra furono spostate, interi fiumi vennero deviati, furono scavati canali, creati acquedotti nonché migliaia di chilometri di argini e di strade, sopraelevati villaggi e città con la sabbia ricavata dai dragaggi riposizionando razionalmente le presenze umane. Alla bonifica lavorarono grandi scienziati come Leonardo a cui si deve la ristrutturazione delle risaie del vercellese e del novarese, stupefacente opera di ingegneria con cui, senza l’ausilio di alcuna pompa ma sfruttando dislivelli minimi, si alimentano ancora oggi centomila ettari di risaie. Tra l’altro la vigilanza di comuni e principi sugli interventi idraulici ed ingegneristici fu severissima. Per chi rubava o sbagliava i progetti una sola pena: la morte per annegamento in una gabbia immersa nel fiume. Se fosse applicata anche oggi in Italia sarebbe uno sterminio. Le conoscenze scientifiche accresciute nei secoli dagli idraulici ed ingegneri italiani della grande bonifica ed esportate in tutto il mondo, sono alla base di meravigliose città come Venezia, Pietroburgo, Odessa, nate su paludi bonificate nonché sulle dighe di Olanda e persino sulla recente bonifica della valle del Tennessee negli Stati Uniti durante il New Deal di Roosvelt. Queste sono le cose di cui vantarsi che onorano il nome dell’Italia  nel mondo. Il fatto che questa nostra storia di civiltà  sia totalmente ignorata dalla attuale classe dirigente e dagli insegnamenti scolastici, è la dimostrazione più evidente dell’abisso di ignoranza, incultura e inciviltà in cui è finita l’Italia. E c’è di peggio. Vedremo in un prossimo articolo come le meravigliose conoscenze idrauliche ed ambientali ereditate dai nostri padri, siano state in molti casi umiliate, prostituite ed anche distrutte. E così è avvenuto anche nell’alessandrino. A questa infamia dobbiamo il pericolo del ripetersi dell’alluvione in Alessandria. (continua)

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