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Covid, basta terrorismo: Draghi punterebbe su Remuzzi per la libertà di curarsi a casa senza intasare gli ospedali

Roma (Gioele Magaldi) – È finita la pacchia per i terroristi del lockdown e per i media sensazionalisti che nei giorni scorsi avevano inutilmente invocato il ritorno delle chiusure totali. È ingiusto imputare al nuovo premier un’eccessiva prudenza, perché bisogna tenere conto della disastrosa situazione ereditata: per un anno, i pazienti affetti da Covid sono stati curati solo all’ospedale, cioè molto spesso quand’era ormai troppo tardi. La scelta del primo ministro è quella di avvalersi di un super-consulente destinato a capovolgere la filosofia sanitaria, imponendo cure precoci, domiciliari, a base di antinfiammatori. Nei giorni scorsi era circolato il nome di Giuseppe Remuzzi, presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano, autore di un “protocollo” terapeutico basato su farmaci in grado di “spegnere” finalmente il Covid ai primi sintomi, da casa, senza ricorrere all’ospedale. Quella della filosofia-Remuzzi (raccomandata per la verità da molti medici, finora ignorati dal ministero della salute) sarebbe una vera e propria rivoluzione, in grado di far letteralmente crollare il numero dei ricoveri e quindi la stessa percezione del disastro pandemico, ridimensionando sensibilmente il significato del balletto giornaliero e settimanale di numeri spesso poco significativi e mai davvero verificati. Il metodo “soft” adottato da Mario Draghi implica alcune flessibilità di natura tattica. Avremmo avuto una marcia più spedita con un governo squisitamente tecnico, intenzionato a imporsi, mentre è stata scelta la via della mediazione parlamentare, anche per consentire ai partiti di rimediare ai loro errori: per un anno non hanno fatto assolutamente nulla di utile e di sensato contro il Covid, lasciando che la situazione esplodesse. E dato il precario quadro politico-parlamentare, è ovvia una certa cautela da parte del premier, che giustamente punta anche sui vaccini, nella speranza che contribuiscano a dissolvere la paura che in questi mesi è stata gonfiata oltre misura dalla disinformazione martellante. La figura di Arcuri è già stata ridimensionata, e così quella di Speranza che, di fatto verrebbe scavalcato da Remuzzi, o comunque dallo stratega incaricato di “domare” una buona volta il Covid. Del resto, il modestissimo Speranza si limita a fare da portavoce dei vari Ricciardi e Crisanti, i profeti dell’emergenza infinita: volevano il ritorno del lockdown e non l’hanno ottenuto, nonostante paesi importanti come la Germania oggi siano sostanzialmente in lockdown. Lo stesso infettivologo Massimo Galli, altro arcigno catastrofista oggi pronto a terrorizzare la popolazione evocando in modo allarmistico le “varianti” del virus, è stato seccamente smentito dal suo stesso ospedale, il Sacco di Milano: e questo non sarebbe mai accaduto, prima. La novità è che, con Draghi, è “cambiata l’aria”». In altre parole: è vero che il governo continua a subire pressioni, soprattutto internazionali, per richiudere il paese, ma è altrettanto vero che, sia pure con inevitabile lentezza, Draghi sta operando per cambiare paradigma, rispetto all’approccio con cui affrontare il Covid. Speranza e Ricciardi sono stati sconfitti: nessun lockdown-bis. Peccato sia rimasto il coprifuoco, ma sparirà anche quello. Inoltre il Dpcm è uno strumento solo amministrativo ed emergenziale che non ha forza di legge, pertanto è più facile da impugnare, perché sia rigettato, se contiene qualche aspetto inaccettabile. I vaccini rappresentano una scommessa, e c’è da augurarsi che siano efficaci e sicuri. Ne vedremo gli effetti nei prossimi mesi, sapendo però che la vera carta del governo Draghi, superate le ultime settimane di emergenza stagionale, consisterà proprio nelle cure territoriali non ospedaliere: guarire i pazienti a casa, in modo sistematico (senza più intasare gli ospedali di casi ormai gravi) metterà la parola fine alla stagione del “terrorismo sanitario” targato Covid.

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