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Arrestati 37 figli di immigrati per il raid di Torino dell’ottobre scorso: “Feroci e cattivi, sono capaci di tutto”, altro che “Ius soli”! (Video)

Torino – Ad aizzare la “guerriglia urbana” e a depredare decine i negozi non furono breve persone, come disse il questore Giuseppe De Matteis, ma “giovani dediti alla delinquenza”. Figli di immigrati. Quella famigerata seconda generazione per la quale la sinistra vuole lo ius soli. E i cui membri, comunque, a 18 anni diventano italiani già con la legge attuale. Votata insieme alla Mancino da un Parlamento di tangentari.
Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi, infatti, ci sono 13 minorenni, di cui il più giovane di appena 15 anni, quasi tutti immigrati di seconda generazione, con numerosi precedenti di polizia per svariate tipologie di reato e residenti principalmente nelle zone periferiche della città.
È il 26 ottobre 2020, a poche ore da uno dei tanti Dpcm con cui Giuseppe Conte si appresta a chiudere nuovamente le attività per fronteggiare la diffusione di Sars-CoV-2. A Milano, Napoli, Roma e Catania si sono già registrati scontri. In piazza scendono i commercianti e gli italiani che si oppongono alla dittatura sanitaria. Cosa fa la sinistra per depotenziare la giusta protesta? Invia gli immigrati. Come facevano gli oligarchi della Roma repubblicana per depotenziare le rivolte della plebe.
Nella retata sono finiti 24 maggiorenni e 13 minorenni, molti dei quali – come visto – immigrati di seconda generazione delle periferie cittadine. Adolescenti in larga parte di origine magrebina, come Nizar H., 18enne di Barriera di Milano, uno dei 10 fermati e 4 denunciati già la sera degli scontri. Alla Stampa aveva raccontato che “in piazza c’era una gara a chi faceva più casino” tra i vari gruppetti di periferia: Vallette, Mirafiori, Barriera. In quel casino c’erano anche due fratelli egiziani, Mohamed e Mostafà, di 19 e 16 anni, accusati di resistenza e furto aggravati. Come loro, stamattina in 37 sono stati svegliati alle prime luci dell’alba da oltre 200 operatori della polizia, coordinati dalla Procura della Repubblica di Torino e dalla procura presso il tribunale dei minorenni di Torino, che hanno notificato loro misure restrittive con l’accusa di devastazione e saccheggio. Per i 24 maggiorenni è stato emesso un fermo giudiziario, per i 13 minorenni invece misure cautelari in carcere e un affidamento in comunità.
Le indagini sono state condotte dalla Squadra Mobile insieme ai reparti della Postale e della Scientifica. Un certosino lavoro di selezione e incrocio di volti su tanti filmati prodotti sia dalle telecamere di videosorveglianza che dai video di privati, passanti e degli stessi facinorosi. Gli agenti hanno selezionato i frame, verificato i dati del traffico telefonico di ogni soggetto, controllato i loro profli social. A incastrare i banditi è stato l’abbigliamento e le calzature, indossate sia durante i furti che nel tragitto prima e dopo i fatti. Immagini poi confrontate con foto e “storie” sui social, dove si pavoneggiavano indossando gli stessi vestiti o condividevano video amatoriali della serata. “Uno di loro nei giorni scorsi è stato arrestato per altri motivi e i familiari hanno pubblicato filmati accusando la polizia di persecuzioni – dice il questore – I reati contestati sono di particolare gravità, sarebbe un errore definirle ragazzate”. Per gli inquirenti infatti l’azione fu sorretta da “spirito di assoluta prepotenza e noncuranza per l’ordine costituito”. “Le modalità delle condotte poste in essere da tutti gli indagati – spiega la polizia – rendono infatti palese che gli stessi, forti del proprio numero e della propria violenza, si fossero appropriati di ogni capo d’abbigliamento ed accessori di lusso a portata di mano e senza differenza alcuna; il tutto agendo con assoluto disprezzo per l’ordine costituito e, anzi, con la chiara volontà di creare disordine, di condizionare l’operato delle Forze dell’Ordine e di instaurare un clima di confusione e di terrore nella cittadinanza, già fortemente provata dall’emergenza pandemica”.
Per pavoneggiarsi delle loro imprese, il giorno dopo i fatti su Instagram era apparsa una pagina dove promuovere, condividere ed enfatizzare le gesta criminali. La pagina, intitolata “torino.criminalpage” e subito chiusa dalla Postale, esaltava la comune provenienza dei banditi dalla zona di Barriera Milano e veniva utilizzata per pianificare nuove azioni violente in occasione di nuove eventuali manifestazioni anti-Dpcm. Per chi indaga è provata la “spiccata pericolosità sociale” dei 37 indagati. “Hanno manifestato un comportamento di violenta aggressione e palese sfida nei confronti delle Forze dell’Ordine -si legge nella nota – forte della potenza derivante dall’appartenenza al ‘branco’ e mosso unicamente dalla volontà di approfittare, incurante delle regole del vivere civile, per fare incetta di beni di valore”.

 

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