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CHI GUADAGNA SFRUTTANDO I DISPERATI?

Mentre l’esportazione della libertà e della democrazia occidentali fatta sui cingoli dei carrarmati e sui bombardamenti al napalm si è dimostrata un tragico fallimento, i principali giornali occidentali scrivono che l’Isis, per finanziarsi usa ,tra le altre cose, anche il traffico dei clandestini, da lei sottratto alle attività, in fondo “artigianali”, delle varie mafie locali. Ugualmente, sempre la stampa europea fa notare come i  clandestini, partiti dalle coste libiche, vengano poi trasbordati su navi militari dello Stato italiano inviate nel canale di Sicilia con la scusa di salvare vite umane. Il che è certamente vero, ma in questo modo si diviene complici, più o meno consapevoli, dei novelli trafficanti di schiavi, senza contare il rischio di fare valicare i nostri confini da chi è meglio che ne rimanga fuori. Non è la prima volta che sotto i vessilli di nobili iniziative umanitarie si celano gli sfruttamenti più feroci ed inconfessabili. La prima tratta degli schiavi verso l’America fu fatta dagli Spagnoli e giustificata con la scusa che i negri africani, non battezzati, erano selvaggi senza anima, poco più che animali. Ancora nel 1800, e in Irlanda e Portogallo fino ai primi decenni del 1900, i bambini illegittimi abbandonati, affidati dallo Stato ad organizzazioni religiose, erano fatti lavorare senza essere pagati fino alla maggiore età con la scusa che dovevano “espiare la colpa in cui erano stati concepiti fuori dal matrimonio”. E fu solo con la libertaria Rivoluzione Francese che si pose fine all’infame taglieggiamento ed alla discriminazione degli ebrei, e alla periodica spoliazione delle loro sostanze con la scusa che erano un “popolo di deicidi”. Oggi gli immigrati vengono sbarcati in località del Sud Italia ove la disoccupazione giovanile senza speranza supera il 45%, e da qui trasferiti verso  regioni e comuni secondo quote prestabilite. Furbescamente  si pensava di alimentare in questo modo quello che gli economisti liberali di un tempo definivano con un eufemismo “l’esercito di lavoro di riserva”, mentre le sinistre (quando ancora esistevano) più brutalmente li chiamavano “crumiri”, ossia sottoproletari disperati disposti per fame a lavorare a salari più bassi di quelli correnti. La cosa generava scontri durissimi tra poveri, come quello avvenuto il 18 agosto 1893 nelle saline di Aigues Mortes  in cui vi furono otto morti ed oltre quaranta feriti gravissimi tra francesi che non accettavano la riduzione dei salari e lavoratori stagionali provenienti proprio dalle nostre parti, disposti a lavorare a mezzo salario (uno degli uccisi era proprio di Alessandria). Oggi le organizzazioni sindacali dei lavoratori impediscono questo genere di sfruttamento, ma fatta la legge si è trovato l’inganno. È questo un gioco sporco che si è imparato dagli Stati Uniti. Ad inventarlo è stata la California, grande produttrice di frutta (arance, prugne, uva, noci, ecc.) con grandissima richiesta di manodopera stagionale legata ai raccolti. Per questo, tutti gli anni, vengono fatti venire lavoratori dal Messico confinante. Ma c’è un trucco. Se il lavoratore entra legalmente deve essere retribuito secondo le norme vigenti, all’incirca sui 2 000 dollari al mese. Se invece entra illegalmente, clandestino, con la polizia complice che fa finta di non vedere, il suo lavoro viene pagato molto meno, circa 1000 dollari al mese. E se si lamenta, chiedendo la giusta retribuzione, è denunciato alla polizia che, al servizio degli agrari, lo rimanda brutalmente in Messico. È un infame giochetto di sfruttamento camuffato da applicazione delle leggi che dura da decenni e tutti fanno ipocritamente finta che non esista. In questo novello gioco schiavistico l’Italia si è pure illusa di scaricare i suoi immigrati in surplus nei paesi oltre le Alpi, ma la Francia sta già bloccando le proprie frontiere e con buona probabilità sarà presto seguita da altri, i quali hanno posto la seguente domanda: “Se l’Unione europea ha bisogno di manodopera perchè non utilizzare quella abbondante e preparata degli ex paesi socialisti le cui differenze culturali sono minime rispetto a quelle di popoli di cultura, tradizioni e religione molto lontane dalle nostre”?

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