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DOPO IL REFERENDUM IRLANDESE PROROMPE IL DILEMMA DEL MATRIMONIO GAY

Alessandria (Andrea Guenna) – Anche la cattolicissima Irlanda ha detto di sì, tramite un referendum popolare, ai matrimoni fra omosessuali. Un altro fronte ritenuto incrollabile ha ceduto sotto i colpi della seconda rivoluzione sessuale, dopo quella dell’amore libero dei Figli dei Fiori degli anni sessanta e settanta, quella degli omosessuali. I dati ci dicono che oggi, in Italia, i gay e le lesbiche dichiarati sono circa un milione, in maggior numero gay, in maggioranza residenti nell’Italia Centrale, mentre altri due milioni circa hanno dichiarato di aver sperimentato nella propria vita l’innamoramento o i rapporti sessuali o l’attrazione sessuale per persone dello stesso sesso. Ma la realtà sembra essere ancora più pesante in quanto si calcola che oggi in Italia gli omosessuali di entrambi i sessi, dichiarati o nascosti, siano almeno il 10% della popolazione adulta, cioè circa 4 milioni. Sono numeri importanti che devono far riflettere. Nel nostro Paese non esiste una vera e propria omofobia anche se gli omosessuali sono piuttosto discriminati. E preoccupa il fatto che rimanga qualche imprenditore che si rifiuta di assumere omosessuali o padrone di casa che non affitta loro alloggi. Perfino più grave il fatto che molti genitori non accettino insegnanti omosessuali per i propri figli, come è incomprensibile che molti italiani scartino il medico di famiglia se è omosessuale o non votino un politico solo per il fatto che è omosessuale. Tuttavia i diritti non devono generare arroganza e quello che secondo me è da evitare è l’affettata esibizione di uno status. Gli omosessuali sono sempre esistiti, chi scrive vanta amici omosessuali che sono degli esempi fulgidi di onestà, intelligenza, bontà, ma non ostentano nulla perché sono anche dotati di molto buon gusto. La mia libertà finisce dove inizia quella degli altri, e la mia libertà di omosessuale non può dimenticare la necessità di riservatezza per ciò che costituisce molto spesso un intimo benessere. È questione di equilibrio e di classe nel vivere che purtroppo oggi è sempre più rara. Non c’è dubbio tuttavia che la travolgente vittoria del Sì al referendum irlandese sulle nozze gay abbia posto con forza un problema che prima non esisteva in questo modo, un problema serio che merita attenzione e misura per la sua soluzione. L’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin invita la Chiesa irlandese a “fare i conti con la realtà” e ad “ascoltare i giovani” mentre in Italia è in discussione al Senato un testo sulle cosiddette unioni civili, un modello simile a quello in vigore in Germania che conferisce alle coppie dello stesso sesso molti diritti delle coppie sposate permettendo anche la cosiddetta “stepchild adoption”, ovvero la possibilità di adottare il figlio biologico del convivente. Il testo è in discussione in commissione giustizia ed anche Renzi vorrebbe che fosse approvato al più presto, magari prima dell’estate. “Nel mio partito, su questo tema – ha confidato in privato il premier – c’è chi vorrebbe di più, ma le unioni civili non sono più rinviabili”. D’altronde è giusto che una coppia di omosessuali che convivono possa avere per legge gli stessi diritti fondamentali di una coppia sposata attraverso un istituto di unione civile che tuteli entrambi. Sono meno d’accordo sulla possibilità di poter adottare figli o addirittura l’adozione di un figlio biologico di uno dei due conviventi. Le ritengo forzature inutili e dannose perché i bambini hanno diritto di avere un papà e una mamma che conoscano bene e ai quali facciano sempre riferimento. Mi rendo conto che l’argomento sia esplosivo, nitroglicerina pura, per cui est modus in rebus, cioè bisogna procedere con prudenza perché ne va del futuro delle generazioni a venire, e quelli che oggi come me hanno i capelli bianchi, sia politici, sia docenti, sia sacerdoti, che giornalisti, hanno una grandissima responsabilità nel trattare certe questioni perché si intaccano i diritti fondamentali dei più deboli come i bambini, cui abbiamo il preciso dovere di garantire, per quanto ci è dato possibile, una crescita sana, armoniosa e serena, in un contesto familiare e sociale equilibrato e naturale.

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