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La “vendita” delle farmacie comunali: un capolavoro firmato Luciano Vandone

Alessandria (Andrea Guenna) – Tra il 2007 e il 2009 (ma anche dopo) non era facile amministrare un Comune come quello di Alessandria nelle condizioni in cui ci si trovava, ma Vandone stava lavorando bene e avrebbe certamente finito il lavoro di risanamento se avesse avuto tempo almeno setto, otto anni. Purtroppo qualcuno gli ha sbarrato la strada, nel senso che non gli ha concesso di finire il lavoro. Vandone lo aveva capito ma contava sulle sue eccezionali doti di pubblico amministratore e si destreggiava magistralmente nel campo minato che doveva attraversare, predisposto dai trinariciuti mandrogni che in queste cose sono imbattibili. Per rendere l’idea di quanto fosse diventata irta di ostacoli la via da percorrere che avrebbe portato certamente al risanamento del Comune di Alessandria, un giorno il professor Luciano Vandone ha risposto secco a chi gli chiedeva conto della vendita della concessione delle farmacie comunali: “Ho venduto lo Spirito Santo”.
Eravamo nel novembre del 2009 e con quella frase detta in consiglio comunale, il grande economista che, fra l’altro, è un devoto credente, intendeva dire che aveva venduto il nulla (con rispetto parlando) per una barcata di milioni, per cui non era il caso di sottilizzare.
Ma di cosa si trattava veramente?
Bisogna dire innanzi tutto che non è stata una vendita ma un affitto inerente la concessione delle sei farmacie che, per contratto, sarebbero tornate al Comune dopo 60 anni, quindi nel dicembre del 2069.
A molti esponenti della minoranza Luciano Vandone era “cordialmente antipatico”, forse perché era troppo in gamba e anche un po’ altero, con un atteggiamento tipico di chi sa il fatto suo e non lo nasconde, per cui era facile immaginare che prima o poi qualche mezza sega non avrebbe avuto nessuna difficoltà, qualora si fosse presentata l’occasione, a fargli un bello sgambetto.
La politica, purtroppo, essendo anche una ribalta, può indurre le persone al protagonismo, per cui è anche fatta di personalismi e dispetti.
Ma veniamo a noi.
Nel dicembre 2009 l’allora Cassa di Risparmio di Alessandria concedeva a una società costituita ad hoc, Alfarma Srl, un mutuo di 10 milioni di euro per acquistare dal Comune parte di Farmal Srl, la partecipata che controllava le sei farmacie Comunali.
L’operazione di vendita fu perfezionata nel dicembre 2009 per fusione inversa, un brutto termine per indicare che l’acquirente (Alfarma Srl) dopo l’acquisto sarebbe stata inglobata in Farmal Srl (il venditore) che così si sarebbe accollata anche il debito della stessa Alfarma Srl verso la Cassa di Risparmio di Alessandria che le aveva prestato i soldi. Il Comune alla fine ha venduto a Farmal Srl l’80% di Alfarma (ceduto l’intero e introitato il 20% reso da Farmal) per un totale di 14,4 milioni di euro (pari all’80% di 3 milioni per farmacia) e si è tenuto il 20% delle quote e, con esse, anche il 20% del debito contratto da Alfarma.
C’era qualcosa da pagare, spese del Comune a favore di Alfarma (€ 258.222,86), per consulenze (€ 155.000,00), per un totale di € 413.222,86, ma al Comune sarebbero entrati più di 14 milioni di euro.
È stata una brillante operazione finanziaria, indubbiamente riuscita (la quotazione per le farmacie era straordinariamente alta). Grazie a ciò in questi giorni il Comune di Alessandria ha venduto il suo 20% per circa 3,5 milioni di euro, una valutazione stratosferica. La trattativa è stata chiusa a Roma il 22 aprile scorso. In un comunicato (che si può leggere a pie’ d’articolo) Palazzo Rosso informa la cittadinanza che “Il Comune di Alessandria ha ceduto […], con contratto sottoscritto a Roma, la quota del 20% del capitale sociale della Società Farmal Srl. La quota era ancora in possesso dell’Amministrazione dopo la vendita, nel 2008 (la fusione inversa è del 2009; n.d.r.), della quota maggioritaria. Ceduta anche la titolarità delle licenze di 6 farmacie. Acquirente la Società Alessandria Salute, Società a responsabilità limitata di Roma” che aveva acquisito l’intero pacchetto detenuto da Farmal Srl, “che si era aggiudicata la gara ad evidenza pubblica esperita dal Comune, previo indirizzo approvato dal Consiglio Comunale, nel novembre 2020”.
Il prezzo è estremamente remunerativo in quanto il 20% di sei farmacie, che al valore attuale di mercato valgono intorno a 5 milioni di euro, non è stato pari a un milione di euro ma a 2.573.252,35 euro, ovvero ben oltre il doppio. Anche per questo motivo a Vandone invece di un processo vergognoso che gli ha causato gravissimi problemi di salute con conseguenze irreversibili, avrebbero dovuto fare un monumento. Ma siamo in Italia e la meritocrazia non esiste, essendo in atto una selezione al contrario che sembra inarrestabile, per cui, se non cambia qualcosa, ci porterà alla rovina.

 

 

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