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LETTERA APERTA A PAPA FRANCESCO

di Franco Battaglia – Santissimo Padre, sono un cristiano, nel senso che credo che Gesù Cristo sia stato Dio fatto uomo. E qui finisce la mia fede, cioè quanto basta per essere io, e non solo per questo, un peccatore. Tanto peccatore che, avendo letto la Sua ultima Lettera Enciclica, mi sono fatto la convinzione che in qualche passaggio essa non sia stata ispirata dal Suo naturale Ispiratore. Lei, Santo Padre, s’appella al consenso scientifico per puntare l’indice contro il «preoccupante  riscaldamento climatico… la maggior parte del quale… è dovuto alle attività umane». E sul problema si dilunga con argomentazioni – come, per esempio, quella del «preoccupante innalzamento dei mari» – che tutti noi leggiamo da alcuni decenni nei più approssimativi documenti di associazioni ideologicamente precostituite. Temo, piuttosto, che il diavolo si sia insinuato nei cuori di coloro che L’hanno consigliata. Innanzitutto, mai ci si può appellare al consenso scientifico per sostenere l’attendibilità di qualsivoglia affermazione. Anzi, a dire il vero, è contro il consenso che la scienza fa progressi, ma questa è un’altra storia. Al consenso s’appellò Urbano VIII, che indusse all’atto di abiura Galileo. Il quale non della Chiesa ma dei suoi stessi colleghi e del consenso cosiddetto scientifico fu vera vittima. Bisogna appellarsi, invece, ai fatti. E i fatti, inconfutabili, sono quelli che seguono. Il pianeta vive da milioni d’anni in una sorta di perenne stato glaciale, interrotto ogni centomila anni, da diecimila anni di – detta in gergo – optimum climatico. Orbene, questa nostra umanità sta vivendo nell’ultimo di questi favorevoli periodi. Ed è da ventimila anni, cioè da quando il pianeta cominciò a uscire dall’ultima era glaciale, che i livelli dei mari si sono elevati: di oltre cento metri rispetto ad allora. Né l’attuale optimum climatico ha raggiunto ancora i massimi di temperatura che raggiunsero, in assenza di attività umane, i precedenti. Una volta usciti da un’era glaciale, il clima del pianeta non resta immobile in un ideale plateau termico. Per esempio, durante l’ultimo optimum climatico, i periodi caldi olocenico, romano e medievale, sono stati intervallati da cosiddette piccole ere glaciali, l’ultima delle quali durò qualche secolo ed ebbe il suo minimo 400 anni fa, quando il clima riprese  a riscaldarsi, e sta continuando a farlo fino ad oggi. Ma 400 anni fa, quando cominciò il processo, le attività umane che avrebbero potuto influire sul clima erano assenti, e assenti rimasero per almeno tre secoli. È stato, l’ultimo scorso, un secolo di monotono crescente riscaldamento, corrispondente all’inconfutabile monotona crescente immissione di gas-serra? La risposta è no. Nel periodo 1945-1970, in pieno boom di emissioni, il clima visse un periodo d’arresto, ed è da almeno 14 anni che sta accadendo la stessa cosa: a dispetto di una crescita senza sosta delle emissioni d’anidride carbonica, la temperatura media del pianeta è al momento stabilizzata ai livelli di 14 anni fa. Ma, a fronte delle Sue preoccupazioni, ancorché immotivate, Santissimo Padre, non leggo  nella Sua lettera corrispondenti, logiche, non generiche, esortazioni. Per esempio, è vero che Ella punta il dito contro «il crescente aumento dell’uso dei climatizzatori» (sic), circostanza che chiama addirittura «suicida», ma perché allora non va fino in fondo e non esorta i potenti della terra a vietare la produzione e l’uso di queste macchine? E perché non procede fino in  fondo e non esorta la chiusura di tutte le fabbriche d’auto e l’interruzione progressiva, fino al loro totale esaurimento, di tutte le automobili del mondo? Non sarebbe neanche una misura drastica ai fini del problema, giacché, tutto sommato, con essa si perverrebbe ad una riduzione di appena 1/3 delle emissioni che Lei, Santo Padre, considera nefaste.
Ella è stata ben ispirata a non avanzare simile proposta che, pur grandiosa, modesto impatto avrebbe sul problema che ha additato. Pur tuttavia, come dicevo, credo che a volte non sia stato lo Spirito Santo la Sua guida. E non tanto perché Ella ha tirato in ballo i poveri climatizzatori, che pur tanto sollievo portano alle sofferenze dal caldo e dall’umidità, ma perché ha avanzato una terribile proposta che, se attuata, condannerebbe i poveri del mondo, e per sempre, alla povertà. Parlo, beninteso, della povertà materiale e non di quella, ben più devastante, dell’anima, a cui Ella solo può dare sollievo.
I poveri del mondo sono poveri perché non hanno a disposizione l’energia sufficiente per produrre beni che allievino la condizione di quasi schiavitù che sono costretti a vivere per il proprio sostentamento. Proporre, come Ella ha proposto, che i Paesi ricchi del mondo (che comprendono la minoranza della popolazione) costruiscano in quelli poveri (che comprendono la maggioranza della popolazione) gli impianti cosiddetti alternativi di produzione energetica, significa, di fatto, negare ai poveri l’unico bene – l’energia abbondante e a buon mercato – che solleverebbe la misera condizione in cui essi vivono.
S’immagini, per un attimo, che con un miracolo sparissero in un istante tutti gli impianti nucleari, a carbone e a gas dell’Europa e, sempre con lo stesso miracolo, fossero sostituiti da impianti eolici e fotovoltaici di pari potenza. Sa cosa accadrebbe? Forse Ella non lo sa perché il Suo consigliere non gliel’ha detto: si fermerebbero gli odiati climatizzatori, ma anche i frigoriferi e gli impianti degli ospedali, si fermerebbero le fabbriche e si spegnerebbero tutte le luci. Per farla breve: si smetterebbe di essere Paesi ricchi.
Qua e là nella Sua lettera Ella punta il dito contro l’abuso della tecnologia e la fede cieca nella scienza. Sante parole. Ma allo stesso tempo Ella chiede alla scienza e alla tecnologia cose che esse non possono dare, né – allo stato attuale delle conoscenze – è pensabile che possano mai dare, a meno di una qualche imprevedibile rivoluzione; e che, in quanto imprevedibile, non potremmo neanche formulare. Proporre che i Paesi poveri usino solo quegli impianti per il proprio fabbisogno energetico, significa negare loro l’energia, cioè significa condannarli alla povertà.
Proporre, poi, che siano i Paesi ricchi a sostenere l’enorme, quanto inutile, sacrificio economico, significa impoverire le popolazioni di questi Paesi a vantaggio di quella ristretta minoranza che, unica, si avvantaggerebbe del miserabile affare. La ristretta minoranza che ha assunto le forme del diavolo che, temo, s’è insinuato nei cuori dei Suoi consiglieri, Santissimo  Padre.
Con ciò mi congedo, e chiedo a Dio misericordioso di perdonare questo mio ardire.

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