Press "Enter" to skip to content

Tragedia Mottarone: l’ingegner Perocchio sarebbe stato all’oscuro del freno disattivato sulla funivia

Valdilana (Biella) – Sarebbe stato all’oscuro della pratica del “forchettone”, ossia il sistema che impedisce ai freni di attivarsi, Enrico Perocchio, ingegnere e direttore d’esercizio per la Funivia del Mottarone, uno dei tre fermati per la tragedia di domenica scorsa in cui sono morte 14 persone.
L’uomo ricopre lo stesso incarico anche per la funivia del santuario Nostra Signora di Montallegro a Rapallo.
Con Perocchio sono in stato di fermo Luigi Nerini, 56 anni, di Baveno, proprietario della Ferrovie del Mottarone e il capo servizio Gabriele Tadini. I tre sono stati fermati la scorsa notte dopo un lungo interrogatorio nella caserma dei carabinieri di Stresa al termine del quale sono stati condotti nel carcere di Verbania.
Le accuse nei loro confronti sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime.
Per quanto concerne Perocchio la linea difensiva da parte del suo legale, Andrea De Prato, è ben chiara: il direttore di esercizio della funivia Stresa-Mottarone era all’oscuro di questo sistema utilizzato per far girare l’impianto. Perocchio, col suo legale, ha parlato anche della rottura del cavo, un evento di cui non si capacita “alla luce dei verbali delle società che hanno effettuato i controlli”. A coinvolgere nell’inchiesta l’ingegnere di Valdilana è stato Gabriele Tadini, il braccio destro del gestore Nerini. L’uomo ha raccontato dell’utilizzo dei “forchettoni” per evitare il continuo blocco dell’impianto che ormai da tempo dava problemi. Un sistema che secondo la procura era avallato da tutte e tre le persone finite in arresto. Nel decreto la procura parla di pericolo di fuga “concreto e prevedibilmente” anche “in considerazione dell’eccezionale clamore a livello anche internazionale per la drammaticità”.
Secondo quanto ricostruito, il giorno della tragedia Enrico Perocchio era nella sua villetta di Valle Mosso con la famiglia. Subito dopo lo schianto della cabina alle 12.09 riceve la chiamata da Tadini, che concitato gli dice del disastro. E secondo quanto riferito dal legale è solo in quel momento che Perocchio sarebbe stato informato della presenza dei famosi “forchettoni”.
Perocchio si è messo a disposizione della procura, chiedendo di essere sentito. Martedì notte era stato convocato in caserma a Stresa come “persona informata sui fatti”.
Dal pomeriggio gli inquirenti stavano ascoltando le varie testimonianze dei dipendenti. Solo dopo una lunga attesa alle 3 di notte gli è stato notificato il fermo. Ma già nella giornata di martedì, prima dunque che l’ingegnere finisse indagato, l’avvocato Da Prato aveva inviato una mail alla procura di Verbania in cui parlava di avere elementi utili alle indagini dopo aver appreso da un dipendente delle funivie del Mottarone informazioni sull’utilizzo improprio del sistema frenante.

Comments are closed.