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Camilla, l’autopsia fa accelerare l’inchiesta: confermato un collegamento col vaccino

Genova (Matteo Indice de Il Secolo XIX) – Camilla è morta per emorragia cerebrale e bisogna capire se poteva rientrare fra i soggetti ultrafragili per i quali andava esclusa la somministrazione di AstraZeneca. I suoi genitori, davanti ai pubblici ministeri, hanno ribadito che non soffriva di particolari problemi di salute, consegnando tra l’altro un referto su analisi ematochimiche del 2014. Ancora: a brevissimo gli inquirenti ascolteranno il medico che le aveva prescritto una terapia ormonale e, soprattutto, si apprende oggi che i primi farmaci nell’ambito di quel percorso sono stati assunti dopo la vaccinazione. “Il reato di omicidio colposo – si conferma in ambienti investigativi – è al momento a carico d’ignoti, ma non è escluso che qualche nome possa essere iscritto al registro degli indagati in tempi non particolarmente lunghi”. la verità in 90 giorni.
Sono i principali aggiornamenti nell’inchiesta sulla morte di Camilla Cànepa, la diciottenne stroncata la sera di giovedì 10 giugno dopo che il 25 maggio era stata vaccinata con AstraZeneca a Sestri Levante, la città in cui viveva. Il medico legale Luca Tajana, coadiuvato dall’ematologo Franco Piovella, ha eseguito l’autopsia che ha confermato l’emorragia cerebrale collegata alla trombosi post-vaccino, accreditando quindi il nesso fra il siero e la tragedia. I due specialisti hanno ora 90 giorni per il completamento degli esami (istologici in primis) a valle dei quali consegneranno una relazione ai pm titolari del fascicolo, Stefano Puppo e Francesca Rombolà, appartenenti al pool tutela della salute coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Pinto. E sempre ieri i due magistrati, coadiuvati dai carabinieri del Nas, hanno avviato gli interrogatori che si annunciano serrati anche per i prossimi giorni. Dopo i familiari della vittima, sarà la volta di tutto il personale sanitario che in qualche modo ha avuto contatti con la studentessa nelle due settimane antecedenti la sua morte. i dubbi dei magistrati.
Dai quesiti che i pubblici ministeri hanno formulato, attendendo la risposta dei consulenti Tajana e Piovella, si può intuire quali sono gli ambiti maggiormente esplorati dagli investigatori. I quali chiedono di capire “se nell’operato del personale che ha trattato la ragazza presso il pronto soccorso dell’ospedale di Lavagna e del Policlinico San Martino si ravvisano elementi di colpa professionale, e se sussista nesso di causalità fra i profili di colpa individuati e il decesso di Camilla”. A questo proposito va ricordata la sequenza che si è materializzata nei giorni scorsi. Dalle carte in mano ai magistrati risulta che il 29 maggio, 4 giorni dopo il vaccino, la giovane aveva assunto 10 milligrammi di Dufaston e 2 di Progynova, estrogeni. La diciottenne è stata bene fino al tardo pomeriggio del 3 giugno, quando ha manifestato cefalea e una forte fotosensibilità. Ha raggiunto insieme ai familiari il pronto soccorso di Lavagna e qui ha trascorso una notte in osservazione dopo che erano stati registrati due elementi nodali: una presunta “piastrinopenia” (carenza di piastrine) di matrice ereditaria e però contestata dalla famiglia, e la stabile assunzione di potenti medicinali. Pure su quest’ambito si sofferma chi indaga e i medici legali dovranno dire “se, dopo l’inoculazione del vaccino AstraZeneca, fosse corretto assumere per la prima volta o proseguire la terapia farmacologica con Progynova e Dufaston”.
Resta indubbio che il passaggio a Lavagna sia uno dei dati fondamentali su cui si concentrano allo stato gli investigatori, per capire se vi sia stato qualche tipo di sottovalutazione e se Camilla già in quella fase poteva essere sottoposta a trattamenti che prevenissero degenerazioni (il valore delle piastrine era comunque più basso di quello ritenuto “normale”). Il 5 giugno alle 23.58 la ragazza è infatti arrivata nuovamente nell’istituto lavagnese, stavolta in ambulanza, con sintomi aggravati e la Tac ha certificato una “trombosi del seno cavernoso”. Trasferita all’alba al San Martino è stata sottoposta a due interventi chirurgici, ma non c’è stato nulla da fare: il 10 giugno è stato constatato il decesso e sono state avviate le procedure per l’espianto degli organi.

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