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La popolazione ha venduto i terreni per avere una strada protetta dalle alluvioni, non per farne una a Riccoboni

Sezzadio (Anna Briano) – Nei giorni scorsi è stato presentato in Comune il progetto esecutivo dello Studio Rosso di Milano con l’ingegner Alessandro Clemente che sarà alla direzione dei lavori, per l’innalzamento della provinciale di un metro e mezzo con tubi a vista sotto la sede stradale, in grado di far defluire l’acqua sotto la carreggiata e disperdere la corrente nei campi circostanti in caso di straripamento del Bormida. Il tratto di strada interessato è quello lungo 1,4 chilometri tra Novi e Acqui Terme, dove a novembre di due anni fa l’alluvione del Bormida, appena superato il centro abitato, ha sollevato e travolto la sede stradale e fatto una vittima. Questa soluzione in gergo tecnico si chiama strada trasparente e impegnerà il primo lotto, da realizzare entro fine anno. Il secondo lotto entro la fine del prossimo anno completerà i lavori, ridefinendo l’intero tratto. Il contributo di 1,8 milioni dalla Regione consentirà di ripristinare l’intero tratto per cui è stato necessario eseguire una serie di espropri i quali, grazie al favore della popolazione che ha dimostrato la massima collaborazione, hanno permesso di procedere velocemente. Giovedì 5 agosto era il termine ultimo per la presentazione telematica del progetto. La base d’asta è di 1.328.664,40 euro. Unico neo di tutta la realizzazione è il raccordo della strada con la nuova circonvallazione di Sezzadio, un progetto osteggiato dalla popolazione perché serve quasi esclusivamente alla futura discarica Riccoboni. I residenti sono molto contrari a qualsiasi vantaggio riconosciuto alla ditta Riccoboni che dovrebbe terminare e poi gestire la discarica che qui, a parte la provincia del presidente Gianfranco Baldi (nella foto) detentrice del record delle strade dissestate, non vuole nessuno. Una discarica che si troverà proprio sopra alla più grande falda acquifera del Piemonte che dà da bere a milioni di persone. Solo un idiota può consentire una roba del genere, eppure i nostri politici l’hanno consentita. Si tratta di una merda gigantesca composta da ben 2 milioni di  metri cubi di detriti con grave pericolo per la falda acquifera che sta sotto e che, fra l’altro,  alimenta direttamente l’acquedotto dei Comuni dell’acquese. Dopo una lunga controversia, per cui in un primo momento, nel 2014, l’allora presidente della Provincia Paolo Filippi, scomparso recentemente, aveva negato l’uso dell’area, l’anno dopo, con una strana sentenza del Tar, si autorizzava la destinazione d’uso a discarica per la ditta Riccoboni e la Provincia concedeva le autorizzazioni (presidente Rossa) confermate da Baldi.

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