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Presto a Torino il primo museo sull’omosessualità

Torino (Giulia Giraudo) – Essendo a corto di argomenti di distrazione di massa, avendo toppato con le balle sul clima che è sempre cambiato e sul Covid che non  c’è, l’elite satanista si arrampica sugli specchi e propone l’improponibile: un museo sull’omosessualità. Cioè quello che dovrebbe appartenere alla personalissima sfera della riservatezza e della libertà personale sarà spiattellato in piazza in maniera del tutto inopportuna alla faccia degli omosessuali veri e dignitosi che preferiscono di gran lunga la massima libertà senza interferenze. Ma il mondo sta impazzendo e ci tocca vederne di tutti i colori. Così a Torino – città satanica – sarà aperto un museo dedicato all’omosessualità: la richiesta arriva da Angelo Pezzana, fondatore nel 1971 del movimento di liberazione omosessuale “Fuori!” e presidente della fondazione Sandro Penna, che ha scritto una lettera aperta al neosindaco Stefano Lo Russo e al presidente del Piemonte Alberto Cirio. Sarebbe la prima esposizione permanente in Italia dedicata alle tematiche omosessuali e alla storia di come si sono evolute, e non è un caso che la richiesta parta da Torino dove era nato il primo movimento italiano di liberazione omosessuale e dove si è appena chiusa una mostra legata ai 50 anni del “Fuori!”. Non solo: all’ultimo Salone del libro lo spazio Lgbt ha avuto per la prima volta il sostegno sia del Comune che della Regione. Senza contare che l’Università di Torino è l’unica in Italia in cui esiste la cattedra di “Storia dell’omosessualità”. Insomma non ci facciamo mancare proprio niente e l’orrido avanza sorretto da un pessimo gusto e da una certa dose di ostentato malcostume.
Ma se è vero che Torino è considerata la capitale dei diritti, occorrerebbe difendere quelli cui l’omosessualità non piace, e ancora meno la sua ostentazione. Stiano tranquilli gli omosessuali, come sempre negli ambienti liberali la loro condizione non è e non sarà mai oggetto di emarginazione e scherno, ma è anche vero che la libertà degli omosessuali non deve per nessun motivo invadere la sfera di libertà di chi omosessuale non è e di omosessualità non vuol sentir parlare. A ciascuno il suo insomma.
Delirante poi la tesi di qualcuno che il museo possa diventare anche un polo di attrazione turistica, oltre che un presidio della cultura omosessuale dal momento che Torino è già considerata una città gay friendly e le esperienze analoghe nel mondo dedicate alla storia dell’omosessualità e degli omosessuali, come lo Schwules Museum di Berlino, riscuotono un grande successo.
Tutto ciò appare molto discutibile oltre che di cattivo gusto.

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