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Genova conferma il patto con Torino e Milano, e Alessandria ringrazia

Ganova (Emanuele Rossi de Il Secolo XIX) – “Se Genova, Milano e Torino lavorano insieme con le loro regioni, rappresentano una macro-area che ha il Pil più alto d’Europa e che ha le dimensioni di megalopoli come Shanghai o Los Angeles. Dobbiamo puntare su questo, non fare la guerra ai ministeri. Lavorare con e non contro Roma”.
Il sindaco di Genova Marco Bucci accoglie le parole del neo collega torinese Stefano Lo Russo – intervistato nel forum de La Stampa – e ribalta il quadro: l’alleanza delle città del Nord? Certo, ma senza aprire conflitti con Roma. In ottica propositiva: “Dobbiamo fare proposte così valide che non ce le possono rifiutare”.

Sindaco Bucci, il suo neo collega di Torino, Lo Russo, parla di una “battaglia comune e trasversale” delle città del Nord contro la burocrazia ministeriale. Condivide?
“Mi spiace, ma si sbaglia. E spiego perché: dobbiamo fare i patti tra città e questo è giusto, ma non per combattere contro nessuno, tanto meno il governo. Dobbiamo lavorare col governo. Il vecchio triangolo industriale oggi è un’area con un Pil superiore ad altre macroaree europee, cogliamo l’occasione del Pnrr per lavorare come un’unica grande città metropolitana, le dimensioni sono quelle delle grandi città asiatiche o americane, lo dico sempre: per passare da un estremo all’altro di Milwaulkee ci sono tanti chilometri come da Genova a Milano. Solo che noi siamo molto più ricchi di cultura e natura”.

Cosa manca però?
“I collegamenti sono il punto debole. Quando velocizzeremo le tratte ferroviarie tra le tre città, per esempio con il Terzo valico, il quadro cambierà. Noi dobbiamo muoverci in un’ottica comune per velocizzare lo scambio, in quest’area, di persone, dati e merci. Così facciamo sviluppo territoriale. Con Chiara Appendino e Beppe Sala, in passato, abbiamo parlato spesso dell’idea di una grande città metropolitana unica, a livello di progetti condivisi”.

Non negherà di avere alzato la voce con Roma nei suoi quattro anni di mandato, quando c’erano delle lungaggini.
“Con la burocrazia avremo a che fare sempre, ma io non vado contro, io faccio dibattito. In sintesi, non dobbiamo andare a litigare, ma presentare proposte così belle che non si possono rifiutare”.

Lo Russo dice anche che il sindaco non ha poteri in materia di politica industriale.
“Non sono d’accordo. È vero che le aziende vanno dove vogliono, ma la città ha il dovere di indicare una strategia di sviluppo, per creare terreno fertile”.

Esiste un “partito dei sindaci”?
“Se esistesse, io strapperei la tessera. Per uno che non ha mai avuto una tessera di partito, sarebbe un controsenso. Esiste l’Anci che va bene, su tante cose negli ultimi anni ha dimostrato di lavorare bene, su altre il suo lavoro è perfettibile, ma un ente di coordinamento c’è, facciamolo funzionare”.

Lei è l’unico sindaco di centrodestra nelle grandi città, esiste un problema per il centrodestra con gli elettori dei grandi centri?
“Era così anche prima di questa tornata di amministrative. Perché? Chiedetelo ai leader del centrodestra, non a me”.

Lei è un esponente di primo piano.
“Io non sono un sindaco di centrodestra. Sono stato eletto con il supporto dei partiti di centrodestra”.

Potrebbero avere da ridire su questa sua visione.
“Non credo proprio, sanno bene quanto tenga alla mia indipendenza”.

Quando incontrerà il nuovo sindaco di Torino?
“Spero presto, dobbiamo andare avanti con il lavoro su Iren: in questi anni le azioni dell’azienda sono passate da 1.90 a 2.70 euro, con enormi ricadute positive occupazionali ed economiche sul territorio”.

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