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Gli stranieri fanno “Shopping di Rsa” in Piemonte, e il vecchietto dove lo metto?

Torino – La Santa Croce di Vietti è già passata alla francese Korian mentre altre Rsa (case di riposo) stanno valutando le offerte di grandi gruppi stranieri stanno facendo per inglobare nei loro imperi le strutture per anziani del Piemonte. A quasi due anni dall’inizio della pandemia di Covid19, è arrivato per le Rsa il momento di fare un bilancio. Che per molti è negativo. Si calcola infatti che almeno il 10- 15% delle strutture per anziani sia a rischio. Nonostante dal punto di vista epidemiologico i contagi siano quasi a zero tra le mura in cui un anno e mezzo fa si consumò la strage silenziosa degli anziani, non si può parlare di un ritorno alla normalità. Se le Rsa della città di Torino hanno alti livelli di occupazione, lo stesso non si può dire di quelle di provincia, che hanno ancora molti letti liberi. Che significa poche rette e conti in rosso, soprattutto con i costi di gestione lievitati durante la pandemia, tra l’acquisto di mascherine e altre protezioni e l’aumento degli stipendi di infermieri (introvabili) e sanitari in genere. In prima linea è Anaste Piemonte, l’associazione delle Rsa (Associazione Nazionale Strutture Territoriali e per la Terza Età) che col suo presidente del Piemonte Michele Assandri si batte da anni per il riequilibrio del settore. Chiede che si aumentino i posti letto in convenzione per aiutare le famiglie e per occupare i posti letto rimasti vuoti dopo il covid, oltre all’aggiornamento delle le tariffe convenzionate con le Asl, che sono ferme dal 2012 e sono le più basse d’Italia. Inoltre Anaste chiede con forza un aggiornamento dei ristori che in Piemonte sono molto più bassi rispetto ad altre regioni del Nord Italia. A tutto ciò si aggiunge il fatto che alcuni gruppi esteri hanno dalla loro una più favorevole tassazione nello Stato di origine, che permette di fare operazioni immobiliari molto più vantaggiose. E questo mette in allarme i gestori. Tra i gruppi che stanno portando avanti una calata in Piemonte ci sono nomi come Colisée, Orpea e Korian, che questa estate ha acquisito 450 dipendenti e 750 posti letto della società Santa Croce della famiglia Vietti. In realtà non tutte le Rsa in crisi fanno gola. In quelle troppo piccole, infatti, il costo del personale è difficile da sostenere economicamente a fronte di poche rette incassate. E quindi per loro è difficile anche trovare chi le compri e il rischio di una chiusura è concreto.

Svendiamo le Rsa ai privati mentre la Regione Piemonte dorme
In Piemonte il settore delle Rsa è al collasso. In molte strutture a scadenza dei nove mesi della copertura vaccinale (nel lasso di tempo prima della terza dose) è ricomparso il Covid. Vero è che i pazienti non muoiono più, tranne che in rari casi, però è il frutto dell’applicazione troppo lassista delle indicazioni regionali e nazionali.
Il TAR ha invitato la Regione (sostanzialmente) a rimediare agli errori delle delibere impugnate da Airone e Ribero Luino (uniche in Piemonte) sui riparti folli dei ristori pandemici. Nessuna decisione ufficiale ma buone prospettive d’una revisione dei parametri di distribuzione dei fondi Covid. Chi vive sperando…
Ma siamo venuti a sapere che c’è qualcuno che vuole andare fino in fondo verificando magari l’esistenza del danno erariale per i soldi versati indebitamente a strutture che li hanno presi due volte.
La cosa grave – anzi gravissima – è che in Alessandria oltre che alla vendita di Alegas i mandrogni si preparano a subire un’altra privatizzazione strisciante e non valutata dai cittadini (e ovviamente dal Consiglio Comunale addormentato), poiche ci giunge notizia che il Soggiorno Borsalino (oberato da debiti disavanzo circa 1,5 milioni di euro (c’è un processo in corso a Vercelli di cui noi di Alessandria Oggi abbiamo dato notizia) per quanto riguarda l’ultimo bilancio, ma con un buco di oltre sei milioni di euro, sta preparando un bando di gara di concessione ai privati per 35 anni della struttura. Ciò vuol dire semplicemente che si lascia il fiore all’occhiello del “Sociale” ai privati, senza sapere chi sono, quali possano essere le rette e con che garanzie. Tutto ciò senza tener conto dei milioni di Euro pubblici versati nelle casse della ex Ipab (si calcola almeno cinque) che si sommano ai fondi per l’alluvione e alle donazioni private.

Alcuni casi di mala gestio
La Casa di Riposo comunale di Valmacca che era gestita da una Maior delle Cooperarive sociali ha cambiato gestore affidandosi a una piccola cooperativa casalese. Immediatamente dopo è stata ricolpita dal Covid. Un caso? O misure di sicurezza meno professionali (e costose). Si fa dumping per tenere le rette basse a scapito della sicurezza?
Anche la casa di Riposo Comunale di Moncalvo ha chiuso e hanno trasferito gli ospiti in quella non comunale). Motivo: il Comune faceva rette ridicole, fa un buco di bilancio e poi mette tutto in mano ai privati che, senza concorrenza, faranno ciò che vogliono.
La Casa di Riposo dì Casale (una delle più grandi in Piemonte) non ha più nemmeno i fondi per pagarsi un direttore. Morto Filippi e mandato in pensione Barbano chi la gestisce? Passerà anche lei ai privati?

È una situazione agghiacciante: sta per saltare un intero settore e nessuno fa nulla finché i privati, quelli quotati in borsa (in prevalenza francesi), non si prenderanno tutto.

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