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A 16 anni non poteva essere un soldato di leva italiano

Novi Ligure (Red) – È mancato a Novi un anziano signore di 94 anni che tutti – compresi noi – ricordano con simpatia e rispetto, ma del quale il solito cronista un po’ disinformato scrive una cosa palesemente falsa, cioè che nel 1943 stava svolgendo il servizio militare per poi aderire alla guerra partigiana. Spiacenti, ma ci corre l’obbligo precisare che il signore di cui si tratta, essendo nato nel 1927, nel 1943 aveva solo sedici anni e non poteva essere un soldato, a meno che non fosse un volontario. Ma in questo caso si capisce ancora meno come abbia potuto aderire (come scrive l’incauto cronista) al movimento partigiano, fatto molto improbabile per un volontario sedicenne che, poco prima, aveva già scelto di indossare la divisa italiana per combattere al fianco dei tedeschi. Evidentemente c’è qualcosa che non va, come non va neppure chi – il solito trinariciuto gramo, ignorante e in malafede – lo commemora come un partigiano. Noi che siamo liberali, anticomunisti e antifascisti, stiamo da sempre dalla parte della verità che anche stavolta è un’altra. Per dirla tutta, ricordiamo che i partigiani che oggi spuntano da tutte le parti, erano “quattro gatti”: secondo gli archivi erano meno di 50.000 (son diventati di colpo 350.000 dopo il 25 aprile 1945), a fronte dei 400.000 Ragazzi di Salò, dei 600.000 Alleati presenti in Italia dopo il 1943 e dei 200.000 Tedeschi, mentre ci devono ancora spiegare come mai i Partigiani si sono sempre girati dall’altra parte quando gli Angloamericani bombardavano le nostre città facendo, alla fine, centomila morti, morto più morto meno, fra vecchi, donne e bambini. “Combattevano” al fianco degli Alleati che invece li consideravano un intralcio a causa dei loro atti di guerriglia e di sabotaggio che stavano rallentando la ritirata dei tedeschi. La cosa disturbava molto il Comando Alleato di stanza al Sud, al punto che il 13 novembre del 1944 il generale Alexander con un dispaccio invitava i partigiani italiani a nascondersi e cessare l’attività militare. Tornando a noi, quello che più rattrista è che quando passa a miglior vita uno che, pur degno della massima attenzione e del massimo rispetto, partigiano non era, nessuno sente il bisogno di commemorarlo, mentre ci tocca leggere della commemorazione d’un signore che forse era partigiano, ma non è dimostrato (forse, chissà, può darsi, non si sa mai, speriamo che me la cavo, che dio ce la mandi buona, vai avanti tu che a me da ridere, se tutto va bene siamo rovinati, chissà chi lo sa, staremo a vedere) e con la stessa diabolica leggerezza ci dimentichiamo dei 740.000 italiani (15 volte i partigiani), tra internati militari e prigionieri, presenti nei lager tedeschi (nella foto d’apertura).
Ecco perché se la piantassimo lì una buona volta di raccontare balle e di essere i soliti cialtroni sarebbe meglio per tutti.
Viva l’Italia libera e liberale.

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