Press "Enter" to skip to content

L’ospedale di Alessandria sta bene dov’è

Alessandria – Finalmente possiamo contare i soldi che arrivano per la realizzazione del nuovo ospedale di Alessandria, si tratta di circa 300 milioni di euro, euro più, euro meno come fa sapere la Regione Piemonte che ha approvato la proposta di deliberazione sugli investimenti per realizzare sei nuove strutture, che si aggiungono alle due già programmate nella precedente legislatura (che sono le Città della salute di Torino e Novara). Le risorse sono state destinate al Piemonte attraverso un Dpcm nel quale la nostra regione ha potuto avere una fetta molto importante dei fondi per una sorta di compensazione rispetto al passato; si farà un percorso di progettazione e di condivisione importante con il territorio che ci eviterà di fare gli errori che talvolta ci sono stati. Si eviteranno localizzazioni infelici con le necessarie perizie idrogeologiche, pur cercando di seguire il più possibile le indicazioni dei sindaci. Naturalmente noi di Alessandria Oggi non siamo d’accordo  sul fatto che si debba costruire una nuova struttura, preferendo ottimizzare quella che c’è già e, a questo proposito, lascio campo libero al mai dimenticato Guido Manzone che, profeticamente, a questo proposito scriveva quanto segue. Un articolo di sorprendente attualità.

di Guido Manzone5 aprile 2013: “L’ospedale va bene dov’è, basta tangenti a scapito del bene comune”
Spinti da inestinguibile voracità sono nuovamente al lavoro i costruttori di macerie. Non essendo bastata l’illegale distruzione degli ottimi ponti della Cittadella e del Sanatorio, che non erano assolutamente da abbattere, ora vogliono trasferire l’ospedale civile, unica cosa che ad Alessandria funziona molto bene, che non è da trasferire. E vogliono farlo senza avere nemmeno i soldi per finanziare l’operazione. Ma l’essere impuniti nel loro nefando agire li fa credere furbi, inducendoli a confondere corruzione con intelligenza. Con la cupa pazienza dell’avvoltoio aspettano il momento opportuno agitando con le loro indegne zampe le nobili bandiere della salute e della vita dell’uomo, sotto la cui ombra si cerca di celare l’indegna intrapresa. Ma il male non può essere gestito da soli. Il farlo necessita della complicità delle vittime persuase, con false parole, ad agire in modo contrario al loro bene. Una città non è la somma di individui, ma una comunità che si riconosce in un insieme di valori condivisi. Sono proprio questi valori che occorre stravolgere e prostituire per piegare i molti al vantaggio di pochi. Questo agire spiega come, in regime democratico, la gestione del male sia divenuta sempre più costosa, privilegiando i grandi lavori che permettono grandi tangenti. Non è un caso che in questo periodo di crisi, gli appartenenti alla destra e alla sinistra piemontesi, come branchi di lupi affamati, si siano lanciati sugli ospedali con proposte contrarie agli interessi comuni. La giunta Cota vorrebbe cedere ai privati il 40% della proprietà degli ospedali. Ed in particolare gli immobili, che le ASL dovrebbero affittare dai novelli proprietari, a prezzi di totale vantaggio per questi ultimi. Il che in breve tempo distruggerebbe i bilanci aprendo la strada ad una cessione definitiva della sanità piemontese. E così la nostra regione finirebbe come gli Stati Uniti in cui gli appartenenti alle classi meno abbienti non sono curati. Situazione deprecabile contro cui giustamente si batte da anni l’attuale presidente Obama, onde porre fine al fatto che gli abitanti degli USA, proprio per mancanza di cure, vivano mediamente alcuni anni meno di quelli di paesi come l’Italia. In compenso gli appartenenti alla sinistra alessandrina se da un lato si oppongono all’infame proposta Cota, dall’altro si stanno già scannando per l’ipotetica localizzazione del futuro ospedale cittadino. C’è chi vuole metterlo al Cristo in tenuta Taverna, c’è chi lo vuole al Borsalino (giro ex socialista) e c’è invece chi lo vuole ad Alessandria 2000 (Rossa, ex PCI). Tre proposte assolutamente demenziali anche da un punto di vista urbanistico. Il Cristo è fuori baricentro e difficilmente raggiungibile sia per i pazienti che per il personale, e soggetto a continui intasamenti di traffico. Le altre due sorgono in aree golenali con tutte le conseguenze del caso.
L’attuale ospedale di Alessandria sta benissimo dov’è (a destra un’ipotesi di ristrutturazione con l’unione del vecchio blocco all’attuale tramite un ponte – n.d.e.). È ottimamente posizionato da un punto di vista urbanistico e, trovandosi sulla circonvallazione, è nell’area più facilmente raggiungibile dell’intera città. A fianco c’è il gigantesco edificio vuoto dell’ex ospedale psichiatrico con vastissimi cortili e lasciato dolosamente inutilizzato proprio allo scopo di creare disservizi, con cui giustificare il trasferimento del vicino ospedale. Inoltre confinante, subito al di là della circonvallazione, vi è l’enorme estensione dei cosiddetti Orti del manicomio, in cui sarebbe possibile creare un gratuito posteggio riservato sia ai dipendenti che ai pazienti. Poiché è profondamente errato aspettare che la casa bruci prima di intervenire, chiediamo a tutti i cittadini di muoversi per impedire il truffaldino trasferimento dell’ospedale civile di Alessandria. Chiediamo pure che si tuteli con ogni mezzo quello che oggi è l’unico e solo orgoglio della città utilizzando per suoi eventuali ampliamenti ciò che già gli appartiene e nel contempo non solo si impediscano i tentativi di privatizzazioni regionali, ma si richieda alla Regione di saldare al più presto i suoi debiti con le nostre strutture sanitarie evitando sprechi di prestigio, come l’inutile e costosissimo grattacielo della Regione, questo sì da vendersi al più presto ai privati, essendo questa l’unica ed auspicabile forma di privatizzazione”.

Comments are closed.