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Uccise nel sonno la madre gravemente malata per non farla soffrire oltre: assolto

Asti – Gianni Ghiotti, un operaio di 55 anni residente a Piovà Massaia, a ottobre 2020 aveva confessato di avere ucciso tre anni prima la madre Laura Tortella, 92 anni, per porre fine alle sue atroci sofferenze. Si è liberato la coscienza e quel tremendo segreto che non poteva più tenersi dentro. La mamma da tempo soffriva di una gravissima forma di osteoporosi. Ogni minimo movimento era causa di fratture e dolori lancinanti. Il figlio si è dedicato a lei per tutta la vita. L’ha curata, amata, accudita. Con costanza, per anni, somministrandole cure e farmaci e portandola alle visite mediche, assistendola nei tanti ricoveri in ospedale. La svolta nell’ottobre 2020 in quanto era stato convocato in caserma perché aveva rigato l’auto di una donna che l’aveva denunciato: sapeva che una telecamera lo avrebbe inquadrato e ha compiuto il gesto. I carabinieri l’hanno convocato stupiti di questo fatto, inaspettato per una persona perbene come Ghiotti. L’uomo si è seduto davanti al maresciallo e prima ancora che gli fosse contestato il danneggiamento si è liberato, raccontando quello che aveva fatto: “Volevo essere chiamato in caserma perchè ho una storia da raccontarvi, non posso più tenermi questo dolore dentro”, aveva detto all’esterrefatto tenente dei carabinieri di Cocconato confessando l’omicidio della madre: “Le ho dato un calmante e poi l’ho soffocata con un cuscino mentre dormiva”.
Mercoledì il giudice Federico Belli lo ha assolto perché non può essere considerato un delitto il gesto disperato d’un figlio che cerca di mettere fine alle sofferenze della madre. Ghiotti ha ripercorso in aula gli ultimi anni di vita della mamma che soffriva moltissimo. In un anno si era fratturata quattro volte in femore, ogni volta era stata costretta a subire un’operazione. I medici avevano detto che non avrebbero più potuto fissare le ossa se ci fossero state altre fratture: “Mia mamma non voleva finire in un letto, aveva già visto morire così mia zia”. L’operaio “matricida per amore” ha ripetuto tutto davanti al gip e al pm Gabriele Fiz che aveva chiesto una condanna a poco più di 7 anni. È stata un’udienza sofferta perché l’imputato soffriva per quello che era accaduto ma il suo non è stato un crimine, bensì un atto d’amore con cui ha sacrificato se stesso, la sua serenità e la sua libertà per un reato che prevede l’ergastolo. L’uomo ha spiegato di aver ucciso la madre per sua stessa richiesta.

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