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L’inferno della A26 non è dovuto al caso ma all’ennesimo cantiere incustodito: e ora chi paga?

San Salvatore Monferrato (Max Corradi) – Due morti e dieci feriti, quaranta auto e quattro tir coinvolti, traffico in tilt per un giorno, danni incalcolabili a cose e persone. Questo è lo “stuzzichino” del disastro sulla A26, ennesimo risultato di un’Italia perennemente provvisoria grazie ad una politica che ha azzerato il nucleare, ha compiuto sei golpe dal 2011 ad oggi, ha votato due volte un capo dello stato abusivo, ha piazzato gente del mondo bancario a capo del governo (Monti, Letta, Gentiloni e Draghi) che, con la sua magistratura, non si cura nemmeno di mandare in galera chi deve andarci e chiedere i danni a chi fa manutenzione coi piedi alle autostrade italiane. Come se ciò non bastasse, siamo venuti a sapere che i ristori non bastano a causa del costo dell’energia (per forza siamo senza centrali) per cui siamo veramente col culo per terra. Tutto ciò mentre, in questo desolante quadro generale, anche il disastro di ieri sulla A26, con due morti e dieci feriti, di cui due gravi, è dovuto  al solito eterno cantiere non segnalato a dovere dove sono andati a sbattere a causa della nebbia quattro camion e quaranta auto. Un cantiere che ha reso necessaria la solita strettoia per gli infiniti lavori in corso nella galleria sotto San Salvatore, strettoia che ha ridotto la larghezza della carreggiata che, causa nebbia, non è stata vista. E ogni anno che passa è sempre la solita tiritera, specie qui da noi, nel nord-ovest tra Lombardia, Piemonte e Liguria. I problemi più frequenti che riscontrano gli automobilisti a causa dei lavori in corso in autostrada sono la riduzione delle corsie da tre a due o persino a una, il passaggio nella carreggiata opposta con viabilità a doppio senso di marcia (spesso anche in galleria), la velocità discontinua o limitata dovuta a rallentamenti e code e l’occupazione molto frequente delle corsie di emergenza, cosa tra l’altro decisamente pericolosa perché nega la possibilità di usufruire di uno spazio vitale nell’ipotesi di incidente o guasto del veicolo.

La foto sopra (la qualità è quella che è ma è l’unica prova che siamo riusciti a trovare) è tratta da un fotogramma della telecamera dell’autostrada

 

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