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I CINGHIALI SONO TROPPI, COME SI FA A TORNARE ALL’EQUILIBRIO NATURALE?

Con grandi titoli a piena pagina, solitamente riservati agli eventi di importanza per lo meno nazionale, il principale strumento di informazione italiana (leggi Corriere della sera) ha dato spazio agli intellettuali italiani che protestano contro l’abbattimento dei cinghiali. Gli intellettuali, come del resto alcuni artisti, sono sempre stati il “sale della terra”, coloro che, meglio di ogni altro, interpretano e creano lo “spirito” di una nazione in una determinata epoca. Il fatto che oggi manifestino per fermare l’abbattimento dei cinghiali, se analizzato nella sua sostanza culturale, porta purtroppo ad un’ unica lettura: il fallimento di parte della cultura italiana ed indirettamente della scuola per palese carenza di razionalità. La scuola di un paese industriale moderno ad alta tecnologia non può che essere una scuola con determinati componenti di tipo razionale. Renzi può affermare che la forza dell’Italia è il bello, ma non è così. Il mondo è pieno di siti ricchi di cose bellissime intorno a cui la popolazione muore di fame, come in Egitto e in certe zone del Sud America. L’opporsi all’abbattimento dei cinghiali vuol dire non avere capito come avviene l’equilibrio della vita sul Pianeta. In natura il numero degli erbivori, che si moltiplicherebbero all’infinito, viene contenuto dai predatori. La presenza ed il controllo dell’uomo sul Pianeta ha rotto questo equilibrio e chi oggi è incaricato di mantenerlo il più possibile è proprio l’uomo stesso. Quando, per qualche motivo, si interrompe, viene meno la stessa vita, come capitato su alcune isole in cui la moltiplicazione incontrollata dei conigli o delle capre ne provocò l’autodistruzione (e di questo si era già accorto anche Aristotele). L’antagonista biologico (ossia chi deve impedire la eccessiva moltiplicazione) del cinghiale, animale fortissimo e coraggioso, può essere soltanto un  predatore più forte in grado di vincere facilmente lo scontro. In questo caso può essere soltanto un grosso felino, dalla pantera in su. L’esperienza a riguardo è già stata fatta in anni passati nel grande parco naturale, conservato per motivi di studio, tra la Polonia e la Russia. L’introduzione della lince, immessa per contenere la moltiplicazione dei cervidi, fallì perché il predatore, da sempre, nella sua eterna caccia, predilige gli animali più deboli ed indifesi essendo il suo compito “naturale” anche quello di eliminare quelli malati per estinguere in tal modo il contagio. Successe così che le linci, anziché aggredire daini e cervi all’interno del parco, tendevano ad uscirne cacciando le pecore ed i bovini degli allevamenti vicini confinanti, incredibilmente più facili da catturare. È ugualmente sbagliato pensare di contenere il numero degli erbivori (o degli onnivori come il cinghiale), come richiesto da chi si oppone all’abbattimento, distribuendo cibi contenenti antifecondativi. I risultati di queste esperienze sono sempre assai negativi. Ad esempio, quando lo si fa coi piccioni il risultato più evidente ottenuto  è lo sterminio dei falchi la cui riproduzione è impedita dagli antifecondativi presenti nelle esche distribuite per i piccioni e che passano al falco tramite le prede. A peggiorare la situazione vengono sterminati anche tutti gli altri animali, in particolare uccelli, che si nutrono abusivamente delle esche destinate ai piccioni. Il tutto sarà sgradevole per gli animalisti, ma non esiste azione più efficace ed indolore dell’abbattimento mirato che risparmia le altre specie. Il problema dell’Italia, in operazioni come quella relativa ai cinghiali, è sempre stato quello di trovare il giusto equilibrio dettato da analisi razionali. Quando ci si trova di fronte ad uno di questi problemi il nostro comportamento è generalmente binario. O non si fa nulla o lo sterminio è eccessivo, come sta avvenendo con la fauna selvatica in pianura, da anni incapace di reggere il ricambio richiesto da un’eccessiva presenza di cacciatori. Non sarebbe male se la scuola italiana, oltre ad insegnare tante belle cose di arte, musica e poesia, e privilegiare il sentimento romantico sulla logica razionale, insegnasse ai giovinetti quel minimo di conoscenze biologiche sulle quali si basano le immutabili leggi naturali che permettono la vita sul Pianeta.

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