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Tirelli di Anaste alla Giunta Cirio: per le case di riposo noi non firmiamo la loro condanna a morte

Alessandria – Il professor Fabio Tirelli vice presidente di Anaste, la più importante associazione dei gestori privati delle RSA piemontesi, punta il dito contro la Regione Piemonte per il fatto che, dopo un tiramolla con le associazioni imprenditoriali del settore, avrebbe partorito a settembre una delibera di adeguamento delle rette pubbliche (cioè il 50% della retta globale in Rsa per quei pochi fortunati che riescono a entrare nelle graduatorie di diritto) del 3,50% a decorrere dal 1° gennaio ’22, dopo anni di rette bloccate e centinaia di strutture chiuse o fallite per l’emergenza Covid ma, soprattutto, dovendo fare i conti con un’inflazione tendenziale dell’anno in corso di oltre ormai l’otto per cento. Naturalmente Anaste non ha mai firmato l’accordo, sottoscritto invece dalle associazioni notoriamente più politicamente impegnate in un confronto con la Giunta Regionale.
Da imprenditori liberali – e non liberisti -, cioè che fanno i conti coi bilanci e non con le promesse o coi proclami, quelli di Anaste non ci stanno e denunciano il fatto che si è rifiutato di utilizzare i fondi non spesi durante la strage pandemica, per cui il 90% dei morti sono stati anziani fragili che avrebbero potuto essere assistiti in Rsa dove, però, non sono mai arrivati. Rsa dove, tuttavia, le morti sono state pochissime in rapporto alla media territoriale, cosa riconosciuta pubblicamente dallo stesso Assessore alla Sanità che le ha definite come il luogo più sicuro d’Italia (sic!).
Qualcosa non torna, come direbbe il mitico Conte Mascetti: “C’è una supercazzola prematurata con scappellamento a destra”.
“E io pago”, aggiungerebbe il Fratello Totò.

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