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I business della prostituzione e del sextortion in Piemonte, fenomeni in crescita

Asti – Il mercato italiano della prostituzione non conosce crisi, e la spesa per i servizi connessi al sesso a pagamento rimane stabile nel 2019, con 4,7 miliardi di euro di consumi finali e 4 miliardi di valore aggiunto. Lo afferma il Codacons, citato dall’Istat come fonte dei dati sulla prostituzione nel Report sull’economia sommersa.
Il business della prostituzione rappresenta un mercato che interessa circa 3 milioni di italiani che si rivolgono al sesso a pagamento e vede impegnate 90.000 prostitute (il 10% minorenni, il 55% ragazze straniere, provenienti principalmente dai paesi dell’Europa dell’Est e Africa), cui si aggiunge un esercito di 20.000 “operatrici occasionali” che ricorrono al sesso via web solo in caso di necessità economiche o per reperire soldi per spese legate ad esigenze estemporanee (affitti, bollette, viaggi, abbigliamento, ecc.). Fortemente diversificate le tariffe delle prestazioni: si va dai pochi euro per una videochiamata erotica fino ai 500 euro ad ora delle escort che offrono servizi più esclusivi – spiega l’associazione. In Piemonte sarebbe proprio la città di Vittorio Alfieri il crocevia della prostituzione e, se fino al lockdown del 2020, la presenza delle prostitute sulle strade dell’Astigiano era una costante, ora le ragazze si sono trasferite in casa. Da quanto emerge da un monitoraggio condotto dall’onlus Piam con fondi del Dipartimento Pari opportunità della Presidenza del Consiglio, in strada, dopo quasi due anni di lockdown le prostitute sono tornate in strada, soprattutto di origine albanese, e non più giovanissime. Per il resto, i contatti con gli uomini avvengono soprattutto con telefonate e sul web. E gli incontri si organizzano a casa delle ragazze. Ma se gli incontri con i clienti si organizzano on-line, anche i metodi con i quali le donne devono restituire i soldi ai trafficanti si sono aggiornati: spesso accade che il denaro venga versato su una carta prepagata e poi inviato all’estero. I capi delle organizzazioni della mafia africana vivono prevalentemente tra Germania e Austria, anche per sottrarsi alle decine di inchieste che da Nord a Sud le procure italiane hanno avviato negli ultimi anni nei loro confronti. I nigeriani hanno copiato, in sostanza, lo schema già messo a punto da anni da cinesi e thailandesi: nessuna presenza in strada che può attirare l’attenzione delle forze dell’ordine, attività limitata alle abitazioni con annunci sul web e contatti telefonici, scarsissima presenza di uomini che restano sullo sfondo. La novità è che ormai vanno anche a casa dei clienti. Uomini soli che non devono rendere conto ai familiari su chi invitano nella propria abitazione. Il prezzo del sesso varia moltissimo, a seconda delle richieste, del tipo di ragazza. Comunque dai 20 ai 400 euro. Ma la novità più eclatante è che sta crescendo la prostituzione maschile, sia omosessuale che eterosessuale. Riguarda soprattutto ragazzi del Mali, Burkina Faso e Camerun. È più sotterranea ma esiste. La seduzione corre sui social ma il ricatto è in agguato. Le vittime sono quasi sempre uomini: alla promessa di sesso segue un video-ricatto. Ad organizzare il tutto sono per lo più organizzazioni che hanno base in Africa, soprattutto Nigeria o Costa d’Avorio, che battono a tappeto il web per collezionare vittime. Si tratta di sex extortion, o “sextortion”, come si dice in gergo, fenomeno che anche in Piemonte continua a moltiplicarsi. Sono stati 40 i casi denunciati nel 2020 solo agli uffici della polizia postale piemontese, denunce raddoppiate lo scorso anno, e il trend non sembra cambiare: quest’anno a fine agosto gli uffici ne hanno ricevute già 64. Un incremento di oltre il 100 per cento, nonostante che appaia ormai alle spalle il periodo, per molti considerato il più critico, dei lockdown e della pandemia durante i quali gran parte delle relazioni passava attraverso il mondo virtuale. La paura più grande è per i giovani che sono le vittime più facili, coi conseguenti fenomeni del cyberbullismo e della pedopornografia. Questo “giochino” costa intorno ai 100 euro , una cifra alla portata di tutti per cui la vittima pagherà. I ricatti sessuali sono veicolati in reti d’annata come Facebook, Badoo, Chatroulette, ma è sempre più frequente anche Instagram. Oppure ci si incontra su Once e poi ci si sposta su Skype o Telegram. Lì si conosce una ragazza avvenente e disinibita – o un ragazzo omosessuale – e la vittima ci casca: si spoglia, pratica atti di autoerotismo davanti alla webcam. A quel punto il ricatto: paga, altrimenti il video viene inviato a tutti i tuoi contatti.

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