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Giorgia Meloni nel salotto buono della finanza internazionale: perché io so’ io e voi non siete un…

di Piero Evaristo Giacobone – Scusate se insisto ma mi chiamo Evaristo e devo scrivere su Giorgia Meloni. Forse non tutti sanno che la prossima premier italiana è appartenente al mondo della grande finanza internazionale esattamente come il vituperato Draghi, con la differenza che Meloni di finanza capisce sì e no un centesimo di quello che capisce il banchiere amico di Berlusconi, premier dimissionario. Infatti poco meno di due anni fa Meloni entrava a far parte del potente club americano – finanziato dai grandi gruppi finanziari retti in gran parte da nipotini di Giacobbe – dell’Anspen Institute, dopo essere stata nominata presidente dei Conservatori europei. Nell’Aspen Institute Italia, presieduto da Giulio Tremonti, fa compagnia a Napolitano, Maroni, Paolo Mieli, Mario Monti, Giuliano Amato, Mario Nava, Marta Dassù, Gianni Letta (zio di Enrico Letta del Pd), Paolo Savona e John Elkann. Sarebbe stato meglio se fosse rimasta fascista, almeno era roba de noantri, e invece… Con l’entrata in Aspen cade definitivamente un ultimo cliché, quello di una destra che non vuole parlare coi “poteri forti” e che da questi viene evitata. Anzi, ora è funzionale – come lo sarebbe stato anche il Pd o qualsiasi altro raggruppamento tanto a certa gente va giù qualsiasi roba pur di detenere il potere – e la destra non è diversa dalla sinistra. Qualcuno direbbe che ce l’abbiamo in quel posto, può darsi, ma non è detta l’ultima parola. L’Aspen Institute è un’associazione privata che dichiara di promuovere valori umanistici e soluzioni a problemi di carattere politico ed economico attraverso seminari, programmi culturali, conferenze e formazione di una leadership illuminata. Dicono di arricchire la vita delle persone che “aiutano a lavorare in modo più informato e intelligente per spingerle verso il successo negli affari, nella leadership, nella vita per dare equilibrio a valori in conflitto e costruire una base di lavoro comune”. Ma che bravi.
Ma…, c’è un ma, perché a finanziare sta roba qua ci sono le più tremende e diaboliche lobbies finanziarie del pianeta: la Carnegie Corporation, la Rockefeller Brothers Fund (nella foto David Rockefeller, famoso per le sue attività lobbistiche, ritenuto uno dei membri fondatori del Gruppo Bilderberg, presidente dal 1970 al 1985 del Council on Foreign Relations, presidente onorario e plenipotenziario della Commissione Trilaterale, fondatore e finanziatore di Aspen, morto cinque anni fa) e la Ford Foundation e i membri più influenti del club appartengono al gotha del capitalismo mondiale: imprenditori, politici, speculatori finanziari, pennivendoli sedicenti giornalisti.
La sede centrale è a Washington D.C., ma ve ne sono altre sparse per il mondo: Italia, Francia, Germania, Spagna, Romania, Giappone, India. Ecco spiegato perché il partito della Meloni si chiama “Fratelli d’Italia” e non, per esempio, partito Partito Nazionale di Unità Socialista, o qualcos’altro del genere. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, senza annunci in pompa magna, è entrata a far parte dell’Aspen Institute in qualità di socia. Già in passato l’agguerrita leader del centrodestra aveva preso parte agli eventi organizzati dal think tank guidato da Giulio Tremonti, ma nel 2021 il suo ingresso è stato ufficializzato. I soci ordinari, come spiega il sito ufficiale dell’organizzazione, sono “personalità italiane e internazionali provenienti dal mondo accademico, politico, culturale e dei media” chiamati a far parte dell’Associazione dal Comitato Esecutivo per la loro fama accademica ed eccellenza professionale. A rega’, questa è Massoneria allo stato puro. Non quella de noantri dove ci si riunisce in Loggia una volta ogni quindici giorni e si pagano le quote. Questa è quella che conta, è il club dei banchieri, degli amici di Bush e di Biden e, ovviamente, dei nemici di Putin che a noi piace sempre di più.
E brava Giorgia, sei entrata nel club di quelli che vogliono distogliere l’attenzione dai problemi, di bloccare l’azione dei soggetti più deboli, di produrre una paralisi critica, alimentando voyeurismo mediatico e paura. Si tratta di una branca del capitalismo che produce guasti ambientali, che polverizza la rappresentanza democratica, che rende possibili salari stratosferici per i manager e che a schema variabile sa allearsi, a seconda delle circostanze e delle convenienze del momento, col conservatorismo religioso o col progressismo più cool. I “Valori Universali” che Aspen dice di voler promuovere, e di cui poco conosciamo, forse sarebbe meglio lasciarli ai meeting di Washington. Sarebbe veramente un’inutile perdita di tempo, e contemporaneamente ridicolo, assistere a una dissertazione filosofica su cosa sia Universale da parte di Henry Kissinger, Giulio Tremonti o della stessa Meloni.
E io pago.

 

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