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DA NICOLA SIRCHIA, CONSIGLIERE PROVINCIALE FI E COMPONENTE DEL COORDINAMENTO REGIONALE FI PIEMONTE

L’INCORPORAZIONE DI CAMAGNA  A CASALE MONFERRATO –

Egregio Direttore,
molto spesso anche i migliori progetti finiscono per decadere se il percorso scelto per realizzarli risulta errato o inefficace.
Il progetto ambizioso di una progressiva, concreta ed efficiente integrazione fra i Comuni del Monferrato casalese, che miri ad una progressiva e condivisa integrazione verso un nuovo e più grande Ente, con base in Casale Monferrato, forte di una massa critica di circa 70.000 persone e che possa dunque trovare ascolti ben più attenti nei riguardi delle proprie esigenze (si pensi a questioni come sanità, trasporti, tribunale per fare i primi esempi), era ed è in itinere da tempo e si basa su un lavoro costante, anche se magari non velocissimo, che parte dalla messa in comune di servizi fra vari soggetti del territorio. Una integrazione, dunque, che possa nascere dalla consapevolezza di più soggetti istituzionali e dei loro cittadini e che possa rispondere alle esigenze di sinergia e razionalizzazione delle spese senza ledere la qualità di quanto offerto alla cittadinanza.
Ci troviamo invece oggi di fronte alla questione della “incorporazione” di Camagna a Casale Monferrato: un iter che appare del tutto estemporaneo e scollegato da qualsivoglia discorso “di territorio” e che pare basarsi da una parte su confuse preoccupazioni del Sindaco di Camagna (e di chi lo segue o lo spinge) e dall’altra su malcelate ambizioni della sindaca di Casale (che forse già si vede “imperatrice del Monferrato”?) e che parrebbe non escludere desideri che coinvolgono il famoso “bollino” UNESCO.
Di fronte a questa strana vicenda, mi sento di esprimere qualche considerazione, fermo restando che stella polare di ogni decisione in un merito così delicato non potrà che essere il parere della popolazione di Camagna e dunque l’esito di un referendum all’uopo convocato.
Intanto il modo: come detto in precedenza, d’improvviso si butta via un lavoro di progressiva integrazione che, iniziato con le Amministrazioni Mascarino, aveva poi ricevuto forte impulso durante il periodo del Sindaco Demezzi, e si decide di “partire dalla coda”! Come detto prima, i saggi da sempre sostengono che è il miglior metodo per fallire.
C’è poi l’aspetto non trascurabile, anzi basilare, della informazione: NON può essere possibile ordire “incorporazioni” (termine orrendo, come ho avuto modo di dire durante il dibattito consiliare) senza che vi sia consenso INFORMATO della popolazione interessata. In questo senso ci sono state, ad oggi, moltissime e colpevoli mancanze: a Casale siamo venuti a conoscenza quasi casualmente, in una Capigruppo di poche settimane addietro, che addirittura da luglio si svolgevano riunioni fra i due sindaci, a volte con la presenza di funzionari regionali, mentre a Camagna l’assemblea pubblica è stata convocata solo pochi giorni addietro, a cose fatte e con delibera consiliare già approvata.
La stessa sindaca di Casale, in verità non proprio nota per l’affidabilità delle sue promesse, ha dichiarato in Consiglio che lavorerà per il massimo coinvolgimento. Peccato che poi i fatti vadano subito nella direzione contraria, dal momento che si sta lavorando nelle “segrete stanze” per abbassare il quorum necessario per la convalidazione del referendum. Ma questo vuol dire andare nella direzione OPPOSTA a quella della massima partecipazione e significa, de facto, che un piccolo numero di militanti ben istruiti potrebbe decidere sulla testa anche della cittadinanza di Camagna.
Ancora si leggono molte promesse circa l’istituzione del c.d. “Municipio” a Camagna. Il tutto, oggi, ha caratteri fumosi, ma vien da chiedersi come possano i cittadini di Camagna credere a tale promessa fatta da una sindaca che non ha ancora mantenuto la analoga promessa di re-istituire i Quartieri in Casale, che era stata uno dei suoi cavalli di battaglia nella campagna elettorale e che poi era finita, insieme a tante altre, nel dimenticatoio. E se anche così fosse, come potrebbero reagire le frazioni oggi esistenti, che si ritroverebbero di fatto con un trattamento di “serie B” rispetto alla nuova “incorporata”?!?!
Infine gli aspetti economici: da una parte i dati ci consegnano un Comune di Camagna con un bilancio sano e addirittura avanzo di amministrazione, dall’altra ci segnalano un Comune di Casale Monferrato certamente ancora solvibile (grazie al lavoro di risanamento svolto dall’Amministrazione Demezzi), ma che mostra importanti squilibri (-3,5 Milioni di € circa!) fra uscite/entrate correnti già al primo consuntivo completamente gestito dalla Amministrazione Palazzetti. Dove starebbe dunque la convenienza per i camagnesi? (o dovremmo forse già incominciare a chiamarli “gli incorporati”?), che in più si troveranno a dover pagare le tasse comunali con le aliquote e le tariffe casalesi, che abbiamo osservato proprio nel dibattito consiliare essere sensibilmente più elevate rispetto a quelle che oggi pagano?!? Senza contare i costi del referendum (stimabili in circa 100/140.000 €), che potrebbero aver senso se svolto una volta trovato l’accordo integrativo complessivo fra tutti i comuni, ma che suona sinceramente come spesa enorme per una singola occasione (e che per di più andrebbe ripetuta per ogni eventuale nuova “incorporazione”!).
Insomma, comunque la si voglia leggere, siamo di fronte all’ennesimo #disastropalazzetti. L’augurio che possiamo fare è che torni a prevalere un po’ di buon senso, si dia veramente corso ad un processo informativo e consultivo presso la popolazione e, soprattutto, si lasci ai cittadini la libertà almeno di scegliersi il Comune ove vivere! Come Forza Italia auspichiamo fortemente (e lavoreremo per questo) che riparta quel processo di integrazione concordata e progressiva che, partendo dai servizi e dalle esigenze concrete dei monferrini, possa portare davvero ad una municipalità più forte, efficiente, autorevole e rappresentativa di tutto il nostro territorio.

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