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Rsa alla canna del gas, la situazione è da bollettino di guerra

Alessandria (Piero Evaristo Giacobone) – Scusate se insisto ma mi chiamo Evaristo, e non serve essere profeti per capire cosa stia succedendo alla Sanità Piemontese, con particolare riferimento alle Rsa, le case di riposo che si approcciano a fallire in massa. Per esempio noi di Alessandria Oggi da sei anni segnaliamo la china pericolosa che aveva preso il Soggiorno Borsalino di Alessandria (nella foto in alto), storica Istituzione Pubblica di Beneficienza e il più importante presidio per anziani della città dotato di 180 posti letto, ristrutturato a più riprese con i fondi della Regione (cioè nostri) e di molti benefattori. Che la situazione fosse grave (oltre sei milioni di debiti, circa un terzo di posti letto vuoti, una compagine amministrativa che aveva escluso i migliori tecnici del settore dal suo consiglio di Amministrazione come l’architetto Dieni e la dottoressa Panelli) lo avevamo capito sia quando era intervenuta la Magistratura costringendo alle dimissioni un Presidente e un direttore, che quando la RSA non era riuscita a trasformarsi come voleva la legge in Azienda Pubblica. Voci di un crac imminenti erano giunte sia in redazione che nelle felpate stanze comunali (Comune responsabile in ultima istanza di fronte ai cittadini, ai lavoratori e ai creditori), soprattutto per la cassa costantemente in rosso e per oltre due milioni e mezzo di fatture scadute verso il fornitore dei servizi, la Cooperativa Sociale Punto Service di Vercelli che finora non era riuscita a farsi le sue ottime ragioni perché si era trovata con il cantiere commissariato dal Prefetto per una vecchia questione giudiziaria da cui era, come spesso capita, risultata completamente estranea. Ma per motivi che non riusciamo a capire il Commissariamento era continuato, da Firenze e con costi molto onerosi, a carico ovviamente della Cooperativa. Finalmente il Commissario ha deciso di avvalersi d’un legale locale di indubbia capacità che ha radicalmente cambiato fronte e strategia. Per essere ancora più chiari, non essendoci un euro in cassa, dovranno essere sequestrati altri beni, quali non sappiamo, e questo porterà al dissesto finale della Struttura, coinvolgendo dipendenti, ospiti e relative famiglie. Insomma un disastro annunciato. Non basta perché, come se fossimo spettatori di una commedia di Pirandello o di Kafka, è stata pubblicata la nuova gara di concessione a terzi per quarant’anni (praticamente una privatizzazione) contro cui sono insorti i sindacati autonomi (Cse) perché mancano tutte le garanzie per il mantenimento del posto di lavoro ai circa 100 dipendenti. Un disastro totale cui dovrà mettere mano il neo Sindaco Abonante.
La situazione non migliora nell’alessandrino, come dimostrano le crisi gravissime delle strutture di Castellazzo, Bosco Marengo, San Salvatore, Borgo San Martino, Cassine.
Se Alessandria piange, Casale e il casalese non ridono. Come succede a Occimiano, in una residenza di proprietà del Comune dove 49 posti letto si sono ridotti sensibilmente perché i familiari hanno portato altrove i loro congiunti. Anche alla “Ospitalità Cdr” di Piazza Battisti a Casale (nella foto a lato) si tira la cinghia in quanto la struttura non è stata inserita negli ultimi aiuti “Ter”.
Prossima alla chiusura la Comunità di Casale Popolo che è proprietà del Comune e costa 17.000 euro di affitto, e ospita 16 soggetti psichiatrici.
Ma a Torino in Regione sembrano vivere in una torre eburnea senza contatto con la realtà per cui Genesio & C: discettano amabilmente di una non meglio definita “Scelta Sociale”, ennesima quanto inutile iniziativa regionale che, sfruttando fondi europei, erogherà (chissà, può darsi, non si sa mai, staremo a vedere, vai avanti tu che a me vien da ridere, non capisco ma mi adeguo, io speriamo che me la cavo) 90 milioni di euro ad anziani, disabili, non autosufficienti che li potranno utilizzare per assistenza domiciliare o nelle residenze per anziani. Secondo gli ottimisti di Cirio l’iniziativa si tramuterà in 600 euro mensili che saranno erogati per due anni dal 2023, destinati a coloro che non accedevano a nessuna contribuzione pubblica (accreditati a Rsa non coperti da convenzione o famiglie con disabili gravi), ovviamente legate a Isee non superiori a 50.000 euro (o 65.000 in caso di disabile minorenne). Il presidente Alberto Cirio e l’assessore Maurizio Marrone parlano di misura destinata a rivoluzionare il mondo dell’assistenza socio-sanitaria piemontese. Intanto però non sono ancora state ritoccate le integrazioni per le convenzioni nelle Rsa “che sono ferme al 2010 – dice Michele Assandri presidente dell’associazione dei gestori delle case di riposo -. L’iniziativa regionale è positiva solo se intesa nell’aspettativa di questi aggiornamenti che attendiamo da anni”. Sono diverse le associazioni dei gestori che prevedono una guerra tra poveri, per cui sarebbe stato meglio elargire questi fondi alle Asl con vincoli di destinazione. Tutti gli enti chiedono un incontro a Cirio sulla crisi Rsa. Staremo a vedere.
Intanto i francesi continuano a bussare alla porta. Voila.
E io pago.

 

 

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