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UN REFERENDUM INUTILE E COSTOSO

Milano (Giusto Buroni) – Fino al giorno prima dello scandalo del (P)etrol(D)emocratici i media sembravano avviati a spiegare agli Italiani il contenuto del prossimo referendum che non tratta per nulla di trivelle (inopportuni i cartelli “No Triv”, essendo le estrazioni di gas e petrolio in questione già in corso) e non c’è in programma nessuna nuova concessione né vicina né lontana dalle coste, per cui è inutile la fissazione del limite temporale di concessioni già operanti. Per una volta gli Italiani avrebbero saputo perché sarebbero andati a votare o su che cosa si sarebbero astenuti. Invece la baraonda politica scatenata dai casi di “lobbysmo” sui ministri, distraendoci dalla sostanza del quesito referendario, ci riporta alla solita ignoranza e alla figuraccia internazionale. In verità il prossimo referendum del 17 aprile tratta solo di prelievi, in via di esaurimento, di gas e petrolio dal fondo dei mari italiani da parte di piattaforme “off-shore” di relativamente vecchia costruzione, anche se di eccellente efficienza e longevità, il che rende insensato il testo del quesito sottoposto agli elettori e perciò inutile la dispendiosa consultazione popolare (da 300 milioni?). Nonostante regni la più totale confusione, il referendum non riguarda neppure la possibilità che si creino terremoti, anche se la cosa è stata sollevata recentemente (scosse in Emilia) da alcuni fanatici blogger. La verità è che i terremoti finora osservati e definiti come tali nascono da spostamenti delle faglie a profondità (ipocentro) che vanno da 10 a 30 km; gli scavi per l’estrazione di petrolio e gas non possono per ora superare la profondità di 7 km (ma sono casi estremi e con sonde di cui esistono solo prototipi; di solito si lavora intorno ai 3-5 km). Le più recenti e innovative tecnologie di estrazione di “shale gas” e “shale oil” scavano alla profondità di 1-2 km e sbriciolano il soffitto e non il pavimento delle gallerie a quella profondità. I più recenti terremoti dell’Emilia sono stati attribuiti dagli stessi fanatici proprio a sondaggi segreti (?) per lo “shale gas”, ma l’ipocentro comunicato ufficialmente era intorno ai 10 km e nessuno ha dimostrato il contrario, per cui si trattava di un terremoto “naturale”, e per questo motivo “buono”, secondo l’etica degli ambientalisti. È vero che molte famiglie in Arizona (o Oklahoma, non ricordo) hanno spostato le proprie case (in America si usa così: si portano dietro la casa come le lumache, dato che le costruiscono senza fondamenta) dopo che nella zona degli scavi per lo “shale gas” sono stati avvertiti tremolii, che non possono essere definiti terremoti; là sono ancora più fanatici di noi, ma hanno anche tanto spazio per cambiare aria quando non si trovano più bene dove stanno. Comunque quando passa il tram sotto casa mia (in media uno ogni due minuti, anche di notte), e anche quando passano gli autotreni, mi tremano armadi e tavoli, nonostante la mia vecchia casa (di un solo piano) abbia fondamenta profonde 3 metri, ma non posso definire ciò un terremoto, anche se si spaccano le tegole del tetto e cadono pezzi di intonaco all’esterno. Quindi spero che si intervenga per aggiustare le case vecchie, ma senza tirare in ballo la scusa di terremoti. In conclusione, non mi risulta che le trivelle petrolifere italiane o straniere abbiano mai provocato terremoti. I “disastri ambientali” di cui si parla sono di solito versamenti di petrolio in mare, ed è per questo che si è stabilito di scavare a distanze superiori a 12 miglia dalle coste, e nel frattempo si sono messe a punto tecnologie meccaniche e perfino biologiche (batteri mangia-petrolio) che contribuiscono a ridurre i danni da eventuale versamento.

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