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Si fa presto a rovinare un capolavoro come la Chiesa di San Francesco ad Alessandria

di Andrea Guenna – Han deciso di metter mano alla chiesa del complesso conventuale di San Francesco di Via XXIV Maggio ad Alessandria già deturpato dagli interventi di inizio “Ottocento” quando qualcuno decideva di trasformarla in una camerata per soldati – dopo la temporanea soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone – quando il complesso fu destinato a caserma di cavalleria. Un capolavoro del “Duecento” ridotto a quello che è oggi, dove i nostri politici vorrebbero farci un museo.
Io penso che Alessandria non abbia tanto bisogno d’un museo quanto di salvaguardare i pochi tesori che ha, proprio come la chiesa di San Francesco. La prima cosa da fare, secondo chi scrive, è demolire il soppalco che taglia in due in senso verticale le splendide colonne alte otto metri, esempio straordinario d’una chiesa gotica francescana tra le poche esistenti al mondo (le basiliche dedicate al Patrono d’Italia sono in gran parte romaniche). Quindi salvare i pochi affreschi rimasti, che possono attribuirsi a due interventi successivi: la parete sinistra della cella campanaria reca l’immagine d’una Santa, la cui identificazione è discussa, e una Madonna in Trono col Bambino; la fascia superiore, che riporta un’iscrizione, è costituita dalla successione di motivi floreali con uno stemma centrale. Le figure sono chiaramente separate da una cornice rossa che, dalle ulteriori tracce rimaste, sembra ripetersi per tutta la parete. Ritorna quindi il gusto per la decorazione araldica del broletto e la divisione in bande di colore e cornici. Nonostante lo stato conservativo e i pochi reperti, si può affermare, anche per quanto riguarda la cella campanaria – forse ispirata alla tradizione d’oltralpe – che la chiesa sia antecedente al convento francescano di Cassine che mostra pitture meno raffinate. Nel 1833, come sappiamo, il complesso duecentesco fu trasformato da Carlo Alberto in ospedale militare e mantenne tale destinazione fino al 1989. Nel 1999 in occasione della mostra “Le Stanze di Artù”, ha ospitato gli affreschi staccati dalla magione templare della Cascina “Torre” di Frugarolo.
Ora ci sono circa otto milioni di euro disponibili per il recupero della struttura, con la chiesa che è un raro esempio di basilica gotico-francescana (San Francesco si chiamava Francesco perché figlio d’una catara Francese). Recuperiamola quindi, e magari diamola in comodato ai templari (quelli veri, quelli del Sovrano Militare Ordine del Tempio, eredi dell’Ordo de Cristo, unica discendenza riconosciuta) che hanno fondato la città di Alessandria nel 1168 intitolandola al Papa (vedere nella foto a sinistra i baussant templari a Palatium Vetus) dove potranno organizzare i loro capitoli, conservarla e celebrarvi la messa in latino secondo il rito Tridentino. L’organo deve essere adatto all’ambiente, a canne, tre tastiere e pedaliera. Tutto ciò per recuperare, non solo la struttura, ma anche la tradizione. Anni fa l’Ordine del Tempio aveva fatto richiesta informale della chiesa per il suo recupero, ma le risposte sono state evasive e fumose. Siamo ancora in tempo. E non dimentichiamoci che San Francesco, prima di diventare un eremita, era un templare che ha combattuto in Egitto e in Palestina. Se la storia ha un senso cerchiamo di ricordarla. Historia docet.
Cliccate e ascoltate la marcia templare di Bossi:

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