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Il “Programma Vincente” di Palenzona per la poltrona di presidente: domani le elezioni in Crt

Torino – È di ben quattordici pagine il programma operativo per i prossimi quattro anni (2023 – 2027) che il “Camionista di Pozzolo Formigaro” Fabrizio Palenzona ha presentato in Crt in previsione dell’assemblea di domani 18 aprile che dovrà decidere chi, tra lui e Quaglia, sarà al vertice della Fondazione. Per il manager alessandrino le carte sono ottime: Presidente della Provincia di Alessandria, dal 1995 al 2004, Presidente di Impregilo nel 2012, Presidente di Gemina dal 28 aprile 2010, Presidente di Assoaeroporti dal 6 maggio 2009, Presidente di Associazione italiana società concessionarie autostrade e trafori da ottobre 2003, dal 2029 presidente di Prelios. Inoltre Palenzona è stato insignito nel 1988  dell’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Cossiga; nel 1993 dell’onorificenza di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Scalfaro e nel 2004 dell’onorificenza di Cavaliere del Lavoro dal Presidente Ciampi.
Il suo programma di indirizzo per Fondazione Crt consiste sostanzialmente in otto punti:

  1. pianificazione e flessibilità per rendere i modelli organizzativi ed operativi più dinamici e “contemporanei”;
  2. andare oltre il trasferimento di risorse: capire il cambiamento, anticipare le risposte, riannodare i fili delle società;
  3. maggior prudenza e conoscenza a proposito delle fusioni o alleanze strategiche;
  4. intese di sistema: per pensare “alto” e fare insieme ciò che nessuno da solo può fare;
  5. donare alle Fondazioni bancarie: pensare al trust;
  6. cultura come motore per costruire una nuova cittadinanza attiva futura;
  7. interventi operativi: condivisione, coinvolgimento e trasparenza;
  8. Torino e una nuova Cultura dei Territori

Idee chiare e velocità d’intervento
Palenzona vuole arrivare a una pianificazione flessibile per  rendere i modelli organizzativi e operativi più dinamici e “contemporanei”, superando il concetto del mero trasferimento di risorse per cui è necessario capire il cambiamento, anticipare le risposte, riannodare i fili delle società. Non basta perché il manager alessandrino pone l’attenzione anche sulle fusioni o alleanze strategiche per le quali occorre prudenza anche per sapere chi fa cosa. Determinanti sono le intese di sistema per pensare “alto” e fare insieme ciò che nessuno da solo può fare e l’aiuto alle banche italiane anche in risposta ai desiderata della Cee. In quest’ottica occorre aiutare le Fondazioni bancarie e pensare al trust nell’interesse di uno o più beneficiari per uno specifico scopo. Ciò anche per favorire investimenti produttivi sul territorio per creare nuova ricchezza e posti di lavoro. Qualcuno ha visto in questa decisione la volontà di favorire con forza il decollo della nuova logistica alessandrina.

La cultura come bussola
Palenzona non dimentica la cultura come motore per costruire una nuova cittadinanza attiva futura soprattutto in riferimento a una nuova Cultura dei Territori, in particolare il Nord Ovest e il Piemonte, Piemonte in cui l’occupazione è in costante erosione, in particolare nei settori a maggior tasso di valore aggiunto, mentre sono in crescita occupazionale – in controtendenza – i servizi che incorporano nuovi stili di vita.
Per Palenzona l’impatto della transizione digitale, della transizione ecologica e della riorganizzazione dell’economia, le conseguenze sociali di tali trasformazioni e i possibili processi di accompagnamento, volendo anticipare il futuro, saranno la prossima traiettoria su cui incentrare competenze e orientare le attività della Fondazione, non solo per evitare l’accrescere delle disparità sociali e territoriali, ma per favorirne il riequilibrio.

Solidarietà nel cambiamento
Palenzona è convinto che per arginare le povertà e generare nuovo benessere collettivo c’è la necessità prioritaria di ricostruzione (e insieme di ripensamento) dei principi di coesione sociale, del rispetto dell’altro, di tolleranza, di inclusione, dell’uso consapevole e responsabile delle sofisticate tecnologie informatiche, soprattutto per le giovani generazioni. Questo obiettivo dev’essere, per il manager alessandrino, una linea d’azione prioritaria e trasversale che corra lungo tutti i settori e lungo tutti i territori in cui opera la Fondazione Crt, coinvolgendo tutti i soggetti interessati: sia istituzionali che privati. Non basta perché bisogna andare oltre il mero trasferimento di risorse in quanto bisogna capire il cambiamento, anticipare le risposte, riannodare i fili delle società. e ciò è possibile proprio grazie alla natura operativa stessa della Fondazione che rende possibile questa azione con un raggio amplissimo di attività, e risorse adeguate per poter incidere positivamente nel lungo periodo sui comportamenti, individuali e collettivi, anche a difesa dell’ambiente e delle istituzioni.

Lotta alla povertà e recupero della tradizione
Per Palenzona bisogna individuare obiettivi comuni, primo fra tutti la lotta alla povertà, e unire le forze per progetti di largo respiro e di forte impatto. Occorrono intese di sistema per pensare “alto” e fare insieme ciò che nessuno da solo può fare. Tutte le Fondazioni bancarie, con azioni di sussidiarietà, contribuiscono lodevolmente a supportare gli enti territoriali anche nelle necessità contingenti, ma la vera forza della collaborazione tra Fondazioni bancarie ed enti locali per Palenzona s’è espressa al meglio quando si è “volato alto”, cioè quando, congiuntamente, si sono individuati programmi di grande impatto sociale e culturale le cui positive ricadute sono oggi sotto gli occhi di tutti.

Recupero della tradizione
Il progetto che oltre vent’anni fa ha portato al recupero e alla valorizzazione delle Residenze Sabaude resta un esempio ammirevole di capacità delle istituzioni pubbliche e private di superare diversità e ostacoli in presenza di un obiettivo comune. L’accordo di programma che vide protagonisti le Fondazioni con la Regione Piemonte e il Ministero dei Beni culturali, consentì una perfetta intesa istituzionale facendo convergere le risorse dei soggetti partecipanti per realizzare un piano di interventi che nessuno dei soggetti interessati, singolarmente, sarebbe riuscito a porre in essere. Per il manager alessandrino serve un progetto pluriennale, inter-istituzionale, condiviso, che promuova un’operazione di recupero dei beni culturali posti al servizio del territorio per ritrovare spinta creativa e spirito innovativo, e riprendere una collaborazione che consentirebbe di porsi con fiducia sempre nuovi obiettivi.

 

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