Press "Enter" to skip to content

È UN SUICIDIO OSTACOLARE IL COMMERCIO, PRINCIPALE ECONOMIA ALESSANDRINA

Il commercio è la principale attività economica della città di Alessandria. Città che, dal dopoguerra (1945), ha avuto una vera e propria sostituzione della popolazione originaria da parte di immigrati. Prima dal Veneto, poi dal Sud Italia e oggi persino dalla Cina oltre che dal Nord Africa. Solo il 15% dell’attuale popolazione ha origini alessandrine. Il resto proviene dai paesi che abbiamo elencato. Dal punto di vista sociale è quindi più simile alla periferia di una grande città che all’Alessandria del primo Novecento, caratterizzata da industrie di ogni genere che andavano dalla seta all’argento, al tessile, ai cappellifici, alle fonderie, alla meccanica di precisione, ai calzaturifici. Pure importantissima la revisione e la manutenzione dei vagoni e delle locomotive. Una siffatta rivoluzione economica a scapito della nostra industrializzazione ebbe gravi conseguenze dal punto di vista sociale. Alessandria ha perso industriali, liberi professionisti come ingegneri, geometri, tecnici specializzati, operai di grandi capacità emigrati man mano che veniva meno il lavoro locale di settore. È amaro il dirlo, ma la nostra economia è ormai del tutto simile a quella delle città meridionali e ne subiamo le conseguenze, a nostro parere negative, date dall’aver perso il ruolo di avanguardia economico e sociale svolto tra la fine dell’800 ed i primi anni del 900. Non dimentichiamo come Alessandria ebbe una delle prime centrali termoelettriche per alimentare la domanda industriale nonchè un’efficientissima struttura di trasporti pubblici interni su rotaia sia in direzione di Lu Monferrato che di Spinetta e della Fraschetta. La mancanza di “radici”, propria degli immigrati, e la polverizzazione dell’economia data dal commercio, stanno mostrando i limiti propri e comuni a queste strutture economiche. Principale limite è dato dall’eccessivo individualismo, tipico del piccolo commerciante che identifica i confini del mondo con quello delle proprie vetrine, incapace di una politica collettiva e, peggio ancora, dell’analisi economica che sempre la deve precedere. I commercianti alessandrini non si sono nemmeno resi conto della caratteristica propria della nostra città. Alessandria, unica in Italia, ha una struttura a “città satellite” con un nucleo centrale storico circondato da una quindicina di sobborghi. Un tale tipo di città ha come conseguenza una grande mobilità interna. Non a caso Alessandria ha il più alto consumo pro capite di benzina in Italia. E non poteva e non può essere diversamente a meno di suicidarsi economicamente. Ciò che non si capisce e non trova giustificazione alcuna è che i commercianti alessandrini e le loro associazioni non abbiano capito ciò che la grande distribuzione conosce da tempo ed utilizza a proprio vantaggio. La prima cosa che si chiede per installare un supermercato è il posteggio gratuito, tale da soddisfare tutti i clienti della sua area di attrazione. Ad Alessandria, per motivi che sfuggono alla nostra conoscenza, anziché favorire il traffico interno, che per le città satellite è come il sangue che scorre nelle nostre vene, è stato all’opposto combattuto con ogni mezzo e l’automobile vista come vacca da mungere o come strumento salda debiti per far quadrare i bilanci di municipalizzate gestite nel peggior modo possibile. Ci sono poi state campagne di tipo terroristico con l’appoggio dei giornali locali, da sempre asserviti al potere politico, qualsiasi esso sia, contro le cosiddette “polveri sottili”, brutalmente utilizzate come inconfessabili giochetti a servizio della speculazione edilizia. Ma la cosa peggiore, che più ha fatto e sta facendo danno al commercio alessandrino, strozzandone l’attrazione dei tradizionali negozi del centro storico e delle strutture di tempo libero, è l’altissimo ed ingiustificato costo dei posteggi, pari, e spesse volte maggiore, di quelli delle grandi città. Non si capisce poi perché si sia vietato il parcheggio nelle piazze davanti alle chiese, che sono di proprietà pubblica e non ecclesiale, riducendo ulteriormente le aree a posteggio gratuito. Chi da questa politica suicida ha tratto i maggiori giovamenti sono stati i supermercati ed i centri commerciali, come l’outlet di Serravalle, insegna che nel tempo si è sempre più trasformato in luogo di tempo libero con bar e ristoranti. Per attirare i giovani con pochi soldi si è arrivati al punto di non rendere obbligatoria la consumazione nei bar! Ci rendiamo perfettamente conto che fare questi discorsi in Alessandria, è del tutto inutile. Incultura, ignoranza, false informazioni, scarsa conoscenza scientifica ed economica sono da troppo tempo dominanti nelle nostre classi di potere. La conseguenza è una sola: un lento strozzamento della nostra economia.

More from Dentro la notiziaMore posts in Dentro la notizia »

Be First to Comment

    Lascia un commento