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30 Aprile 1944: Alessandria sotto le bombe

di Renzo Penna – È il primo massiccio bombardamento che si abbatte sulla città, di domenica, poco dopo mezzogiorno, trovando la popolazione sorpresa, impreparata e senza difese. Con intervalli e ondate successive l’attacco ha termine dopo le 14. Era una giornata di piena primavera con il cielo terso e privo di nuvole. Sarà, con 239 vittime, anche l’attacco più sanguinoso subito dalla città nell’ultimo terribile anno di guerra. Le numerose e imponenti squadriglie di bombardieri americani, quadrimotori, B-17 e B24, scaricarono tonnellate di bombe scortati da aerei caccia che scendendo in picchiata a quaranta metri d’altezza mitragliano strade e piazze affollate di gente. Le zone più colpite riguardano il quartiere Cristo e la Pista, rioni popolari abitati, in prevalenza, da ferrovieri, operai e impiegati. Gli stabilimenti della Mino e della Borsalino subirono importanti danni. Ma furono gravemente lesionati anche diversi edifici pubblici e chiese del centro: il Duomo, la chiesa di S. Alessandro, il palazzo Trotti Bentivoglio, la Biblioteca storica del Risorgimento (50.000 volumi), la Quadreria Trotti, la Casa Michel agli Orti, il Palazzo dei Commercianti e la sede della Croce Rossa.
L’ampiezza dell’attacco portato alla città non aveva, con tutta evidenza, solo il compito di distruggere la stazione e lo scalo ferroviario – il secondo per importanza dopo quello di Bologna – ma di terrorizzare la popolazione civile. Quel primo bombardamento a tappeto mise in evidenza, al di là dell’abnegazione dei volontari e dei Vigili del Fuoco, la disorganizzazione e la carenza di mezzi con cui le autorità cittadine fronteggiarono quegli eventi drammatici. Nella notte di lunedì primo maggio la città, a poco più di 24 ore dal primo attacco fu nuovamente bombardata dagli inglesi con ordigni incendiari sganciati su tutto l’abitato. Colpito da una bomba incendiaria crollò in rovine il settecentesco Teatro Municipale e presero fuoco innumerevoli case e la Borsalino. In quello stesso giorno chi si era salvato, ed era nella condizione di poterlo fare, abbandonò Alessandria diventando uno sfollato.
Le bombe colpirono, principalmente, il territorio prospiciente la ferrovia e lo Smistamento delle merci nella direzione di Casalbagliano, le zone della cascina Boida, la Boidina, la Parigina, Via Vecchia dei Bagliani e sconvolsero l’intera area; mentre la parte centrale del rione Cristo fu coinvolta meno di altre. Furono sinistrate parecchie case di abitazione e lesionata la sede della SOMS in Corso Acqui. Nelle Casermette, a sud del quartiere, si contarono diverse vittime tra i militari. Numerose le bombe che caddero nel fondone di Taverna, la zona che divide l’attuale corso Carlo Marx da via Maria Bensi. A seguito dei bombardamenti del 30 aprile e del 2 maggio ’44 lo stabilimento Mino G.B. e figli, situato in Via Buonarroti, nella parte mediana del Rione, fu gravemente sinistrato e divenne completamente inattivo.
Dopo il Cristo e la grande fascia dello Smistamento ferroviario che si estendeva lungo via Vecchia dei Bagliani sin verso il sobborgo di Casalbagliano le bombe cominciarono a cadere sulla Pista che il Fascismo aveva ribattezzato “Borgo Littorio”. La stazione, obiettivo dei bombardieri, distava meno di quattrocento metri dalle villette di viale Medaglie d’Oro, di via Stephenson e dai palazzi attorno, nei quali erano stati allestiti i rifugi che avrebbero dovuto assicurare protezione dalle bombe. In piazza Garibaldi (Savona il nome ufficiale) la presenza dei ‘baracconi’ testimoniava delle manifestazioni collaterali alla annuale Fiera di San Giorgio. Le bombe da 1000 libre caddero dappertutto, ma, soprattutto, sventrarono i palazzi di via Galilei, via Napoli, via Buozzi, Corso XX Settembre, Piazza Mentana, via della Maranzana e fecero decine e decine di morti intrappolando le persone nei rifugi. Il 30 aprile venne colpito anche lo stabilimento della Borsalino che andò parzialmente a fuoco nella notte fra l’1 e il 2 maggio.

 

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