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Misteri novesi: era davvero Donato Bilancia l’assassino dei due metronotte della Barbellotta? (3 – continua)

di Andrea Guenna (3 – continua) – Le incongruenze nelle indagini non sono finite. Fernando Antonio Costante, collega di lavoro di Randò e Gualillo all’Istituto di Vigilanza “Novi Ligure”, quella notte era di turno in centrale. Ha riferito ai giudici che lo hanno interrogato che Gualillo alle 2.01 aveva chiamato in centrale e aveva detto che anche a Villa Minerva, all’interno della quale si sarebbe verificato il fatto in esame, tutto era regolare. Ma come faceva ad essere tutto regolare se un minuto dopo, esattamente alle 2.02, sarebbe stato raggiunto dal primo colpo. Tant’è che Costante, in centrale, aveva pensato a uno scherzo. Poco dopo (ma come mai la radio era rimasta collegata con Villa Minerva?), aveva sentito una voce diversa da quella, marcatamente femminile (Lorena essendo un trans non ha una “voce marcatamente femminile). Non è finita perché dal foglio degli orari di servizio il teste aveva rilevato che i due colleghi erano transitati almeno cinque volte davanti al cancello di villa Minerva, l’ultima fra le ore 00:36 e le ore 01:33, precisando che l’ultimo controllo dell’obiettivo “Alfa 1”, cioè la stessa Villa Minerva, era avvenuto alle 2.01, e non alle 2.05 come risultava dopo un’evidente correzione manuale.
Ma che, stammo a scherza’ o cosa? Il teste ha ammesso che il rapporto di servizio dopo il fatto di sangue era stato corretto cambiando l’ora!
Ma c’è dell’altro. Costante ha detto anche di essere al corrente del fatto che alcuni operai si fossero lamentati del difettoso funzionamento del macchinario elettrico che lo azionava, e della fatica che facevano per aprirlo a spinta. E allora come avrebbe fatto Bilancia ad aprirlo con facilità? Perché lo stesso Bilancia non ha informato gli inquirenti che il cancello era difettoso? Semplice, perché Bilancia non è mai entrato in quel parco e non era lì quando è stato commesso il delitto, non da lui, ma da chi poteva entrare e uscire a suo piacimento. E presto vedremo come e perché.
Il maresciallo dei Carabinieri Giuseppe Oceani, in netto contrasto con la versione del Bilancia che parlava delle due Panda di servizio affiancate e messe – muso contro muso – di traverso per ostruire l’uscita, ha invece riferito di aver eseguito i rilievi tecnici di cui al fascicolo fotografico e, nel viale alberato di circa 200 metri di lunghezza, era stata trovata la prima delle due Panda di servizio all’inizio ma la seconda alla fine del viale, dopo gli ultimi alberi e poco prima della scalinata di accesso alla villa: in quello stesso spiazzo erano riversi al suolo i cadaveri di Gualillo e Randò. Il primo era in posizione prona con la faccia affondata nel terreno, con ancora in mano il microfono della radio di servizio, mentre l’altro era posizionato dietro la parte posteriore della Panda, sempre riverso a terra con la faccia in giù, con la pistola d’ordinanza ancora infilata nella cintola.
Non è finita poiché a proposito del malfunzionamento del cancello di Villa Minerva, il maresciallo dei Carabinieri Antonio Putorti ha detto di aver assunto informazioni in proposito da tutte le persone che avevano la disponibilità del relativo telecomando o della chiave e che pertanto accedevano alla villa con maggiore o minore frequenza, e di aver anche sequestrato gli uni e le altre.
Ma Bilancia non aveva né il telecomando né la chiave, e non poteva sapere che il cancello era difettoso perché prima non aveva mai fatto tappa a Novi.

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