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Misteri novesi: era davvero Donato Bilancia l’assassino dei due metronotte della Barbellotta? (5 – fine)

di Andrea Guenna (5 – fine) – Donato Bilancia è morto di Covid la mattina del 18 Dicembre 2020 mentre stava scontando 13 ergastoli nel carcere Due Palazzi di Padova, per aver ucciso 17 persone (compresi – secondo i giudici – i due metronotte di Novi morti la notte del 24 marzo 1998 in frazione Barbellotta) tra l’ottobre del 1997 e il marzo del 1998. Secondo la ricostruzione degli inquirenti s’era appartato nel viale di Villa Minerva alla periferia est di Novi insieme al transessuale “Lorena” (all’anagrafe John Zambrano alias Juli Castro), che intuì le sue intenzioni assassine e riusci a fuggire mentre furono uccisi due metronotte, Massimiliano Gualillo e Candido Randò, ai quali Bilancia sparò ferendoli mortalmente, andando poi alla ricerca di Lorena e colpendola all’addome, ma senza ucciderla come credeva. Quindi, con un colpo di grazia alla testa, finì i due metronotte. Massimiliano Gualillo aveva 31 anni ed abitava a Ovada. Era originario della provincia di Catanzaro e lavorava da pochi giorni per l’“istituto di vigilanza Novi Ligure” insieme all’altra vittima, il 43 enne Candido Randò, originario di Pizzo Calabro ma residente a Castellazzo Bormida con la moglie e due figli. Donato Bilancia fu arrestato il 6 maggio 1998, appena uscito da casa sua in via Leonardo Montaldo a Marassi. Dopo pochi giorni, rende confessione spontanea di tutti gli omicidi. In carcere s’è sempre comportato da detenuto modello. Quello che non ci convince è proprio la sua piena confessione del duplice delitto di Novi. Troppe le incongruenze e le contraddizioni palesi dei testi.

  1. Il cancello difettoso. Bilancia dichiara al Gip: “Questo cancello era chiuso, e presentava un dispositivo di quelli con l’apertura col telecomando. Però, vista la scatoletta dall’esperto ladro, si capiva che il congegno era disattivato, e allora ho aperto il cancello con le mani e l’ho lasciato aperto”. Sul cancello ci sono le dichiarazioni (tutte concordanti) di alcuni muratori e il maresciallo dei Carabinieri Antonio Putorti che li aveva interrogati ha riferito di aver assunto informazioni in proposito da tutte le persone che avevano la disponibilità del relativo telecomando o della chiave e che pertanto accedevano alla villa con maggiore o minore frequenza, e di aver anche sequestrato gli uni e le altre. Aveva anche proceduto a una prova di apertura del cancello, in esito alla quale era emerso che di fatto quest’ultimo, anche quando era apparentemente chiuso, si apriva manualmente con una leggera spinta, tanto da non aver bisogno né del telecomando né della chiave. È del tutto evidente che Bilancia quando dice che il congegno era disattivato non sa che invece era rotto, e uno come lui avrebbe dovuto accorgersene.
  2. Le due auto di servizio. Bilancia dichiara che i due metronotte avevano piazzato le due auto di servizio al centro del viale una contro l’altra di traverso per chiudere il passaggio. Dice Bilancia: “Erano due macchine dei guardiani, che una l’hanno messa qui e l’altra l’han lasciata qui, voglio dire al centro per impedirmi di andarmene”. Il maresciallo dei Carabinieri Ciro Mitola, invece, intervenuto sul posto a seguito della segnalazione dei colleghi di lavoro delle due guardie giurate uccise, ha riferito di essersi imbattuto, lungo il viale alberato di accesso a Villa Minerva, prima nell’Alfa 75 di uno dei due metronotte che avevano dato l’allarme, e subito dopo nella Fiat Panda bianca numero 10 appartenente all’Istituto di Vigilanza “Novi Ligure”. Un altro Carabiniere, Il maresciallo Giuseppe Oceani, ha invece riferito: “Ho eseguito i rilievi tecnici di cui al fascicolo fotografico in atti. Il duplice omicidio è avvenuto dinanzi ad una villa posta al civico 1 di via Serravalle, il cui accesso è costituito da un cancello al momento aperto. Subito dopo c’è un viale alberato di circa 200 metri di lunghezza, lungo il quale era stata rinvenuta la prima delle due Panda di servizio. La seconda si trovava, invece, alla fine del viale, dopo gli ultimi alberi e poco prima della scalinata di accesso alla villa”. È del tutto evidente che in questa istruttoria regni la confusione per cui le dichiarazioni sarebbero in gran parte nulle.
  3. Bilancia non era mai stato a Novi. A un certo punto dell’interrogatorio Bilancia dice: “Io la zona nemmeno la conoscevo, così come quella di Albenga e Pietra Ligure: chi c’è mai stato”?
    Ma allora come la mettiamo? Si tratta di un lapsus freudiano, cioè d’un una sorta di errore involontario causato da un conflitto psichico presente nell’individuo che si sta inventando qualcosa mentre si contraddice quando dice la verità?
    La verità è che Bilancia in effetti a Novi non c’era mai stato. E allora perché, con tutte le opportunità di fare sesso tra Genova e Savona o Sanremo, è venuto a Novi Ligure a cercare un trans per la strada? Non quadra.
  4. Orari ballerini. Fernando Antonio Costante, collega di lavoro di Randò e Gualillo all’Istituto di Vigilanza “Novi Ligure”, quella notte era di turno in centrale. Dopo le solite chiamate di routine da parte dei due, il teste aveva annotato alle 2.01 la chiamata con cui Gualillo aveva detto che anche a Villa Minerva, all’interno della quale si sarebbe verificato il fatto in esame, tutto era regolare. Un minuto dopo, esattamente alle 2.02, aveva però sentito in radio una voce soffocata che diceva “aiutatemi!”, come di chi facesse fatica a parlare; sulle prime aveva pensato a uno scherzo, ma dopo circa cinque/sei minuti aveva sentito una voce diversa da quella, marcatamente femminile a differenza della prima, che pure diceva: “Aiutatemi, sto male”. Due cose non quadrano: alle 2:01 era tutto regolare e all’improvviso, alcuni secondi dopo è scoppiato il finimondo. Impossibile uscire allo scoperto parlare con Randò e poi sparare quattro colpi; la voce di Lorena non può essere marcatamente femminile ma tipica dei trans, a meno che la stessa Lorena non si fosse fatta operare alle corde vocali per una spesa proibitiva per le sue tasche. Anche qui non ci siamo.
  5. Un verbale corretto a mano. Dal foglio degli orari di servizio in centrale avevano rilevato che i due colleghi erano transitati almeno cinque volte davanti al cancello di villa Minerva, l’ultima fra le ore 0.36 e le ore 1.33. Al riguardo Costante ha precisato che l’ultimo controllo era avvenuto alle 2.01, e non alle 2.05 come risulta a seguito di un’evidente correzione manuale. Correzione manuale di un verbale di polizia? Non esiste.
  6. La guardia e l'”assassino” hanno parlato con tranquillità. Lorena ha fornito un’importante precisazione sullo stato d’animo del suo aggressore che all’arrivo dei due metronotte, non appena sceso dalla Mercedes per rispondere alle loro richieste, aveva parlato con loro in termini di assoluta normalità, senza manifestare alcun segno di concitazione o di alterazione: anzi, aveva avuto a freddezza di dire ai due: “Quella è una pazza”, indicando appunto il teste che continuava a gridare dall’interno della Mercedes dicendo loro di stare attenti. Più in generale, in nessuna fase dell’episodio Zambrano aveva notato una perdita di lucidità nelle parole e nei gesti del suo aggressore. Il particolare è importante perché dimostra che non era Bilancia ma forse uno del posto che conosceva i metronotte che a loro volta conoscevano lui.

Durante i 22 anni di galera, Bilancia ha conseguito un diploma in ragioneria e una laurea in progettazione e gestione del turismo culturale. Almeno due i docufilm sul serial killer genovese: Città criminali (2006) andato in onda su La7 e Discovery Channel, di Maurizio Iannelli e Matilde D’Errico, e quello condotto da Marco Marra, Stelle Nere (2016), Rai Play. Oltre alla fiction di Michele Soavi Ultima pallottola (2005) su Canale 5.
Ma cosa può aver spinto Bilancia a confessare il delitto della Barbellotta se, come pensa qualcuno, non è stato lui a commetterlo? La risposta è semplice: aveva già 12 ergastoli e uno più o uno meno non cambiava niente, ma per prendersi la colpa e confessare un delitto commesso da altri, in cambio ha voluto dei soldi. Tanti soldi. Se fosse così molte cose andrebbero a posto. Qualcuno dice che aveva una figlia naturale avuta da una genovese. Se è vero quei soldi Bilancia li potrebbe avere lasciati a lei. Ma se Bilancia ha “confessato a pagamento” anche Lorena ha “accusato a pagamento” lo stesso Bilancia incassando la sua parte.
Ma sono solo ipotesi, niente di più.

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