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LO SPORT DOVREBBE INSEGNARE LO SPIRITO DI GRUPPO MA CIÒ NON ACCADE AL CASALE CALCIO

Abito a Casale Monferrato, nel settembre del 2015 ho iscritto mio figlio a calcio, annata 2008, società FBC Casale. Non vedo ancora in lui il senso di competizione, lo vedo correre allegro agli allenamenti a volte anche saltellando. Nei primi tempi alle partite organizzate il fine settimana mi è stato detto che sarebbero stati chiamati solo i bambini già iscritti l’anno prima. Da subito non ho colto il senso. Nelle scuole, nel libro non scritto del buon senso, si lavora per accorciare il gap, per creare il gruppo, per rendere tutti in grado di raggiungere gli obbiettivi con i propri limiti e capacità. Nel mese di gennaio la società ha dichiarato che sarebbe partita con il chiamare i bambini, 16 in totale circa, a rotazione per le partite. Ad oggi mio figlio, come altri arrivati dopo, è stato chiamato da settembre 2015 una sola volta. Persino in serie A le squadre giocano con la panchina … è bello gioire con gli amici per un goal, arrabbiarsi perché la partita non va come dovrebbe andare, è bello essere un gruppo. Lo sport prima di tutto dovrebbe insegnare questo ma ad alcuni, come al mio, non è concesso. Il FBC Casale non chiama neanche l’eventuale panchina, lascia direttamente a casa sempre gli stessi. Trovo ipocrita un allenatore che commenta  “vedervi correre, vedervi esultare per un goal, ma soprattutto vedervi sorridere è quello che conta”. Dovrebbe vedere come sorridono i bambini che incontrando gli altri ti chiedono perché loro non vanno mai e tu da mamma devi trovare le parole. Prima di iscriverlo ho chiesto se fosse possibile pagare in 4 rate l’ iscrizione, avendo avuto risposta positiva ho provveduto ad iscriverlo. A marzo è stato richiesto il saldo … In questo caso siamo tutti figli dello stesso Dio e i messaggi di avviso si sprecano. Non è questo il senso dello sport che voglio impari mio figlio, non è questa la società in grado di trasmetterlo. La competizione non dovrebbe superare gli ideali dichiarati dallo sport che in questo caso si dimostra un pessimo esempio di metafora per la vita soprattutto nei confronti di bambini di 7 anni.

Nadia Demichelis
Casale Monferrato

 

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