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MENTRE SAITTA TENTENNA, MOLTE CITTÀ DELLA NOSTRA PROVINCIA SONO IN RIVOLTA PER DIFENDERE IL LORO OSPEDALE

Alessandria (Andrea Guenna) – Mi risulta difficile capire la latitanza dell’assessore alla Sanità della Regione Piemonte Antonio Saitta che abbiamo cercato invano. Mentre lui è sempre irreperibile, o perché è in riunione, o perché è in giunta, o perché è in missione, nella provincia di Alessandria si continua a protestare ed a manifestare per salvare il salvabile. L’ultima volta che l’abbiamo cercato, circa due mesi fa, siamo rimasti al telefono l’intero pomeriggio. Naturalmente non era raggiungibile perché impegnato, allora ho chiesto alla diligente centralinista di passarmi qualcuno dell’ufficio di Saitta che impegnato non fosse e lei subito mi ha dirottato ad un non meglio precisato addetto stampa che fa Mora di cognome. Il gentile funzionario non sapeva cosa dire, e l’unica cosa che ha saputo inventare è stata di chiedermi la e-mail per mandarmi, non si sa quando, un rapporto sulla Sanità piemontese. Io gli ho spiegato che avevo solo bisogno di scambiare quattro parole con chi mi potesse aggiornare sulle novità in essere per gli ospedali di Acqui Terme, Tortona e Casale. Mora non aveva la risposta e mi ha rimandato al centralino dove un’altra centralinista, diversa dalla precedente, mi ha spiegato che “al momento sono tutti impegnati”. Mentre loro a Torino sono sempre impegnati noi nell’alessandrino si scende in piazza. L’hanno fatto a Casale per difendere l’Ospedale Santo Spirito, l’hanno fatto a Tortona per evitare il declassamento del nosocomio, l’hanno fatto ad Acqui per tenersi la cardiologia. Per tutta risposta la Regione ha concesso ai termali un pronto soccorso attivo 24 ore su 24, la cardiologia (come struttura semplice) e quattro posti letto monitorati ma gli acquesi non ci stanno e definiscono questa decisione come una sorta di contentino. “La nostra class action andrà avanti” ha dichiarato ai giornali il portavoce del comitato “Amici del Cuore di Acqui” che ha anche deciso un’azione legale collettiva nei confronti della Regione per opporsi alla sforbiciata al reparto di Cardiologia dell’ospedale e agli altri ridimensionamenti previsti. L’accordo prevede per l’ospedale di Acqui Terme il Pronto Soccorso h24, la Struttura Semplice di Cardiologia come articolazione organizzativa della struttura Complessa di medicina generale nell’ambito del dipartimento strutturale medico, con 4 posti letto monitorati e collocati pressi la Struttura Semplice di Anestesia e Terapia Intensiva; una Struttura Semplice di Cardiologia Territoriale con l’assegnazione di tre medici cardiologi a supporto dell’attività domiciliare; inoltre nell’accordo sono articolate nel particolare le modalità di accesso alle varie branche specialistiche (Day Surgery, Ginecologia, Nefrologia e Dialisi, Neurologia, Oculistica, Oncologia, Pediatria, Urologia).
Maretta anche a Casale dove il “Presidio Sanità”, un comitato spontaneo promosso da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, denuncia il fatto che, con deliberazione regionale nr. 819 del 09.12.2015, sia stato approvato il piano di riduzione dei reparti di Diabetologia, Malattie Infettive, Nefrologia, Dialisi, Odontostomatologia, Urologia, Trasfusionale, Anatomia Patologica, Laboratorio Analisi.
Anche i tortonesi sono sulle barricate per difendere il loro ospedale: dopo molti incontri a Torino non è stato ancora sciolto il nodo del polo cardiologico inteso come reparto. La direzione regionale aveva stabilito che a Tortona rimanessero solo tre reparti contro i nove di Novi Ligure. E quindi anche Cardiologia chiuderà.
A Ovada, invece, si stanno concludendo i lavori di riammodernamento del reparto di Chirurgia al secondo piano dell’ospedale dove tornerà ad essere effettuata tutta una serie di interventi minori come ernie, cisti, lipomi.
Insomma, eccetto Novi e Alessandria, le grandi città della nostra provincia sono in rivolta, mentre si viene a sapere che la Commissione Regionale Sanità sarebbe corsa ai ripari iniziando finalmente a lavorare sul progetto del nuovo ospedale unico del Sud del Piemonte e della Provincia di Alessandria, che non è quello di realizzare una struttura al posto di un’altra, ma completamente nuova nell’ottica di razionalizzare il servizio.
Siamo tornati alle parole oppure stavolta ci sono anche i fatti? Staremo a vedere.

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