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Alessandria Calcio: in Via Rana stanno arrivando i primi pellegrini in preghiera; sindaco Abonante, perché non farci un bel Santuario dello Sport?

Signor Sindaco, sono Cichinisio. Non “uno che non si firma” come pensa il solito maligno, ma uno che scrive usando uno pseudonimo come Fortebraccio, Ghino di Tacco o Geronimo, tutti quanti, come me, all’orecchio del loro direttore. Ma oggi non vorrei parlare di pseudonimi o firme fasulle (perché abbiamo visto pure quelle e un giorno ne parleremo) bensì di toponomastica cittadina perché forse lei, Signor Sindaco, non sa che ad Alessandria c’è una via, sconosciuta ai più, che si snoda in Zona D5 tra la discarica Aral e il Centro Sportivo Michelin, denominata Via Rana. Ed è arrivato il momento che questa via si trasformi – come Piazza Tienanmen a Pechino o Piazza della Bastiglia a Parigi – in un luogo di pellegrinaggio e meditazione per turisti italiani e stranieri, almeno per quelli devoti ai valori della Libertà di Stampa o, più modestamente, del Diritto di Cronaca. Lì, da qualche giorno, si aggira(no), negli orari degli allenamenti dei Grigi, noti addetti all’informazione sportiva mandrogna. Da quando cioè certi giornalisti sono stati sfrattati dal rettangolo di gioco adiacente del Centro Michelin da parte di quei cattivoni dei dirigenti dell’Alessandria Calcio. Questi sventurati pennivendoli sono ora condannati a seguire i lavori di preparazione dei nostri campioncini spiandone le sedute di allenamento dalla pubblica via, in Via Rana appunto. Verrebbe da chiedersi: ma chi erano quei “dirigenti” (si fa per dire) dei Grigi, sprovveduti al punto da consentire a certi giornalisti di presidiare le sedute di allenamento di calciatori professionisti, addirittura sul terreno di gioco? Conosciamo i nomi e le motivazioni ma, per carità di patria, no comment. A questo punto, Signor Sindaco, la invito a cogliere una ghiotta opportunità: perché non realizzare in questa nostra sfigata città un nuovo polo di interesse turistico – culturale. In fondo basta ripulire quel tratto di strada dai detriti abbandonati, risistemare la pavimentazione stradale e rifare i marciapiedi. Magari, in attesa dell’arrivo dei primi pellegrini, si potrebbe installare una targa di marmo grigio con scolpiti i nomi di quei giornalisti che per primi hanno utilizzato quel posto in nome d’un afflato ideale. Sarebbe inoltre opportuno che la strada, ormai inevitabilmente destinata ad assurgere, da qui a poco, a fama planetaria, fosse dotata di panchine per poter assistere comodamente agli allenamenti dei Grigi, di un’adeguata piantumazione di alberi d’alto fusto per ombreggiare la zona e, ciliegina sulla torta, uno spazio attrezzato per scampagnate, con tanto di WC chimico un po’ defilato e mimetizzato (in zona non ci sono locali pubblici dotati di servizi). Capisco che questa proposta possa sembrarle bizzarra ma, se l’iniziativa decollasse, pensi a quanti turisti, soprattutto provenienti da Paesi in cui la libertà di stampa è un miraggio, farebbero tappa nella nostra Via Rana ormai diventato un tempio del libero pensiero. Chiudo rivolgendomi a quei giornalisti, ora costretti a passeggiare in quella strada, zampettando fra rifiuti di ogni tipo al nobile scopo di informare i lettori, che “chi è causa del suo mal pianga se stesso”. Se poi costoro riuscissero, come peraltro succede, oltre che piangersi addosso e accusare ingiustamente Cichinisio, a farmi sbellicare dalle risa come in questo caso, è pure meglio. Sindaco Abonante un consiglio: se portasse un progettino di massima per dare il via a queste migliorie già nella prossima Giunta sappia che diventerebbe – davanti al mondo – un pilastro della Libertà di Stampa e del Diritto di Cronaca, come già sono quegli eroici giornalisti con la redazione distaccata in Via Rana. E poi, cosa saranno mai quattro panchine, un marciapiede e un WC chimico mimetizzato di fronte a tanta gloria imperitura per una così nobile causa?

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